IL PAESE – Magazine di informazione e cultura del MEDIO FRIULI – Giugno 2019
ESSERE CONSIDERATA UN ‘ARTE?
Sei nonna, nonno?
genitore. Ma chi ti ha insegnato a
farlo? Nessuno, a parte forse qualche esempio cui
riferirti se sei fortunato. L’hai imparato nella scuola della vita e della buona volontà. Più o meno ce l’hai fatta a crescere colei e colui che ti ha
diplomato nonna e nonno, grande mamma e grande
papà. Per di più nell’era digitale, dove
i bambini piccolissimi insegnano a te a usare computer e cellulare, dove le
famiglie vanno in frantumi dall’oggi al
domani, dove i nipoti sono “a
pezzettini”, un po’ qua e un po’ là, senza fissa dimora. Ecco allora che l’architrave
cui appoggiarsi diventi Tu. Tu, sempre al bivio tra “Amore e affettuosa
invadenza”, tra “Saggezza e modernità”, tra “Piacere e
dovere”, tra “Pazienza e rabbia”, sempre in bilico tra il dire e il
tacere, nella consapevolezza dei confini dettati dall’amore e dal buon senso.
la consapevolezza che ti è capitato qualcosa di miracoloso, con la voglia di
essere “bravo”, di sbagliare il meno possibile con figlie, generi, figli,
nuore, e con i nipoti. A volte anche con figlie e nuovi generi, figli e nuove
nuore, e nuovi nipoti, figli dei loro nuovi compagni. Con le moderne famiglie
Patchwork o allargate, insomma. Se questa
non è arte allora cos’è? Il
vocabolario dice che la parola arte significa “Qualsiasi complesso di tecniche
e metodi riguardanti un’applicazione pratica nel campo dell’operare, di una
professione o di un mestiere”. Ritengo che essere nonni possa essere considerata
una forma d’arte. Perché essere nonni oggi è l’arte dell’essere presenti ma non invadenti,
disponibili ma non servizievoli, autorevoli ma non saccenti, rispettosi ma non
assenti, punti saldi ma non legislativi, al passo con i tempi ma non staccati
dalla propria storia.
perché vuol dire essere anche genitori, quindi aver già passato esperienze più
o meno facili continuando a viverle e riviverle continuamente. In più, è un
ruolo che richiede doti di creatività, psicologia, intuizione, generosità,
matematica, orientamento, tecnologia e molto altro. Doti minime per uscire indenni dall’emozione
della nascita allo sconquasso che porta con sé, dall’attrazione fatale per i
nipoti alla felicità di averli tra le
braccia fino ai conflitti che possono
insorgere passando per adolescenze
burrascose e assurde gelosie.
successo e uscirne felicemente apprezzati e in buoni rapporti con i familiari.
Obiettivo che, spesso, è più facile a dirsi che a farsi.
il nonnino con la pipa e la nonna col
grembiulone, i nonni oggi sono giovanili, lavorano, viaggiano, si aggiornano con curiosità, realizzano i sogni
nel cassetto.
famiglie e dei nuovi nipoti?
con WhatsApp, Skipe e sofisticate Webcam?
Qui si apre un mondo in continua
evoluzione.
certamente ma non esente da qualche dispiacere, responsabilità, autoanalisi,
soprattutto se si aspira a essere ricordati con stima e affetto anche nel tempo
oltre l’esistenza. Sono sempre affascinata quando sento le persone, e sono
molte e anche in fin di vita, parlare con la luce negli occhi dei loro nonni “Mio nonno mi diceva… mia nonna mi insegnava
che… mai fare del male se vuoi avere del bene” e molto altro.
che accade senza merito alcuno. un’affascinante avventura umana e
affettivamente importante, una delle più magiche possibilità di amare, crescere
con qualcuno che si chiama nipote. E’
come mangiare un succulento frutto dell’autunno, un privilegio non scontato che
richiede però una paziente architettura e un grande adattamento. E’ un palazzo affettivo da costruire piano
piano, gettando le fondamenta nel momento dell’annuncio, rinforzandolo col
primo vagito e continuando a costruirlo fin quando la vita lo concede.
Resta comunque un’ immensa opportunità, in linea con quanto diceva
Victor Hugo nel 1877, nel suo libro “L’arte di essere nonni”. “Quando voi, bimbi, parlate, io mi chino, ascoltando
ciò che dice l’anima pura, e mi par d’intravvedere un vago spiraglio dei grandi
cieli stellati. Perché voi, o dolci
cicalatori strani, eravate pur ieri gl’interlocutori degli astri e degli
angeli. In voi nulla è cattivo. A me, su
cui brontola la nuvola, voi apportate non so qual raggio dell’aurora
sconosciuta. Voi ne venite e io ci vado. Il loro riso fa brillare una lacrima nei
nostri occhi e fa della nostra vecchia soglia trasalire la pietra. Tutti gli
uomini sono rame e piombo, il bambino è oro”.