Il PONTE, periodico del Medio Friuli (Ud) dicembre 2023

Il PONTE, periodico del Medio Friuli (Ud) dicembre 2023

Il PONTE, periodico del Medio Friuli (Ud) dicembre 2023

Il Ponte è un mensile del Medio Friuli. Ecco gli articoli che ho scritto per il mese di dicembre 23. Su Codroipo, Camino al Tagliamento, Rivignano Teor, Fiaba

FIABA

Opera di Daniela Prezioso

L’OROLOGIO CHE LEGGEVA I PENSIERI

Dipinto della pittrice  Daniela Preziosi – Innsbruck

La fiaba “L’orologio che leggeva i pensieri” fa parte delle 25 audio-fiabe di Natale.  Si possono ascoltare su  https://www.pierinagallina.it/fiabe-sonore-natale/

I primi di dicembre, Mattia, 10 anni, scrisse una lettera a Babbo Natale per chiedere in regalo un violino nuovo.

La lettera arrivò, ma finì nelle mani dello gnometto Balocco, simpatico, ma pasticcione. Alle prese con troppi regali, era solito fare confusione.

Tra l’altro – ma è un segreto – ci vedeva poco, ma non voleva saperne di mettere gli occhiali.

Così, Babbo Natale portò il violino chiesto da Mattia a casa di un altro bambino e, a Mattia, lasciò uno strano orologio da polso.

Il giorno di Natale, aprendo i regali, rimase di stucco nel vedere il violino nuovo dei suoi genitori.

“Ma… ma come? Se ho, già, il violino, cosa mai mi avrà portato Babbo Natale? si chiedeva, perplesso, Mattia.

Con la curiosità a mille, aprì il pacchetto luccicante e, dentro, trovò un orologio.

“Veramente, gli avevo chiesto un violino, ma mi va bene anche questo.   Strano, però: sembra che cambi colore a seconda della luce” pensava, un pochino perplesso.

Il pomeriggio dopo, Mattia andò al parco, dove incontrò due suoi compagni di classe. «Secchione, secchione» continuavano a dirgli, come sempre.

Erano due bulli e lo prendevano in giro, ogni santo giorno.

A loro davano fastidio i bei voti che meritava, l’educazione che aveva con tutti, e, in particolare, la bravura nel suonare il violino.

Svelto svelto, Mattia cambiò strada, ma i due lo seguivano: «Cosa hai chiesto a Babbo Natale, secchione?»

«Un violino».

«Un violino? Puah, roba da femminucce» ripetevano, inseguendolo con fare minaccioso.

Mattia aveva, già, messo in moto le esili gambe – voleva tornare a casa al più presto – quando si sentì chiamare dalla signora del negozio di strumenti musicali. Educatamente si fermò.

«Mattia, devo chiederti un favore. Potresti suonare uno dei miei violini? Così, questi signori potranno scegliere quello più adatto a loro figlio» si sentì chiedere.

Mattia disse sì e, subito, iniziò a suonare.

Davanti al negozio si formò una piccola folla, ammirata.

Mattia si accorse che c’erano anche loro e, appena finito di suonare, scappò veramente a casa, guardando indietro, per paura di essere seguito.

Sapeva quanto fossero cattivi quei due!

Vedendolo pallido e trafelato, la mamma gli chiese: «Ti hanno chiamato ancora secchione, vero, e femminuccia

«Si, mamma. Mi fanno troppa paura e non so perché se la prendano con me».

«Beh, che tu ci creda o no, io ti dico che quei due pagherebbero oro per avere le qualità che hai tu».

In quell’istante l’orologio al polso di Mattia si colorò di azzurro intenso e, al posto dei numeri e delle lancette, si leggeva chiaramente: «Tua mamma ha ragione».

L’orologio di Babbo Natale leggeva i pensieri?

Mattia ebbe un’idea.

Tornò al parco, dove sapeva che c’erano sempre i due bulletti.

Girato l’angolo, li vide, ma questa volta, non cambiò strada.

Incominciarono con la solita solfa del secchione, del buono a nulla, della femminuccia. Subito, il quadrante dell’orologio divenne color verde invidia e Mattia lesse: «Ma come accidenti riesce a far uscire quei suoni fantastici da quel pezzo di legno? Perché a scuola è il più bravo di tutti?»

«Allora, secchione, come va?» gli dissero, mani sui fianchi e sguardo torvo, convinti di fargli paura.

Mattia, invece, scoppiò in una fragorosa risata e rispose: «Ci vediamo ragazzi, statemi bene!»

Anziché correre, e pure fischiettando, riprese la sua strada, camminando lentamente. Come, mai, aveva fatto.

Per tutta la notte non riuscì a dormire. Pensava all’orologio, ai pensieri degli altri, alla magia di Babbo Natale.

Certo, gli aveva fatto piacere scoprire cosa pensassero i bulli di lui, ma si sentiva un po’ in colpa.

Ora che non aveva più paura, decise di restituire l’orologio a Babbo Natale.

«Così come io non vorrei che qualcuno leggesse i miei pensieri, non è giusto che io legga quelli degli altri. Ma è il più bel regalo di Natale che io abbia mai ricevuto. D’ora in poi, non mi farò più prendere in giro. Grazie, Babbo Natale!» gli scrisse su un biglietto Giallo-Gioia.

CODROIPO (Ud)

COMPLEANNO SECOLARE PER BRUNO INFANTI

Bruno Infanti, centenario

Bruno Infanti, centenario

È stato il “volontario attivo più anziano d’Italia”. Per l’intera vita ha aiutato tutti ed è sempre stato a  disposizione della sua Codroipo.  Fin che ha potuto, è stato presente, ogni mattina, all’incrocio del Bar Moroso, come nonno-vigile, ligio eppur severo, all’occorrenza.

Paletta, sorriso e caramelle per bambini e mamme, con la divisa gialla e l’innata ironia, è stato orgoglioso membro del gruppo volontari “Solidal&voluzione O.D.V.” meglio noto come ex Auser codroipese, capitanato da Claudio Pezone.

Lui, Bruno, a 15 anni già costruiva case per la Ditta Martina, di Codroipo. E lo ha fatto per 40 anni. Per questa fedeltà, si è meritato la medaglia d’oro della Camera di Commercio di Udine.

Oltre al lavoro e alla famiglia – nel 1951 aveva sposato Giovanna Scagnetto, da cui ha avuto i figli Paolo, Luisa e Tiziana – Bruno si è costantemente dedicato al prossimo.

Attivissimo Donatore di Sangue, volontario nella Protezione Civile e nella squadra antincendio in teatro e in varie manifestazioni, vigilante dei bambini sugli attraversamenti delle strade, in prima fila accanto agli alpini del gruppo di Codroipo – presieduto da Giorgio della Longa – ha prestato aiuto nelle zone terremotate e alluvionate d’Italia, dal Friuli al Piemonte.

Come spalla l’amico alpino, codroipese, Luciano Fabris, oggi novantatreenne, e tanti altri, della sua stessa, generosa, indole.

In perfetto stile alpino, mai è mancato alle adunate annuali nei vari luoghi d’Italia. Anche alla più recente, nel 2023, a Udine, sia pur come spettatore, Bruno era presente, con il cappello piumato e la consapevolezza di chi, la guerra, l’ha vissuta davvero.

Per lungo tempo, ha cantato con la Corale Liturgica “Jubilate” di Codroipo, diretta dal maestro Pierino Donada.

Ha degnamente festeggiato il secolare traguardo con i familiari, i quattro nipoti e la pronipotina, i tanti amici, tra cui quelli della Corale, degli alpini, della Solidal&voluzione O.D.V, del sindaco Guido Nardini e di Mons. Ivan Bettuzzi. Si è commosso, Bruno. Per la bellezza dell’amicizia, per i ricordi di una vita intensamente vissuta, per l’affetto sincero di cui è circondato. Non scaccia le lacrime e ammette “Per me il volontariato è la vera ricchezza!”

CAMINO al Tagliamento – SAN VIDOTTO (Ud)

GUIDO LEONARDUZZI e i suoi 95 anni

Gino Leonarduzzi

Il 19 novembre, Guido Leonarduzzi ha compiuto 95 anni, orgogliosamente fiero di tutto ciò che ha realizzato nella sua lunga vita. Da emigrante, ha lavorato in miniera in Belgio, nelle cave di pietra in Germania, nella fabbrica di mattoni in Francia. Rientrato, è stato dipendente della Ceramica Scala e della Zanussi Grandi Impianti per 25 anni, dove, fino alla pensione, ha lavorato sui montacarichi, dopo aver superato il relativo esame a Trieste. Membro attivo della Coldiretti, Guido si è sempre distinto nel generoso volontariato, che ancora continua a favore di tante persone, che si rivolgono a lui per una parola o un aiuto. Tra l’altro è stato promotore della creazione dell’AFDS caminese.

Autonomo – gli è stata appena rinnovata la patente – e ben inserito nella vita sociale, Guido mostra le due rape giganti, che ha raccolto nel suo orto. Come ogni anno, le ha trasformate in ottima brovada, molto apprezzata da parenti e amici.

CAMINO – PIEVE DI ROSA
I SEGRETI DELLA MILLENARIA PIEVE DI ROSA IN UN LIBRO

Vieri Dai Rossi, autore

“Rosa di acque, di fede, di popolo” è il titolo del libro, fresco di stampa, realizzato grazie al sostegno della Filologica Friulana, della Banca 360 e del Comune di San Vito al Tagliamento.

L’autore è Vieri Dei Rossi, appassionato ricercatore friulano, che aggiorna la storia del Tagliamento, di Pieve di Rosa e di Rosa, sulla base dei recenti ritrovamenti e delle scoperte inedite tratte dagli archivi parrocchiali.

Nell’antica Pieve, l’introduzione è stata curata da Serena Gani, assessore alla cultura di Camino al Tagliamento, dal parroco don Maurizio Zenarola, e dal presidente del Comitato di Rosa, Giuseppe Giacomuzzo.

La pregiata cornice musicale è stata offerta da Claudio Gasparoni, viola da gamba, e Lorenzo Marzona, organo, con l’esecuzione di brani dal 1500 al 1700.

Dalla presentazione di Dei Rossi, Rosa è parso il paesino più tribolato a causa del Tagliamento, che, innumerevoli volte, ha spostato l’alveo. E, di conseguenza, i paesi di Pieve di Rosa e Rosa. Distruggendo anche un numero imprecisato di chiese.
Nel 1186, la Pieve di Rosa era, già, definita nuova.
La chiesa attuale – documenti alla mano – risulta costruita nel 1500 e non nel 1400, come sempre ritenuto.
Infatti, in un documento del 1560, il testimone Vito da Biauzzo, dichiara di aver costruito con le sue mani la Pieve.

Dopo che, nel 1508, il Tagliamento aveva distrutto le due chiese, di Pieve e di Rosa.

Nel 1643 il fiume si era spostato di nuovo. Così pure nell’alluvione del 1743.
Un ulteriore alluvione – nel 1851- distruggeva l’abitato di Rosa.

Nel volume sono nominati gli artisti locali che, in queste chiese, hanno lasciato molte opere, tra cui la statua di San Valentino e la fonte battesimale a Camino, la mensa d’altare, del 1525, a Rosa.   Lo scultore del 400, Pilacorte, appare tra i nomi più importanti.

Altresì riporta la cronologia dei curati e dei pievani di Pieve e di Rosa, le oreficerie – alcune realizzate come ex voto – aneddoti su come gli affreschi venivano trasportati, tramite barca, da una sponda all’altra.

Per la realizzazione del volume, si sono rivelati fondamentali il memoriale Julianis del 1712 e i registri parrocchiali, contenenti nomi, cognomi, date di nascita e di morte degli abitanti, molte mappe del 600-700 di Giacomo Spinelli oltre a immagini del Tagliamento, fiume che si guadava, dava vita e speranza.

Immagini e parole dell’autore sono state amplificate dalle note dell’organo e della viola da gamba, strumento antico, padre del violoncello. Grazie alla maestosità e al virtuosismo di strumenti maestri di emozioni, modulate su ogni sfumatura umana.

CAMINO Al Tagliamento

OSTERIE E BAR NEI LIBRI DI FLORAMO E CIAMPI

Angeko Floramo e Paolo Ciampi

Ferrin, serata cultural-divertente con due autori che hanno scritto di osterie e di bar: Angelo Floramo e Paolo Ciampi.
Incantevoli i loro scambi di battute, con la stessa geografia emotiva sui luoghi e sui personaggi.
Con la stessa convinzione che osterie e bar siano, ancora oggi, punti di osservazione privilegiati dei cambiamenti della società.
Con il libro “Vino e libertà”, Floramo, friulano, capace narratore, ha fotografato dettagli vivaci sulle osterie e sugli osti nostrani, i quasi scomparsi re del “taj”, capaci di mettere il “noi” intorno a un tavolo.
Nel libro “La terapia del bar”, Ciampi, fiorentino, ha descritto l’oste toscano, sgarbato, spigoloso, con la religiosità della bestemmia, ma che si rivela essere il migliore.
Entrambi gli autori rivelano forti assonanze, pur con culture diverse, ma con molti punti in comune. Entrambi immersi in una sorta di sociologia delle osterie e dei bar. Dove si accenna alla persona strana, oggetto di scherno, ma accolta. A quella che usciva per ultima e guardava i calzini delle persone sotto ai tavoli.
“Dove sono finite queste persone?” ha chiesto Floramo, con un velo di nostalgia.
“L’attrazione di certi bar era la musica dei Juke box, con le canzoni del Festivalbar e di Sanremo. Era la colonna sonora di un pezzo importante della vita di molti” ha continuato Ciampi.
Con gli innumerevoli aneddoti, e vicende personali, hanno saputo creare una inedita, quanto rara, atmosfera conviviale.
“Se al posto dei politici ci fossero gli osti delle osterie non ci sarebbero le guerre” è stata l’applaudita conclusione dei due scrittori, in visibile sintonia, dialettica e narrativa.
La serata è stata promossa dall’associazione “Toscani in Friuli”, presieduta da Angelo Rossi, con il patrocinio della Regione Toscana, in collaborazione con il Club UNESCO di Udine.

CAMINO al T – Bugnins

DA FERRIN DUE MOSTRE  DI ACQUERELLI fino a gennaio 24

Da sx Ermanno dentesano e Pietro Toso

Il 5 novembre sono state inaugurate due mostre di pittura ad acquerello di altrettanti artisti friulani: Pietro Toso ed Ermanno Dentesano.

Toso, nato a Codroipo (Ud) e residente a Camino, già pilota dell’aeronautica, è stato allievo del maestro acquerellista Luigi Onofrio.

“Sono soddisfatto del livello che ho raggiunto e dei paesaggi urbani che ritraggo. Al più presto mi cimenterò nei paesaggi del territorio dove vivo, quello caminese” ha dichiarato Toso.

Corrado Liani ha presentato Dentesano, nato a Fauglis (Ud), vive a Enemonzo, autodidatta ed esperto di toponomastica.

Siccome entrambi gli artisti sono stati componenti dell’esercito, Liani li ha definiti autori di “acquerelli con le stellette”.

Molto apprezzato il momento conviviale: protagonista il minestrone di orzo e fagioli, piatto tipico friulano.

La mostra è visitabile fino a gennaio 2024, con ingresso libero.

CODROIPO

MOSTRA FOTOGRAFICA del Circolo Fotografico Codroipese

Circolo fotografico codroipese

14 ottobre 23  Inaugurata la mostra “Terra, Tavola, Tentazioni”

Curata dal Circolo Fotografico Codroipese, l’inedita mostra, fin dal taglio del nastro, ha collezionato consensi e plauso.

21 fotografi, membri del Circolo, si sono lasciati ispirare da uno dei temi centrali della Fiera di San Simone, la “Gastronomia”, realizzando 3 foto pannelli ciascuno. Ben 63 in totale.

Arricchiti da commento poetico hanno abbellito, insieme ad altre immagini e alla Mostra de “Il Ponte”, l’ex sede dell’ Emporio Codroipese, in pieno centro storico.

Visitabile fino al 5 novembre, la mostra si è classificata fiore all’occhiello del Circolo, presieduto da Claudio Odorico.

Egli ha sottolineato l’importanza del tema sul cibo, che, spesso, diamo per scontato, essendo abituati ad avere tutto, in ogni stagione.

La mostra ha voluto essere un tributo a Madre Natura per ciò che ci fornisce, con generosità.

Il vicesindaco, Giacomo Trevisan, ha rimarcato la valenza dell’attività del Circolo, complimentandosi per essere arrivati dove il Comune non può.

CODROIPO

La prevenzione va di MODA.

Sfilata “La prevenzione va di moda” Andos

Per Ottobre Rosa e la Fiera di San Simone, a Codroipo (Ud), ANDOS Comitato di Codroipo , Comune e Agenzia Modart, hanno dato vita a una sfilata di moda molto apprezzata dal folto pubblico.

Autentica unione d’arte: moda, musica con i cantanti Ester Pagnutti, Francesca Breda, Davide Rebustini, e scuola di danza Danceart.

Unione di creatività, amore per il proprio lavoro, passione: insieme, per la prevenzione.

Il ricavato sarà devoluto all’ospedale di Latisana, per acquistare la sonda che permette, in sede operatoria, di individuare il linfonodo sentinella.

12 aziende, di Codroipo, Cividale, Udine, salone Isabella per le acconciature, Alessia Belakur, fotografa ritrattista, Nora Fabbro, truccatrice, Toni Service, Silvia Giacomini, presentatrice, e tante modelle e modelli, hanno saputo offrire una serata di successo, per organizzazione e significato.

Il focus, come hanno detto il sindaco Guido Nardini, e la presidente Andos, comitato di Codroipo, Patrizia Venuti, è, sempre, la prevenzione. L’unica possibilità per contrastare il cancro al seno.

CODROIPO

DUEMILA ANNI DI STORIA NEL LIBRO DI MARCHETTA

Gianmaria Marchetta

Il pubblico delle grandi occasioni è accorso alla presentazione del libro di Franco Marchetta, 1952-2014, ristampato da Gaspari editore.

La sala della biblioteca ha ospitato l’evento, promosso dal Caffè Letterario codroipese, presieduto da Luisa Venuti, e coordinato da Elvio Scruzzi e Umberto Alberini.

Il libro “Storia piccolissima di Codroipo”, pubblicato nel 2006, fa luce su un raro spaccato storico della città.   Esaurito, è stato ristampato a cura del Comune, Lions Club, presieduto da Giovanni Moretti e dal Rotary, presieduto da Susanna Salvador.

I settanta minuti di lettura narrata – arricchita dalle immagini d’epoca dell’archivio Ugo Michelotto e dalle note di Giorgio Cozzutti al pianoforte – hanno, profondamente, emozionato.

Prima le parole di Silvia Polo, assessore alla cultura, Gottardo Mitri, insegnante di lingua friulana, poi quelle di Gianmaria Marchetti, figlio di Franco, hanno aperto le porte di un libro-documento.

Minuziosa, infatti, la ricerca di Marchetta per poter scrivere i 22 capitoli dell’ evoluzione storica di Codroipo, dai romani agli anni 80. Ogni capitolo è aperto da una frase di grandi autori friulani.
Si tratta della prima, vera, coerente traccia di duemila anni di storia, che riporta dignità a Codroipo, luogo dell’anima dell’autore.
Uno spaccato storico narrato, con garbata competenza, da Gianmaria Marchetta, Silvia Polo, Paolo Patui, Luisa Venuti, Mattia Lanteri, Giacomo Trevisan, Flavia Valoppi.
Parte del ricavato della vendita del libro – 14 euro – viene devoluto all’ Associazione “Il Mosaico” di Codroipo.

CODROIPO

44° PREMIO SAN SIMON:  Gianluca Franco vince la sezione Traduzione. Nessun vincitore nella sezione Raccolta di racconti.

Presentata, con garbo e in lingua friulana, dal segretario Giulio Pagotto, la cerimonia di premiazione si è svolta – per la prima volta – in piazza, sotto al campanile e alla luna con principio di eclissi.

Presenti, oltre al folto pubblico, al sindaco Guido Nardini e il Vice Sindaco Giacomo Trevisan, la famiglia dello scrittore Sergio Maldini, giunta da Roma per l’occasione e rappresentata dal figlio Alessio.

Il benvenuto e la critica letteraria al racconto di Maldini, oggetto della traduzione,  – Il Friuli perduto, del 1965 – è stata affidata a Martina Del Piccolo, che l’ha definito “dalla scrittura danzante, che ha la forza della verità. Elegante, poetica e acuta, raffinata e moderna, pur parlando del passato. Parla del Friuli, terra scelta da Maldini e, soprattutto, “terra di occasioni romanzesche e di follia pervasa di tenerezza”.
La lettura del racconto, in italiano e nella traduzione, è stata curata da Fabiano Fantini.

Hanno portato il loro saluto il presidente del Consiglio Regionale, Mauro Bordin, i rappresentanti dell’Arlef, Eros Cisilino, del Friuli nel mondo, Dario Zampa,  dell’Ist. Ladin Furlan Pre Chece Placerean, Geremia Gomboso.  Dalle loro parole è emersa l’urgenza che il friulano torni a essere lingua di comunicazione, ricca dell’armonia che le appartiene e che fa la differenza.
Grazie alla collaborazione con il SUNS Europe  –  Festival europeo delle arti performative in lingue minorizzate –  il chitarrista friulano Devid Strussiat  ha presentato alcune sue canzoni, quali “Il savè dal fen” e “Come fucs in una fiesta”.
Al momento della premiazione, fumata nera per la sezione raccolta di racconti.

Come dichiarato dal presidente di giuria Carlo Tolazzi, nessun vincitore tra i tre partecipanti, che, come richiesto dal bando, avevano inviato le 120mila battute, in lingua friulana corretta, ma non sono risultati meritevoli del premio.

Undici i partecipanti alla sezione traduzione del brano di Maldini. Il presidente di giuria, Gottardo Mitri, ha letto il verbale e designato il vincitore, Gianluca Franco, componente dell’ARLEF ed esperto nell’uso della lingua friulana nella produzione artistica, musicale e multimediale.

Non ha avuto paura di osare in un lavoro di traduzione, che va dentro alla storia fino a interpretare lo stile dell’autore” è la sintesi della motivazione del premio.

CODROIPO   

CELSO E GIANFRANCO A SANTIAGO DE COMPOSTELA IN BICICLETTA

Anche a 70 anni i sogni si avverano

Celso Tubaro, sx, e GianfrancoRanzato

Avevano un sogno e lo hanno realizzato.  Il fatto di avere settant’anni non li ha, certo, fermati.

Con legittimo orgoglio, i codroipesi Celso Tubaro e Gianfranco Ranzato hanno sbandierato l’aquila friulana davanti alla basilica di Santiago De Compostela. Grati e felici di essere riusciti a portare a termine il loro progetto: percorrere, in bicicletta, il cammino “francese”, che parte dalla frontiera franco/spagnola in Navarra, fino a Santiago e, poi, a Finisterre.  Oltre 800 km in totale in nove giorni.

Dopo aver percorso oltre 1500 km in auto, l’11 settembre hanno dato olio ai pedali, siglando il via a quella che si sarebbe rivelata una vera e propria avventura.  Pioggia e nebbia costanti li hanno accompagnati per l’intero tragitto: dalla salita di Roncisvalle a Santiago. Eppure senza conseguenze per la salute!

Come se non bastasse, il secondo giorno si sono trovati immersi in un mare di fango melmoso e appiccicoso, fin sopra alle caviglie. Ruote bloccate e nessuna soluzione in vista, se non la pazienza. Solo i ritrovi serali nelle camerate, variamente abitate, riuscivano a rimetterli in sesto. Ogni sera, riaccendevano i progetti per l’indomani, e, ogni giorno, la caparbia voglia di andare avanti, senza se e senza ma.

Tra i tanti, un esempio: la tanto temuta salita del “O Cebreiro” e l’impegnativa discesa di 20 chilometri, con temperatura polare. Le difficoltà, comunque, mai hanno scalfito la volontà di proseguire il viaggio-pellegrinaggio. Arrivati alla Cruz de Hierro – croce di ferro –  a 1515 metri sul livello del mare, luogo intriso di leggende e di alta spiritualità, hanno posato il sasso, tenuto in tasca per l’intero viaggio. Anzi, due: uno proveniente da Bibione, l’altro dal Monte Tinisa.

Per Celso e Gianfranco l’impatto emotivo è stato notevole. Non solo per le chiese e le cattedrali visitate lungo il percorso o le città come Burgos, Leon e Santiago o l’oceano di Finisterre, ma per le forti sensazioni provate.

Per i due ciclisti, il cammino di Santiago è esperienza da vivere a fondo, lentamente, pedalata dopo pedalata. È fatica e sudore, è conoscere nuove persone, è contattare la natura e comprendere che la ricompensa non è il traguardo bensì il percorso in sé. Una sorta di felicità costruita e sperimentata, ormai tatuata sui loro cuori.

RIVIGNANO- TEOR

Presentato il LIBRO DI SIMONE MASOTTI E “I FURLANS DAL FRIUL”

Da sx: Dino Persello, Paolo Nadin, Simone Masotti, Mario Anzil, Vanessa Vell

Nell’ambito della Festa dei Santi, in sala consiliare, Simone Masotti ha presentato il suo libro “In bicicletta sono libero. In viaggio con il Parkinson”.

Incontrarlo, un piacere grande. Ascoltarlo, un prezioso insegnamento.

Simone, 48 anni, di Pradamano (Ud), malato di Parkinson da 18, porta, a tutti, il suo messaggio e la sua esperienza, con seria ironia.

“Accettare, mai arrendersi, non lamentarsi per cose di poco conto” è il suo motto.

“Avere questa malattia richiede passi che solo la persona deve fare. È un l viaggio dentro al viaggio. Chi ha il Parkinson non è un guerriero, perché si sente inadeguato, perché non riesce a seguire gli standard degli altri.

Io sono riuscito a realizzare sogni che senza Mister Pk non avrei nemmeno immaginato”.

A dirlo è lui, padre, marito, architetto, che trova nell’andare in bicicletta giovamento e lotta contro il volere di Mister PK o Parkinson.

Con Simone, l’amico di cuore e bicicletta – lo ha seguito, sempre, anche in America – Paolo Nadin, l’attore e scrittore Dino Persello – Il Trio nus vuardi – e il giornalista Max Mauro, co-autore del libro.

I tre amici hanno saputo creare un empatico circuito emotivo, amplificato dalla fisarmonica di Pasqualino Petris.

Il sindaco, Vanessa Vello,  ha sottolineato la validità di testimonianze come quella di Simone, affinché siano di aiuto e sprone per tutti.

Anche Mario Anzil, vicegovernatore della regione Friuli Venezia Giulia, ha ribadito l’importanza degli insegnamenti di Simone, indispensabili per affrontare le cose della vita.

Con “I furlans dal Friul”, l’attore Dino Persello ha concluso la serata, presentando uno spaccato della personalità del popolo friulano, con pregi, difetti, e l’orgoglio di appartenenza.

L’emozione e i calorosi applausi del folto pubblico hanno avvalorato il grande significato, umano e sociale, della serata.

CODROIPO

LE BRICIOLE  DI MARIA

È regina del suo elegante negozio, Maria Burlon.
Da quarantotto anni, nello stesso luogo in cui suo padre, commerciante di confetti e dolciumi, aveva il magazzino. E, lei, bambina, lo aiutava a inserire le mandorle nei grandi vasi di vetro. A una a una, in modo perfetto.
Appena fuori dal centro storico di Codroipo (Ud), confeziona, e vende, bomboniere e oggetti da regalo.
Il buon gusto la adorna, come il sorriso accogliente e la naturale gentilezza.
Consiglia, aiuta nella scelta, con competente pazienza.
Ogni mattina, oltre a scrivere nomi e date sui bigliettini e fare fiocchi con nastrini di raso, Maria fa altro.
Si prepara all’appuntamento quotidiano delle undici.
O, meglio, prepara il rinfresco da offrire ai suoi amici: pane sbriciolato. Di diverse tipologie, dall’integrale a quello al latte. Ne fa una collina di briciole, ben mescolate e raccolte su foglio di carta bianca.
Ogni tanto le assaggia, accomodandole tra pollice e indice. Poi, annuisce. Soddisfatta.
I suoi amici sono esigenti e, sempre, più numerosi.
Bevono l’acqua solo dalla scodella di terracotta, mangiano le briciole – sparse sull’erba – secondo un ordine gerarchico, di cui, solo loro, conoscono le regole.

Al minimo rumore scappano. Lei, infatti, li sbircia da dentro alla finestra.

Vorrebbe fotografarli, ma, loro, non glielo permettono.

Se c’è vento o il tempo è in fase di cambiamento, non si fanno vedere.
L’appuntamento di Maria è con i suoi amici uccelli.
Che arrivano, puntuali, nel cortile di casa sua, dietro al negozio di bomboniere.
Passerotti, gazze ladre, merli, colombi, si contendono briciole e acqua.

Apprezzano, e ringraziano, con voletti circolari e concerto di cinguettii.
Da un mese è arrivato anche un pettirosso.
È spaesato, perché si aspettava il freddo e non l’estate di ottobre.
Maria teme per lui. Così piccolo ha attraversato l’oceano per tornare a Codroipo!
A Maria dà gioia guardare i piccoli uccelli mentre imparano a volare.
La madre fa loro vedere come si fa.
Accenna a un battito d’ali e si ferma.
Si gira. Li sprona a fare altrettanto.
Una, due, tre e più volte affinché possano farcela, da soli!
Maria ne è affascinata.
Quando racconta, il suo viso si fa luce.
Come se, il solo pensarci, rinnovasse il miracolo.

«Come si fa a non voler bene alla natura e a questi uccelli?» domanda.

«Credo che, sulla terra, dovrebbero rimanere soltanto gli animali. Loro non farebbero ciò che stanno facendo molti umani, oggi!» riflette, quasi sottovoce.

Intanto, le sue pupille inseguono visuali in volo mentre le parole sfumano in un’intima preghiera.

 

 

 

 

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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