Il PONTE, periodico del MEDIO FRIULI – Luglio 2019
mons. Luciano Nobile, Arciprete della Cattedrale e Vicario Foraneo di Udine, sabato 22 giugno 19, ha
visto tagliare il nastro del campanile a vela, la cui sommità si raggiunge
tramite una scaletta in ferro, e delle campane elettriche della chiesa di San
Tommaso a Glaunicco, risalente al 1400.
Un evento che sta a cuore alla piccola comunità che con l’Associazione
Tipicamente di Glaunicco ha provveduto con le proprie risorse unite a quelle di
tanti estimatori e volontari alla raccolta fondi e a mettere in sicurezza il
campanile pericolante che, per tre anni, è rimasto orfano delle campane in bronzo,
datate 1934.
Anche l’artista del rame Emilio Sabatini, caminese, ha donato un’opera alla
chiesa per contribuire a raccogliere la somma necessaria. Ha realizzato un
busto di San Tommaso apostolo, patrono di Glaunicco, che ora fa bella figura
sull’altare della Madonna. Conclusi i lavori di ristrutturazione, tutta la
popolazione è stata invitata all’inaugurazione seguita da un rinfresco, per
sottolineare come la volontà e l’amore per il proprio paese possano compiere
grandi cose. Stefano Chiminello, ora sacrestano, seguendo le orme dei genitori
Gilma e Luigi, e ancor prima di Eligio Governo, rimpiange l’attività di
“Scampanotadôr” ma i dettami delle Belle Arti non prevedono più le campane
tradizionali, da far suonare tramite corda.
Da fine giugno, i 122 abitanti di Glaunicco possono scandire il tempo
giornaliero e della fede con le “loro” campane. Perché ogni campanile ha una
sua voce che diventa familiare come quella delle persone che ci vivono accanto.
Un obiettivo raggiunto che inorgoglisce la comunità e i tanti volontari, tra
cui l’associazione “Notis tra lis calis” di Bugnins, che ha operato con
generosità per attuarlo.
CODROIPO
SAMBUCCO SI E’ RACCONTATO ALLA SUA CODROIPO
meglio il codroipese Gino Sambucco, che molti immaginano lavorare dentro il suo
forno, a sfornare pane e dolci. Tutto vero, e lo fa continuando l’operato di
tante generazioni Sambucco, il cui capostipite è del 1665, come dichiara
l’albero genealogico. Ma Gino non è solo imprenditore e fornaio. Forse non
tutti sanno che è famoso ben oltre Codroipo, per il pane biologico e per il
biscotto di Codroipo, ma anche per le sue fotografie. Sì, perché la fotografia è la sua passione,
mai tradita dal 1968, quando marinava la scuola per andare a immortalare le sue
amate montagne, in particolare quelle friulane prima e le Dolomiti del
bellunese poi. Andava a consegnare pane e si fermava, incantato, a osservarle.
E che cosa ha scoperto? Che le sue montagne hanno volti quasi umani, davanti ai
quali egli si intenerisce ancora.
archivio di tutto rispetto, con ben ventimila scatti digitali, senza contare i
precedenti. Gino è anche una memoria
storica della Codroipo di oggi e di altri tempi, appassionato di persone ed
eventi che hanno reso speciale questo comune e li ricorda tutti, documentandoli
con le sue fotografie. Ecco allora
spuntare nomi come “Checo Mat”, Giacomini con la casa piena di libri, lo zio
“Tarzan” e molti altri. Le sue passioni
spaziano dai canarini al calcio, dalle monete ai francobolli. Senza tralasciare
il ruolo di nonno, la cui quinta nipote, Alice, è nata proprio alle 18.00 del
29 maggio, quando iniziava l’incontro.
della natura per i quali Gino nutre ammirazione e rispetto, ora sono l’oggetto
di prestigiose mostre d’arte, tra cui la più recente è la Biennale di Venezia
curata da Vittorio Sgarbi.
quelle bellunesi, immortalate in
scatti capaci di esaltare la natura
alpina attraverso diverse angolazioni e in un’esplosione di colori. Gino
chiarisce così il senso della sua arte
“Alle mie immagini cerco di dare un senso ironico, positivo, mai negativo.
Ecco, lo definirei giocoso. Vorrei poi che tutti quelli che verranno a visitare
la mostra capissero questo scopo. Alla fine è un po’ come inventare delle
barzellette e il mio desiderio rimane quello di far sorgere un sorriso, di far
divertire attraverso la fantasia. Perché tutti potrebbero vedere quello che ho
notato io o scorgere dei riferimenti storici oppure scoprire degli avvenimenti
del futuro “leggendo” le mie foto.”
NEI 100 ANNI DELLA POLISPORTIVA
pista, ognuno su otto, piccole, ruote i suoi 70 allievi, ben preparati dai
maestri Arianna, Danila, Francesco, Nicola, Serena e Vera. In più,
alcuni rappresentanti della Scuola di pattinaggio “Quadrifoglio” di
Porpetto, tra cui Soraya e Riccardo, campioni regionali. Fin dalle prime note, a tutto volume, è
emersa la carica di adrenalina e la voglia di stupire delle allieve e degli
allievi, mentre la musica entrava nei loro cuori, facendo da ali alle
emozioni e ai passi in volo. Tanti sono
stati i “fiori” in pista, indossati da altrettanti allievi, quale omaggio
floreale per il primo secolo della Polisportiva. Tulipani, margherite, viole, gigli,
ciascuno con il proprio significato, hanno conferito spessore a uno spettacolo
ben calibrato, presentato da Elisa Padovani, e molto apprezzato da un pubblico
entusiasta. Maurizio Chiarcossi,
responsabile delle attività della Polisportiva Codroipo, ha sottolineato la
valenza sociale e sportiva del pattinaggio, definito dall’Assessore Bianchini
“Sport come insegnamento per la vita futura”.
della chiesa SS. Pietro e Paolo
viaggio indietro nel tempo di almeno mille anni, nella cortina che fu struttura
di difesa dalle incursioni voluta dalla comunità per proteggere il luogo di
culto, dove si riunivano le vicinie e si esprimeva la fede.
canti interpretati dal coro femminile, scelti sapientemente dalla direttrice m°
Milena Della Mora, iniziando con l’Inno di San Giovanni di Guido D’Arezzo fino
a Gabriel’s Oboe di Morricone. Un concerto elegantemente contestualizzato alla fede, una preghiera cantata, presentata da Cinzia
Cressatti e accompagnata in alcuni brani dall’arpista Giorgia Vuagnin e dalla
flautista Aurora Liani, allieve della Scuola di Musica “Città di Codroipo”, dal
m° Micaela Del Giulio alla tastiera e da Ilaria Santarossa voce narrante.
un documento che confermi l’età
millenaria della chiesa, come ha detto Don Plinio Donati, ma per Tiziana
Cividini, assessore alla cultura di Codroipo, il luogo è testimone di una
storia lunga ben oltre il millennio.
Pietro e Paolo fosse di pertinenza di Zompicchia, Beano e Pantianicco e che fu
depredata da Napoleone. Rimane ancora oggi un luogo rispettato nella
consapevolezza che gli avi abbiano
cementato qui la loro professione di fede, lasciandola come “eredità preziosa che illumina gli occhi
della vita proiettata nell’eternità, con la raccomandazione di trasferirla a
quelli dopo di noi”.
da ritrovare in un luogo che rimane vivo grazie al volontariato, il “lavora
dibant” come ha sottolineato Don Rizieri De Tina, originario di Zompicchia, che
ha donato alla comunità una sua poesia “La Fede…fouc vif di un popul”,
invitando anche a star vicino ai volontari e senza criticare.