ELSA MARTIN, l’anima della lingua friulana nella voce e nel cuore 24 aprile 2019
talenti di casa nostra
piccola ha sempre sentito parlare la lingua friulana in famiglia. Sarà per
questo che ha saputo forgiare un sapiente uso della madrelingua attraverso una
lucente fantasia compositiva e una voce compiuta, di rara bellezza, di
straordinaria carica emotiva e forza tenace. E’proprio lei, Elsute,
all’anagrafe Elsa Martin, nata a Jesolo ma sempre vissuta a Tolmezzo e ora
residente a Mereto di Tomba, l’elemento cardine di una carriera da cantautrice,
cantante, docente alla Scuola di Musica “Città di Codroipo”, e di progetti
capaci di suscitare grandi sentimenti.
friulana?
stato legato al suo suono che ritengo essere molto vicino alla musica, alle
parole musicalmente belle che si prestano bene sia nell’ambito compositivo che
melodico. E’ sempre stata la lingua con cui mi sono espressa in maniera più
naturale, perché conduce istintivamente nei luoghi arcaici e misteriosi, perché
ha una tradizione pazzesca. Mi affascina l’aspetto antico che permea questa
lingua e la avvicina molto al senso che secondo me ha la musica. Canto anche in
italiano però capisco che sia un canto diverso”.
improvvisando o trasformando testi poetici.
Come fai convivere la creatività con gli studi accademici?
legati al canto fino ad approdare al conservatorio di Klagenfurt dove mi sono
formata per diversi anni nella musica Jazz.
Ho scelto l’Austria perché io, vivendo a Tolmezzo, ero vicina e perché
ha una tradizione accademica più lunga rispetto quella italiana. Dopo il
diploma, ho frequentato un biennio specialistico in Italia, ad Adria. Quindi,
sì, la mia formazione è di tipo accademico ma quello che poi in realtà compongo
si avvicina a qualcosa che fa intimamente parte di me. Non puoi rimanere
studente o imbrigliato a quello che l’accademia ti dà, anche se, in quel
contesto, acquisisci linguaggi e consapevolezza molto importanti. Ma, quando scegli di comporre la tua musica,
è utile dimenticarsene, nel senso positivo, per trovare la propria
identità”.
genere non è mai pienamente descrittivo. Mi piace l’ambito delle musiche
tradizionali e credo non si possa prescindere da esse. Dalla musica delle
tradizioni, infatti, fuoriesce la mia espressione cui si aggiungono la
sperimentazione e la propensione improvvisativa”.
definisco arte sublime, come la musica.
Se è collegata alla sorgente della verità è in grado di raggiungere alti
livelli di comprensione universale. Non mi è capitato di scrivere poesie ma di
incontrare quelle che hanno risuonato prepotentemente in me”.
che ti sta più a cuore?
“Sicuramente il premio Parodi del 2012
e per vari motivi. Perché
è
legato alla figura
di Andrea Parodi che sento vicino alle mie corde e al mio modo di esprimermi in
quel periodo della mia vita. Perché si è
tenuto in Sardegna,
terra che mi ha accolto con grande affetto”.
Già nel 2012 hai pubblicato il tuo primo
album “vERsO”. Ce lo racconti?
“E’ la mia opera prima, nonché uno spettacolo in cui ho cercato di imprimere l’intenso e complesso mondo friulano di oggi, come sintesi di
tradizione e innovazione. E’ stato il mio primo album e di
soddisfazioni me ne ha date molte dato che è stato finalista alle Targhe Tenco nella sezione “Opera Prima” e si è classificato 3° al “Premio Nazionale Città di Loano per la Musica
Tradizionale italiana”. Dal primo passo
direttamente all’ultimo, “Sfueâi”, realizzato con
il pianista e compositore milanese Stefano Battaglia, e dedicato ai poeti
friulani del Novecento. Si è
aggiunta la grande
emozione di presentarlo a Teatro Nuovo Giovanni da Udine il 25 gennaio 2019”.
Cosa significa “Sfueâi?”
“Sfueâi,
come scrive la poetessa Novella Cantarutti che ha forgiato questo termine, sono
“stormi di luci disseminati nell’oscurità
del cielo da non si
sa quale mano”, e l’album
raccoglie luminosità
poetiche rivestite
di musica, tra le più
significative della
produzione friulana, con versi di Pier Paolo Pasolini, Novella Cantarutti,
Amedeo Giacomini, Federico Tavan, Maria di Gleria e Pierluigi Cappello, quest’ultimo con poesie tratte dalla sua più recente produzione in lingua italiana. Un lavoro prezioso,
per le composizioni nate da appassionate ricerche, analisi e sperimentazioni
sull’iterazione tra diversi linguaggi. Undici brani sono raccolti in Sfueâi, dove voce e live electronics si fondono con il
pianoforte, l’organo, strumenti percussivi. Sono
forme musicali nuove che si discostano dalla tradizionale forma canzone, per
partiture contemporanee d’ispirazione liederistica, con l’intervento di creazioni estemporanee e improvvisazioni”.
L’ultimo premio in ordine di data è il premio Segno Donna. Cosa
rappresenta per te?
“Mi sento onorata di aver meritato il
premio “Segno Donna” di Udine perché è un riconoscimento morale alle donne che, con il loro
lavoro, con la loro testimonianza di vita e di impegno nei rispettivi ambiti,
hanno “lasciato un segno” nella società
e nel territorio,
portando la voce del Friuli Venezia Giulia nel mondo. Certo, gli altri ormai fanno parte di
me come il Premio Parodi, dedicato alla world music, il
Premio della Critica al Premio Bianca D’Aponte
e molti altri”.
citazioni che ti descrivono: “Con intelligenza creativa si esprime con una
Koinè musicale sia mediterranea, sa nordica ma mai meno interessante e con una
voce di tutto rispetto (Alias – Il Manifesto)”, “Voce elegante e bellissima in grado di infondere nelle
canzoni non solo un’intensa interpretativa eccezionale, ma accenti musicali
assai particolari, che prendono sia dalla Joni Mitchell del secondo periodo,
sia dalla tradizione del jazz vocale americano (Blow up)”, “Vocalità
bella, aperta, ricca di colori e sfumature estremamente raffinate ed
interessanti (Tracce.it)”, “Artista
intelligente, tenace, colta, da una scelta artistica decisamente personale ed
originale (Il Quotidiano di Udine)”, “Possiede capacità interpretativa e
vocalità straordinarie (Giò Di Tonno)”, “ Il suo canto è pura luce (Il
sussidiario.net)”, “Un’ autrice giovane,
preparata, completamente indipendente, dalla personalità notevole (E.Curelli)”.
riconosci maggiormente?
un alimento archetipico che trascende lo spazio e il tempo, antico e simbolico,
rivelatore e vitale, devico, uguale e
contrario al suo opposto, il buio, a cui si lega e completa”.
sogni, come quello di cantare al Giovanni da Udine. Quale altro vorresti tirar
fuori dal cassetto?
sempre più approfondita e sempre in una visione gioiosa”.