FORTE E CHIARO mensile del MEDIO FRIULI – Dicembre 2018
GIOVANI
TALENTI DI CASA NOSTRA
DANIELA
MORETTI o DAZ, ARTISTA PER NECESSITA’ ESISTENZIALE con il sogno di
il desiderio di una profonda meditazione.
Vive a Codroipo ma si è
spostata fin dalla più tenera età tra tanti luoghi, senza mettere radici in alcuno.
Le sue uniche basi saranno sempre e solo gli affetti. E l’Arte. Daniela, classe
1978, infatti, si dedica alla pittura e alla scultura, dopo aver capito che la
poesia e le parole non le bastano per esprimere il suo “essere”. Alla realtà
che la circonda, da sempre, ha dato un suo filtro personale, che ritorna
costantemente nelle sue opere. E’
un’artista in continua evoluzione. Non può dire di essersi fermata né in luogo,
né nell’espressione e tantomeno in una cifra stilistica. Nel nome, forse sì, o
meglio nel soprannome che lei stessa si è coniata, Daz.
DAZ?
25 anni fa, ho deciso che mi sarei ribattezzata da sola con un nome nuovo, che potesse definirmi.
Ho sempre amato l’arte in tutte le sue forme espressive, abbinata all’amore per
la filosofia, intesa come ricerca costante dei perché
dell’essere umano, del suo agire, dei suoi impulsi e dei suoi limiti. Mi sono
allora affidata all’arte visiva, all’immagine, ai suoi pieni di forma e di
colore.
parola Arte nella tua vita?
L’arte è la mia vita: vivo, penso e mi esprimo attraverso questa dimensione.
Ogni mia opera parte da una ricerca, un pensiero, un oggetto mentale e
ragionato che poi diventerà forma visiva, che sia pittorica o scultorea.
ispiri nelle tue opere?
Tutto ciò che mi circonda può diventare uno stimolo, un’urgenza, una possibile
via da percorrere.
Mi lascio affascinare dai chopper o l’amigdala
in mano ai primi uomini che utilizzarono queste pietre, da principio come
utensili necessari che poi, nel tempo, trasformarono in espressione artistica.
Tra i pittori amo Giotto, i Fiamminghi, lo Jugendstil, l’Espressionismo
tedesco, il Cubismo e sino all’Astrattismo. Ogni artista, anche se sconosciuto,
quando mi lascia una forte impressione.
C’è un’opera che ti rappresenta?
No, perché in ognuna di esse c’è qualcosa di molto personale che ho deciso di
rendere manifesto.
e in che modo sono associate ai tuoi stati d’animo?
Amo spaziare con tecniche e modalità diverse, perché ogni idea che esprimo ha
bisogno di una manifestazione coerente con quello che sento. Nei miei quadri le figure sono sempre in primo
piano e a tutto campo, l’utilizzo di linee verticali mi aiuta a creare la
compostezza che cerco di esprimere. La composizione cromatica piuttosto scura,
fatta visibile attraverso una assenza di luce ben definita, mi permette di
mantenere un ritmo cadenzato, quasi come una marcia trionfale.
Ogni volta che creo il bozzetto di una scultura o di un’opera pittorica, è una
storia che prende a raccontarsi.
curiosamente intrigante come questo termine identifichi sia un utensile, una
pietra scheggiata attribuita all’homo erectus (mezzo milione di anni fa), sia
quella parte del cervello umano che coordina le paure. E’ una sorta di viaggio nella
genesi della creatività. Io cerco di scavare nell’essenzialità più
profonda dell’oggetto tecnico per analizzarne la sua essenzialità strutturale e
intravedere l’equivoco che da una scheggiatura della pietra dà origine a
un’immagine rappresentativa: un volto, una forma o altro. Un sasso diventa uno
strumento attraverso cui scatenare un mondo immaginario.
come artista? In una società dove le immagini si
sovrappongono a una velocità elevata sento spesso venire meno la fiducia nei
benefici dell’arte, ma non posso esimermi da ciò che faccio, perché questo è ciò che mi realizza, che
mi compie nel mondo. Mi piace che lo
spettatore si ponga delle domande. Il
mio invito è di non costruire confini intorno alle mie opere, a non sforzarsi
di riconoscerle. Vorrei far
emergere nelle opere il bandolo di un filo che conduca al mondo con un nuovo
modo di sentire. Trovo
interessante che a ogni mia mostra o presentazione di un nuovo progetto le
persone si chiedano il perché delle mie scelte espressive, che rimangano
incuriosite e abbiano bisogno di tempo da dedicare all’elaborazione delle mie
creazioni. Credo che l’arte debba provocare il desiderio di una profonda
meditazione.
Parlaci della tua recente mostra al Museo Archeologico di Codroipo
“Olduvai”
è nata grazie alla relazione tra le mie opere e i reperti ospitati all’interno
del Museo. E personalmente trovo sia stata un’idea vincente perché le mie opere
sembravano perfettamente connaturate al luogo.
l’assessore alla cultura Tiziana Cividini che ha colto al volo l’idea e mi ha
dato questa opportunità e anche a Costanza Brancolini per il supporto e la
comprensione entusiasta del mio lavoro.
dato a me e a Codroipo la possibilità di aprire il museo archeologico a una
mostra d’ arte contemporanea, la prima in questo contesto.
CODROIPO
DEL RINGRAZIAMENTO DELLA COLDIRETTI MANDAMENTALE
sono le sezioni della Coldiretti che formano il mandamento codroipese,
Bertiolo, Camino, Codroipo, Sedegliano, Talmassons e Varmo. Insieme, hanno promosso la Festa del
ringraziamento con la S. Messa, la benedizione delle macchine agricole accanto
alla chiesa e il convivio a base di prodotti locali.
Monsignor Iva Bettuzzi, la Coldiretti rappresenta i custodi dell’ambiente e
della terra, coloro che portano avanti la salvaguardia del Made in Italy con i
prodotti a filiera corta.
la rassicurazione di disponibilità e di
appoggio alle varie iniziative, tra cui ’etichettatura dei prodotti tipici
avvalorata dalla delibera di giunta.
anche per Gino Vendrame, presidente provinciale Coldiretti, al secondo mandato,
per Luisella Bertolini, presidente della consulta Coldiretti di Codroipo e per
Rosanna Clocchiatti, Presidente de Consorzio Bonifica Pianura Friulana.
Tagliamento (UD)
IN UDIENZA DAL PAPA E IN CONCERTO IN VATICANO
Gallai, il Coro San Francesco della Pieve arcipretale di S. M. di Pieve di Rosa
ha avuto l’onore di interpretare, insieme a ottomila cantori di tutto il mondo,
l’Inno Pontificio al terzo incontro
internazionale delle Corali per la Festa di Santa Cecilia,
patrona della musica e dei musicisti.
Città del Vaticano, da venerdì 23 a sabato 24 novembre in Aula Paolo VI e
domenica 25 nella Basilica di San Pietro. Il Coro San Francesco, nato nel 2014
con lo scopo di dare spazio ai giovani nella liturgia, ha avuto la rara
opportunità di incontrare Papa Francesco
e di cantare insieme alle centinaia di corali provenienti da tutto il mondo, in una
maratona di musica, canto e condivisione.
Insieme ai colleghi coristi del Bearzi di Udine, i
cantori del San Francesco hanno
rappresentato la provincia di Udine nel grande coro polifonico, unendo le
proprie voci a quelle dei cori di Spagna, Portogallo, Indonesia, Brasile,
Colombia, Stati Uniti e molti altri Paesi.
Inoltre hanno potuto ammirare l’albero di Natale che il Friuli ha donato
al papa.
Consiglio per la Promozione della nuova Evangelizzazione, ha visto incontrarsi le cappelle
musicali, le corali diocesane e parrocchiali, i musicisti, gli organisti, i
direttori di coro e degli uffici liturgici di tutto il mondo.