Il PONTE, mensile del Medio Friuli maggio 2024

Il PONTE, mensile del Medio Friuli  maggio 2024

Il PONTE, mensile del Medio Friuli maggio 2024

Il POnte è un giornale-notiziario  del Medio Friuli. Esce ogni mese, tranne gennaio e agosto. Ecco cosa ho scritto per il mese di maggio 24.

CODROIPO  (Ud)

COMPLEANNO SECOLARE PER OLIVA ZORATTO

Cento anni sulle spalle e la vitalità di una trentenne. Possibile? Sì, e Oliva Zoratto ved Cecco, nata e sempre vissuta a Codroipo, tra i Mulini Zoratto e la centrale Via Friuli, ne è l’esempio. Nata nel Mulino Zoratto il 9 aprile 24, è la prima dei dieci figli di Santa Biasatti, del 1905, e di Davide, del 1905.

Alle sorelle e ai nipoti ha fatto da “Baby sitter”, insegnando loro a cucire, lavare i piatti e a dire le preghiere.

Nel 1949 ha sposato Giuseppe Cecco e, dalla loro unione, sono nati i figli Bruno e Luciano. Oliva vive da sola, in piena autonomia, ma sempre attorniata dall’affetto di tanti parenti e amici. Da un anno non va in bicicletta, perché non si fida degli automobilisti. La sua giornata inizia alle 7.30, beve due bicchieri d’acqua, poi il caffè, fa ginnastica per mezz’ora, prepara pranzo e cena e, al tramonto, va nell’orto. Legge molto, soprattutto romanzi gialli e rosa, e i libri del Papa e della Gruber. Abbonata dal 1950 a Famiglia Cristiana, spera di comparire tra le sue pagine, grazie ai cento anni.

Per il suo secolo le è stata organizzata una affollatissima festa, cui hanno partecipato anche il fratello Giuseppe, detto Bepon, e il nipote Devid, figlio del fratello Alfredo, giunti dal Canada. Ha tenuto un discorso  ricco di gratitudine per  il secolo di vita operosa, invitando a vivere nell’amore e nella fede.

La ricetta per arrivare a cento anni, per Oliva è “stare contenti dentro e fuori, nell’anima e nel corpo, mangiare poco e bene, leggere, fare ginnastica, e anche pregare per quelli che non pregano. E, così, io sto in pace con tutti. Sono stata sempre contenta della mia famiglia. Cresceva bene e io non ho mai chiesto altro”.

PREMIO A Gemona del Friuli, 3 aprile 24, Festa della Patria del Friuli

Roberto Iacovissi, Pierina Gallina, Flavia Virili

Con Roberto Iacovissi, presidente giuria e il vice-sindaco di Gemona, Flavia Virili.  Il 3 aprile, Festa della Patria del Friuli, sono stata premiata a Gemona del Friuli, in sala consiliare, per un racconto in lingua friulana “Il mont al zire in tont – Il mondo gira in tondo”.

Il concorso letterario era “Ir, vuê, doman – Ieri, oggi, domani”, giunto alla 27sima edizi

POZZO di CODROIPO  

NOTE IN FIORE: tre Cori friulani a cantare la primavera

Foto Laura Bosco

Tre cori, 80 voci, una chiesa gremita. E la terza edizione delle “Note in Fiore” ha riempito di emozione muri e cuori.

Nella parrocchiale di Pozzo di Codroipo si sono esibiti il  Coro 5 di Codroipo, affiliato all’Associazione Sante Sabide, diretto da Elena Blessano e accompagnato alla tastiera da Jessica Galetti,  il  Coro di Pertegada, diretto da Claudio Garbuio e accompagnato da Massimo Luongo, il Coro Primetôr di Gemona del Friuli (Ud), diretto da Enrica Scorza. Repertorio vario per il Coro 5,  da una trilogia di canzoni di Mainerio, in lingua friulana – Putta Nera –  Scjaraçule Maraçule – Ungaresca alla versione adattata e scritta da Daniela Maria Moro (corista) di Halleluja di Cohen, alla canzone popolare cubana “Guantanamera”  e spagnola “Barabba ba”.

Repertorio pasquale solenne per il coro di Pertegada, da “Oggi Cristo è risorto” a “Regina coeli”.

Repertorio dedicato alla primavera per il Coro Primetôr, con  “O sacrum convivium – Sul volo chiaro – Improvviso – Maggio – Friûl – Viene col zefiro – Torne sisile”. Momento culminante è stata l’interpretazione, d’insieme, del “Signore delle Cime”, noto canto di montagna, diretto da Elena Blessano. Il concerto ha suggellato la bellezza del canto corale, capace di dare e portare autentica gioia sia agli interpreti che agli ascoltatori.

CODROIPO

Teatro “GiuRo sarà per sempre”

Teatro Benois. Sedie rosse, tanta gente, una strana sensazione. Conosci Monica, la regista, sai come sono i suoi spettacoli. Conosci alcuni ragazzi, sedicenni, diciassettenni.
Il titolo ti apre orizzonti di curiosità: “GiuRo sarà per sempre”.
Ti siedi. Il freddo lo lasci fuori.
I saluti istituzionali aprono la serata. L’obiettivo è aiutare 1500 bambini dell’Amazzonia peruviana ad avere matita e quaderno. Costo, due euro cadauno.  Sul palco Zerotraccia, Don Emanuele, gruppo missionario d’Amazzonia Peruviana e il progetto “Sogno un quaderno”, Anna Sappa per il Comune.  Poi, il palco si anima e 15 ragazze e ragazzi calamitano l’attenzione. Sono scalzi. Dieci sono vestiti di nero. Tre ragazze in bianco e gonna lunga color terra sovrastano la scena. Una ragazza in fucsia si siede a bordo palco quale statua respirante. Sarà Giulietta. Un ragazzo ricciolino sull’altro lato. Sarà Romeo.

Già, lo spettacolo porta in scena Giulietta e Romeo, ambientato nella Verona di fine 1500, con le lotte intestine tra i Capuleti e i Montecchi. Un odio antico, lasciato in eredità, li vede rivali, alimenta la smania di apparire e scatena stupide dispute.

Nell’odio sboccia la storia d’amore impossibile, che, pur con la fine tragica, cancella la rivalità e lascia un messaggio fortemente educativo. Un attuale e forte no alla guerra.

Da Shakespeare (1564-1616) ai giorni nostri il passo appare breve, brevissimo. Quei 21 ragazzi in scena, compresi i frati, le narratrici, i servitori, le madri e i padri dei protagonisti e la confidente balia di Giulietta, insegnano che l’amore vero tutto può. E si esprimono con parole coraggiose, forti, di rimprovero per la violenza, sotto ogni forma.

In due ore di spettacolo, sei seduto eppure sei dentro a quei ragazzi, che stanno vivendo la tragedia, con ogni loro fibra. La loro capacità interpretativa e di immersione nei personaggi è talmente vibrata e intensa che diventa un po’ tua. Non esiste l’altra gente né la poltrona né tu. La storia, così magistralmente interpretata, si innesca nei meandri delle tue emozioni più intime.  Nella bella Verona, sei la madre o il padre di Giulietta o la sua balia o la madre e il padre di Romeo, che piangono sui corpi dei figli, fino a seppellire l’ostinata e rabbiosa inimicizia.

Vivi tutti i sentimenti, da Mercuzio che muore a Romeo che grida: “Non voglio diventare un uomo. Voglio piangere”. Odio, paura, fatica, pianto e amore danzano tra i gesti e gli sguardi, le parole e la musica, sigillando l’alta caratura di uno spettacolo che termina con un forte messaggio di speranza: “No all’odio, perché, questa, è la nostra storia d’amore”.

A fine spettacolo, gli applausi sembrano non voler tacere. Anche loro hanno ancora molto da dire. In primis la gratitudine.

CODROIPO

 LA VERA STORIA DELLA CASA “TRANQUILLA”

Sta all’ombra del campanile, a sei metri di distanza: solitaria, vissuta, disadorna. In attesa di diventare altro.

Ma qual è la sua storia?  Ne sa qualcosa il prof. Mario Banelli, illustre storico e autore di altre ricerche su Codroipo, diventati libri-documenti.

Ne ha parlato ampiamente, con dovizia di particolari – emersi durante le ricerche in archivi comunali, provinciali, statali e parrocchiali – al Teatro Benois, nella serata curata dal Caffè Letterario Codroipese, presieduto da Luisa Venuti. A fargli da cornice, le letture del figlio Antonio e il chitarrista Raffaele Pisano, docente alla Scuola di Musica “Città di Codroipo”.
La prima curiosità sta nel nome:“Tranquilla”.

Si chiamava così la zia dell’ultimo inquilino della casa, Don Vito Zoratti, 1912-1979.  Dal 1960 fino alla morte, a 92 anni, nel 1978, visse con lui nella casa. Era la sua perpetua, tranquilla, di nome e di fatto.

Banelli ha documentato, con atti notarili, fotografie d’epoca e mappe risalenti ai primi anni del 1700, tra cui la mappa Pantaleoni del 1706, ispiratrice per i progetti di Pre’ Vito Zoratti, fino alla mappa napoleonica del 1810, la storia della casa.

Un vero viaggio a ritroso nel tempo, certosino e appassionato, che conferma l’importanza di un edificio testimone di vicende familiari degne di odierne telenovele. Nome ricorrente, Stefano Fassini, 1754-1848, guardia carceraria della prigione collocata nel campanile. Egli, al terzo matrimonio, a 55 anni, aveva sposato la diciottenne Antonia Sambucco. Nel 1835, vendeva alla moglie i civici 137-138 ovvero la casa, abusiva, formata da tre stanze.

Di rogito in rogito tra i vari Fassini, compariva la parrocchia, che acquistata la casa, l’aveva trasformata in Casa della gioventù e dell’assistenza.

La casa “Tranquilla” ha visto Codroipo al tempo del regno d’Italia, nel 1866, la prima guerra mondiale del 1917 e l’occupazione austroungarica fino al 18, la ripresa del 20, il fascismo dal 33, la distruzione della chiesa e della cortina nel 40, i bombardamenti del 23 marzo del 45, la ricostruzione del 47, l’inaugurazione del municipio nel 56, la prima pietra della canonica nel 59 e il suo abbattimento nel 2023.

Testimone muta, casa “Tranquilla” continua a osservare la sua Codroipo all’ombra del campanile, costruito nel 1608, data impressa nella pietra.

CODROIPO

CONFERENZA SULLA MEDICINA DI GENERE

Da sx Elisa Pontoni, Paola Bortolotti, Barbara Basso

Nella giornata nazionale della salute delle donne, in sala consiliare, si è parlato di Medicina di genere ovvero della medicina che tiene conto della specificità e diversità delle persone.

L’incontro, voluto dall’Amministrazione Comunale, rappresentata da Paola Bortolotti e Carla Comisso, ha promosso il concetto di salute inteso come benessere fisico, mentale, psicologico e sociale. Per le relatrici, le dottoresse Elisa Pontoni e Barbara Basso, non è corretto trattare tutti allo stesso modo. Per questo la medicina di genere rispetta le differenze tra maschi e femmine, a livello culturale e di salute.

La Dott.ssa Pontoni, dell’ospedale di Pordenone, ha sottolineato come siano diversi anche nella manifestazione della malattie.
A oggi, studi clinici vengono effettuati solo a livello maschile.

È ancora giovane la medicina studiata per le donne. Ancora invisibili e costrette ad assumere farmaci tarati al maschile, anche se la difesa della salute è contemplata nella Costituzione italiana.
Un esempio? Metà dose del vaccino antinfluenzale è sufficiente per le donne.

È urgente superare la visione androcentrica e il fatto che la medicina per le donne riguardi solo il suo apparato riproduttivo.
Contrariamente a quanto si crede, infarti e problematiche cardiache non riguardano solo gli uomini,
Ogni minuto una donna muore per complicanze cardio-vascolari. I sintomi sono diversi da quelli degli uomini e, spesso, non vengono collegati all’infarto. Il dolore, infatti, inizia con respiro corto, stanchezza, nausea, dolore gastrico, fino a quello toracico.

Inoltre, appartengono alle donne le malattie spaccacuore, come gli eventi luttuosi, la violenza, la depressione, le forti emozioni.

Funzionali agli ictus, nelle donne, sono anche i disturbi in gravidanza e l’uso di contraccettivi.
La demenza, oggi, colpisce due donne su tre, mentre Parkinson e suicidi sono declinati al maschile.

Al femminile sono declinate, invece, la depressione e la bronchite, soprattutto nei paesi sottosviluppati, le patologie autoimmuni, le infettive e le sessuali.
Anche la traumatologia deve essere trattata in modo diverso, a iniziare dalle strutture delle automobili.

Siamo davanti a una grande sfida politica, culturale e formativa.

Per l’organizzazione mondiale della sanità, la salute non è assenza di malattie. Anzi, si parla di cronicizzazione di salute, anche a livello sociale ed economico.
Urge la prevenzione e la consapevolezza, che, a volte, manca anche nel personale sanitario. Si deve arrivare ai bollini rosa negli ospedali.
In Italia ci sono pionieri in tal senso. La Dott.ssa Giovannella Baggio, nel 2009, era titolare della   prima cattedra, in Italia, di Medicina di Genere, all’università di Padova. In Friuli, la cardiologa Dott.ssa Daniela Pavan, ne parlava già nel 2016 in vari convegni.
Risale al 2018 la legge italiana n° 12, articolo 3, in cui si parla di applicazione della medicina di genere.
La farmacista, Dott.ssa Barbara Grossi, ha ribadito la diversità di assorbimento e di eliminazione dei medicinali, in base alla massa grassa e magra, al metabolismo, alla filtrazione renale e al fatto di essere uomo o donna.
Nella donna, infatti, l’assetto ormonale cambia con l’età e modifica l’effetto del farmaco.

Risulta, quindi, più esposta alla tossicità.

Ma, se tanto si sa dei maschi, cecità di genere riguarda ancora le donne.

Poi, sul piazzale del Municipio, il Flash Mob dei corsi di balli di gruppo, promossi da Andos, sezione di Codroipo, con l’insegnante Orietta Lavaroni di CuOri in Pista, ha entusiasmato il numeroso pubblico.

CODROIPO

STORIE TACIUTE,  tra teatro, pittura e poesia al femminile   

Può un teatro sbiancare coscienze?
Possono tre donne, due sedie e un baule resuscitare fantasmi di un secolo fa?
Fatto. Al Teatro Benois, completo in ogni posto.

In scena una narratrice e due cantanti, tre essenze femminili, due sedie di legno, il baule di nonna Angela, un cerchio di luce.
In un lampo, la prima guerra mondiale è ovunque. Dentro il fiato, in pancia, nell’invisibile polvere del palco.
Nero.
Come il lutto, la vita grama, la guerra, la violenza.
Quella subìta dalle donne, il cui nome non appare nei libri importanti della storia. Violenza ingurgitata, urlata nel silenzio indifferente, nel ventre gonfiato dal nemico.

Quella di ieri, delle nostre nonne e madri, nei paesi contadini del nostro Friuli, dignitosi, anche se distrutti dalle bombe. Quella di oggi, in un’attualità distorta e poco comprensibile.  Ma dove, a pagare, anche con la vita, sono ancora le donne.
Quanto vale una vita, dunque?
È ora di gridarla, punirla, eliminarla, la violenza, non solo l’otto marzo!

Perché, la vita, ha valore inestimabile.
Perché, la donna, è terra fertile.
Ed è con questa consapevolezza che le “Storie taciute” escono dal misterioso baule, con la forza del loro sapere tenuto segreto per troppo tempo. E, finalmente, danzano, prendono colore, grate a chi dà loro voce e aria pulita, alla ragazzina che ascolta i discorsi di donne “grandi”, con l’innocenza dell’età e l’elegante empatia.

Si affidano alla sapiente arte del teatro, che sa mostrare più che raccontare ed essere più che apparire. Per un’ora avvinghiata al cuore della protagonista e regista, Flavia Valoppi – co-fondatrice del Teatro Incerto, con Claudio Moretti, nel 1982 – delle cantanti Annalisa De Vittor e Chiara Grillo, di chi ha collaborato, Raffaella Simoncini, Giulia Sattolo, Cristina Mauro.
A loro, alla loro messa in anima, va il caloroso consenso del pubblico, che ne inspira l’emozione, il sudore, l’asciutto pianto, la dedizione.

E si espande anche alla mostra di dipinti di donne senza volto e poesie dell’udinese Caterina Licata, presentata da Luisa Venuti, e agli interventi di Ambito Donna, sodalizio di nove comuni contro la violenza di genere. A rappresentarlo, Eleonora Viscardis, sindaco di Bertiolo, e Silvia Polo, assessore alla cultura di Codroipo.
L’occasione culturale sigla anche la proficua sinergia tra Comune, Ambito Donna, Caffè Letterario Codroipese, Scuola di Musica “Città di Codroipo”, Circolo Fotografico Codroipese, Teatro Incerto.

CODROIPO

AMBIENTE E TURISMO SOSTENIBILE AL ROTARY CLUB

”Turismo ecosostenibile e ambiente” è stato il tema del mese di aprile per il Rotary nazionale

Il Rotary Club Codroipo-Villa Manin – presieduto da Salvador Susanna – ha affidato la serata di apertura a Elisa Padovani, in qualità di Guida Naturalistica, al Nodo Hotel.

Considerata la situazione climatica, che interessa il mondo intero, è apparso subito chiaro che ci sia bisogno di un turismo che valorizzi le specificità locali e abbia cura dell’ambiente. Come? Con comportamenti etici, dettati dal rispetto dei luoghi visitati, dalla relativa valorizzazione, e dall’educazione civile.  Questo tipo di turismo esiste ed è molto ricercato e apprezzato, soprattutto tra i giovani.

Sono sempre più richieste, infatti, le linee del turismo esperienziale, emotivamente coinvolgente, salutare, a stretto contatto con la natura e le persone che la abitano, tramite l’ascolto di chi la conosce bene ed è in grado di far appassionare.

Importante è muoversi con i mezzi meno inquinanti, tra cui spiccano la bicicletta, le camminate, le ciaspolate invernali.

Un cambiamento necessario se si vuole conservare la bellezza del nostro pianeta, partendo dai buoni comportamenti di ognuno.

CODROIPO

GRAN GALA’ DI MODA e la prima tappa nazionale di MISS UNIVERSE

Elette anche Miss Codroipo e Miss Codroipo C’è

Miss selezionate, comune e giuria

Em Emma, Miss Codroipo C’è                  Fatima, Miss Codroipo   

Domenica 21 aprile, in piazza, durante l’evento “Naturalmente facciamo ecosistema”, si è svolta la prima tappa di Miss Universe FVG del 2024 con Gran Galà di Moda. Promosso dal comune di Codroipo e da Codroipo C’è,  ha coinvolto Renzo  il tuo calzolaio, Samma shop, Bottega del mondo, Anna lingerie, Arte orafa.
Madrine dell’evento Federica Iacopino, Miss Universe FVG 2023 e Martina Marinelli, finalista nazionale. Ospiti l’associazione IoTuNoiVoi, che si occupa di donne vittime di violenza, e tre allievi cantanti dell’Accademia Internazionale del Musical di Udine, Rachele, Francesca, Jossua.
Tra le 16 concorrenti friulane, che hanno partecipato alla prima tappa nazionale di Miss Universe, si sono qualificate alla finale regionale: Francesca, 20 anni, di Udine, studentessa universitaria con la passione per l’equitazione, Margherita, 18 anni, di Povoletto, pasticcera, con il sogno nel cassetto di lavorare nel mondo dello spettacolo e Milena, 18 anni, di Udine, che aspira a laurearsi in giurisprudenza per aiutare le donne vittime di violenza.

La giuria, formata da Codroipo C’è e alcuni commercianti codroipesi, ha proclamato anche Miss Codroipo – Fatima, studentessa di ingegneria – e Miss Codroipo C’è – Emma, futura maestra di Scuola Infanzia.

CODROIPO

Convegno  sulla “Vera Pandemia Silente, l’antimicrobico-resistenza”   

In occasione della Festa del malato 2024, l’Associazione ONLUS “Diritti del malato” ha promosso la 21° edizione della Giornata del malato, la cui ideazione appartiene, da 22 anni, ad Angelo e Maria Macor, codroipesi. Angelo è referente per il Medio Friuli dell’Associazione, che ha recapito presso l’Ente Moro, ed è sempre in prima linea a favore di chi si trova in situazione di fragilità

Coordinato da Elisa Padovani, il convegno ha registrato il tutto esaurito in sala consiliare, alla presenza di numerose autorità civili, religiose, militari, associazioni codroipesi, rappresentanza dell’Ist. Linussio e il Consiglio Comunale dei ragazzi. È stato introdotto dall’Assessore alla sanità, Paola Bortolotti, con ringraziamenti alla Parrocchia di Codroipo, a Don Ivan Bettuzzi e al Dott. Fabio Di Lenardo, Direttore generale Asp Daniele Moro.

Il fulcro del convegno è stata la problematica della resistenza agli antibiotici.  Un tema di salute pubblica, che riguarda tutti, non solo coloro che sono già ammalati e neppure solo chi assume antibiotici. Chiamati in causa i medici che li prescrivono, i cittadini, che devono conoscere la pericolosità degli antibiotici.

Relatore il dottor Massimo Crapis, luminare nel campo delle malattie infettive, responsabile del settore scientifico-disciplinare delle malattie infettive, responsabile Antimicrobial Stewardship Asfo e Presidente del Comitato interaziendale infezioni ospedaliere presso l’ASFO.

La sua si è rivelata analisi schietta e concreta sulla terapia antibiotica. Arma molto potente e preziosa, che, però, deve essere usata con estrema attenzione.  Più si usa un antibiotico più aumentano le probabilità che si selezionino ceppi invulnerabili alla sua azione. Il motivo è semplice: i batteri sensibili a quel principio attivo vengono spazzati via e rimangono solo quelli che gli resistono, che hanno poi modo di moltiplicarsi, di diventare sempre più numerosi e, infine, di prevalere sui ceppi sensibili, rendendo l’antibiotico in questione progressivamente inservibile.

Cosa fare, quindi? È necessario usare gli antibiotici solo se sono stati prescritti da un medico, secondo le dosi e la durata prevista.

 

CODROIPO

CONVEGNO: COME DIFENDERSI DAL VUOTO SPIRITUALE, con lo scrittore Franco Del Moro di Cuneo.

Tutto esaurito per Franco Del Moro, in Sala Abaco.  Il tema trattato “Difendersi dal vuoto spirituale e creare un mondo migliore senza usare la forza” ha attratto numerose persone da Friuli, Veneto e oltre.

Serata ad alte vibrazioni, sentita e partecipata. Dal tema dei Caregiver al valore del linguaggio pittorico e musicale, dall’attentato di Mosca alle tentazioni dell’epoca che stiamo vivendo.

Ospite speciale la pittrice veneziana Michela Genovesi.

Franco Del Moro – compositore, musicista, scrittore con 15 libri all’attivo – si è soffermato sulle possibili strategie per affrontare i momenti plumbei della storia. “Possiamo scegliere di essere invasi dall’orrore oppure di disinnescarlo. Sì alla compassione, no alla non scelta”.

Che siamo testimoni di un mondo in transizione e di un modello sociale a termine appare chiaro. Come potrà essere lo scenario futuro, quindi?

Dovrà essere un modello di senso, con la spiritualità – non necessariamente religiosa – applicata alla quotidianità, che attivi una forma comunicativa oltre la mentale e la connessione all’empatia.

La disobbedienza pacifica, il “no, grazie” in virtù della coerenza che ognuno pone a se stesso.

Questo momento storico ha prodotto la consapevolezza che non esista la diversità, perché, tutti, apparteniamo allo stesso flusso. Il concetto di persone unite per un mondo migliore si sta rafforzando. La battaglia è spirituale e coinvolge direttamente l’interiorità, l’armonia, l’anima.

La storia torna, ma, mai si ripete perché “le parti” subiscono comunque un’evoluzione.

Siamo, tutti, nello stesso destino. Il nemico, quindi, non esiste. Siamo nel mondo, ma non di questo mondo. Siamo in sofferenza, ma stiamo vivendo le esperienze più importanti della nostra evoluzione” ha continuato Del Moro.

Il male ha effetto evolutivo. Serve a metterci di fronte alla scelta, utilizzando il libero arbitrio. Per fare arretrare il male è necessario espandere il bene”.

Se davvero vogliamo un mondo migliore, ovvero quello interiore, cosa può fare ognuno di noi?

“Dobbiamo interrogarci: voglio essere dalla parte della cura o della malattia? Se non scelgo rafforzo il male. Oggi è il tempo della rivelazione delle potenze animiche, del risveglio della coscienza, del cambiamento vero. Un nuovo mondo è possibile e ci viene chiesto di costruirlo. Nulla di più, nulla di meno. L’oscurità più immensa, in presenza di una singola luce, cessa di esercitare il potere”.

La domanda di ciascuno è: “Ciò che faccio rafforza il buio o crea situazioni benefiche?” La serata è stata promossa da Gianfranco Ruggiero, in Sala Abaco.

Per maggiori info:

www.ellinselae.org rivista letteraria di Franco Del Moro.

BERTIOLO

Teatro “COCULE” da tutto esaurito

In auditorium a Bertiolo, grazie a 22 genitori teatranti per passione e amicizia.

Sono gli ex genitori della Scuola dell’Infanzia di Camino al T, che, dopo il cambio scuola dei loro figli, hanno continuato a fare teatro.

Dopo i tradizionali spettacoli carnevaleschi allestiti per divertire i bambini, gli ex genitori hanno voluto produrne altri, ispirandosi a Disney. Negli ultimi cinque anni hanno messo in scena “Cunfupansa”, portato anche in tournée, a Varmo, per beneficienza e “Cocule”, ispirato al cartone animato Coco, di Disney.

Interrotto dalla pandemia, il progetto non è stato abbandonato, anzi. Oltre a rinforzare amicizie ed entusiasmo, è sfociato in uno spettacolo di tutto rispetto, con 22 attori sul palco, scenografie creative e straordinario trucco e parrucco, curato da Anna Papais e Linda Molinaro.

“Cocule” è stato rappresentato ben tre volte nella sala teatro di Camino, registrando il tutto esaurito. Stessa cosa si è ripetuta – il 3 marzo – nell’auditorium di Bertiolo, con gran soddisfazione del sindaco Eleonora Viscardis e di Loredana Fabbro, presidente del Clâr di Lune, compagnia teatrale ospitante. I due comuni vicini, Camino e Bertiolo, già esempi di sinergie vincenti nel volontariato, hanno dimostrato come la collaborazione dia, sempre, buoni risultati.

“Cocule” è ambientato in Messico, nella notte dei morti.

Protagonista è il giovanissimo calzolaio Miguel, attratto dalla musica, purtroppo vietata in casa per il retaggio di un misterioso avo, Ernesto. Un magico sortilegio permette a Miguel di attraversare il ponte e di raggiungere l’aldilà, dove viene accolto da varie anime familiari. Dopo rocambolesche avventure, impara da loro che la famiglia è la cosa più importante, su cui poter contare, sempre.

Lieto fine assicurato, quindi, per uno spettacolo teatrale che ben poco ha da invidiare alle compagnie più blasonate. E, anche per questo, davvero apprezzato. Denisa, Irene e Sara, le portavoci del gruppo – in attesa del nome ufficiale – hanno entusiasmo da vendere e progetti ben mirati in cantiere, per ora coperti da top secret.

Ma ciò che più conta è il saldo affetto che lega le famiglie degli attori e la passione per il teatro, nata al tempo della Scuola dell’Infanzia di Camino.

 

RIVIGNANO: 

Il Teatro dei Giovanissimi Drin e Delaide fa tripletta di repliche


Troppo piccolo l’auditorium di Rivignano?
No, troppo bravi loro, i sei dodicenni, attori della compagnia Drin e Delaide, passati dal teatro storico al giallo “Chi ha truffato i più grandi detective della letteratura?”.
Il debutto del secondo spettacolo – hanno registrato due tutto esaurito, e ultimi posti nella terza replica, ancora senza data – ha sforato ogni pronostico.
Colpi di scena, dinamismo, padronanza del palco, contemporaneità, coinvolgimento del territorio e del fuoriclasse  Don PaolBrida, han fatto incetta di consensi.

L’originalità dei testi – di Nicola Valentinis, anche co-regista con Elisa Zatti – la genuina freschezza degli interpreti, le musiche famose arrangiate da Christian Cecco – i più noti detective dei film, dal dottor Watson a Pirot fino a Sherlock Holmes, ne hanno confezionato il pieno successo.

Insomma, un freschissimo giallo in forma di teatro, con contaminazione virtual-culinaria, da gustare con leggerezza e divertimento, con tanta stima per l’impegnativo lavoro di squadra che lo sorregge.

Vincente la formula teatro-socialità, palco vivo e modello di sinergie praticabili.
Una sorta di welfare benefico, come han sottolineato Don Paolo Brida e Vanessa Vello, sindaco di Rivignano -Teor.

 

RIVIGNANO TEOR 

VENERDI’ SANTO, RISPETTATA LA TRADIZIONE CON I “GIUDEOS” 

A Rivignano è tradizione – giunta al 49esimo anno – rappresentare la passione di Gesù, in Duomo, il venerdì Santo, con i “Giudeos”.  La comunità vi è molto legata e i fedeli che vi accorrono sono molto numerosi.

Da tre anni, testi e regia sono affidati a Nicola Valentinis, storico, autore e regista teatrale.   Il gruppo ricreativo Drin & Delaide ha curato audio e video con i suoi tecnici, capitanati da Christian Cecco, e la costruzione del Golgota con i suoi ragazzi. Un immenso lavoro, che ha visto all’opera tante persone, tra cui molti giovani.

Oltre che dal pubblico entusiasta, l’idea di guardare la passione di Gesù con gli occhi di Satana è stata definita geniale dal parroco, don Paolo Brida. «In 15 anni di permanenza a Rivignano, mai ho assistito a nulla di simile» ha dichiarato durante la Messa.

«Si tratta di una trilogia. Tenendo Gesù come perno, ho scelto tre personaggi dal cui punto di vista guardare la notte del Venerdì Santo ovvero la “notte delle tenebre”. Il primo anno protagonista era Giuda, il secondo Maria, il terzo Satana. Ho voluto incarnare le tenebre nel corpo di una creatura nera. E di farla entrare in chiesa. Gesù soffre intensamente, per il dolore fisico, per il tradimento, per il dolore di Maria. Ma, alla fine, trionfa» chiarisce il regista Valentinis.

L’edizione 2024, dunque, ha visto protagonista Satana, interpretato da Michael Allegritti, mangiafuoco professionista. Da brividi, fin dalle prime battute, l’atmosfera suggestiva, sull’orlo del surreale.

La scena iniziale vede Gesù con Anna, Caifa e altri sacerdoti.  Su musica “La morte di Ettore” di Troy, una creatura nera e incappucciata entra in Duomo avvolta dal fumo e con voce demoniaca.  Potere, denaro, vanità i suoi servi. Invita Gesù a rinnegare il padre, lo sbeffeggia, chiama Pilato, poi il pubblico, che sceglie di salvare Barabba.

«Inchinati a me e cancellerò tutto questo» è l’ultimatum di Satana a Gesù, che tace, consapevole del tradimento di Giuda, prima di essere messo in croce.  Anche lì Satana continua a provocarlo, sputando fiammate. Al «Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito. Tutto è compiuto» di Gesù, Satana si arrende. Disegnato un cerchio sul terreno vi sprofonda urlando “Noooo”.

I “Giudeos”, in forma di autorevole teatro, sono linfa di una tradizione molto sentita per i rivignanesi.  Per Don Paolo Brida le sacre rappresentazioni sono molto importanti perché contribuiscono a rendere visibile, e ancora più presente, un fatto realmente accaduto oltre a mantenere la fede nella comunità. Solo l’amore cristiano può contrastare l’odio.

www.ilpontecodroipo.it

 

 

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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