Friuli in giallo: Adolescenti a scuola in presenza 1 febbraio 2021

Friuli in giallo:   Adolescenti  a scuola  in presenza                               1 febbraio 2021

Friuli in giallo: Adolescenti a scuola in presenza 1 febbraio 2021

Anche il Friuli è in giallo e i nostri adolescenti sono tornati a scuola, in presenza.  Da oggi, è giallo, colore della speranza, in quasi in tutta Italia.

I nostri studenti delle superiori, distanziati, non sono più in DAD o didattica a distanza.

Da marzo 2020 erano chiusi in casa ma connessi alla scuola solo grazie alla tecnologia.  Sì, oggi, sono tornati sui banchi delle loro scuole, a vedersi, dal naso in su, a sentire le voci dei compagni e dei professori, dal vivo, a tu per tu. Si sono alzati presto, le ragazze si sono truccate, sono saliti sui pullman, sui treni, hanno camminato verso la scuola sentendo il freddo sulla fronte e il peso dello zaino sulle spalle.

Tutte sensazioni dimenticate, perché vissute in un tempo lontano, che risale a otto mesi fa. A parte il breve intervallo di settembre 2020.

Da allora, erano spariti, isolati su piattaforme on line.  Stavano male, perché l’isolamento provoca anoressia, autolesionismo, bisogno di emozioni forti. Cercavano aiuto nei talenti, disegno, pittura, scrittura, musica. Cercavano compagnia nella play, con il gioco come  punto d’incontro:  tornei, montepremi alti e ore  – tante – di allenamento.

Rinchiusi nelle case, poco presenti anche sulle cronache. Mi chiedo: perché? Forse perché  sanno essere scomodi, perché sono complessi e richiedono tempo, capacità di lettura, volontà di approfondimento? Forse non sono adatti a un sistema che si fonda sulla fretta e sulla superficialità? O perché non sono né al centro né in cima agli eventi politici?

Oppure, si parla di loro solo se la fanno grossa, tipo tentare suicidi o seguire Greta. A pensarci bene, si parla più degli amici a quattro zampe che dei nostri ragazzi, chiusi in casa e senza possibilità né voglia di uscire, senza altri coetanei con cui dividere tempo ed emozioni.  Spesso, con famiglie che non sanno o non riescono a comprenderne la solitudine, le difficoltà. Con ansia e depressione fino al “mi voglio ammazzare”.

E, se è vero che perdere otto mesi di scuola non è la fine del mondo, è altrettanto vero che, sugli adolescenti più fragili, questo fatto lascerà conseguenze dannose sul loro benessere e sul loro futuro. Le cose non vanno meglio nemmeno per quelli più autonomi e, apparentemente, più sicuri di sé, quelli che, nelle loro camere, non rischiano di sbucciarsi le ginocchia, prendersi una pallonata in faccia,  incontrare malintenzionati né realizzare il legittimo desiderio di un bacio.

Cosa resta loro? La rete, ancora di salvezza anche per il percorso scolastico. Internet, grazie al quale tessere relazioni, far passare il tempo, quello lungo dei pomeriggi, delle notti senza sonno. Che ne siano dipendenti è la conseguenza più logica. Che non abbiano voglia di parlare, la più legittima.

L’importante, per noi adulti, è non dimenticare come, nelle primissime fasi di chiusura delle scuole, siano stati proprio loro a spiegare a molti docenti come e cosa fare nella DAD. Con responsabilità e senso etico, si sono adattati alle incertezze lunghe mesi, alle regole ballerine, dimostrando maturità da premio. Hanno fatto i conti con ogni tipo di incertezza. Sono stati privati di sport, amici, passioni in movimento. Molti  si sono presi cura della famiglia, hanno fatto e fanno volontariato, in testa nella fila della solidarietà. Tutto questo, senza mai apparire nelle cronache del bene. Ammesso che esistano.

Oggi, 1 febbraio 2021, si ritrovano, alle scuole superiori o secondarie di secondo grado, nelle loro classi, anche se non tutti insieme né ogni giorno.  Resta, comunque, un segnale positivo.

Perché  il futuro non è a distanza:  4 mesi di chiusure e aperture – senza contare gli altri 4 –  45 minuti di lezione, appello a ogni cambio di materia, scarsa possibilità di  dialogo. Se si sommano le cose incomprese, le lacune diventano irrecuperabili.  La presenza fisica è indispensabile.  Stare insieme stimola a fare di più.

La pandemia ha portato paura, confusione, incertezza, attese. Diverrà storia.

Non sarà facile tornare al prima. La clausura ha costretto a pensare, a riflettere. Ma la vita è stare con altri, correre, parlare, studiare insieme.   Uscire con gli amici è il desiderio più diffuso.

Vedersi, a scuola, oggi, è un piccolo privilegio.

Perché la scuola è programmazione del futuro: non può dipendere da Dpcm che cambiano di giorno in giorno.

Auguri, ragazzi!

da Vita Cattolica 3 febbr 21

 

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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