Il Ponte, giornale del Medio Friuli, maggio 22

Il Ponte, giornale del Medio Friuli, maggio 22

Il Ponte, giornale del Medio Friuli, maggio 22

Il giornale “Il Ponte” è un periodico del Medio Friuli. Ecco il mese di maggio 2022

IL PASSAFIABA

Età suggerita: da 8 anni

Opera pittorica di Doris Turco (Codroipo)  

La fiaba fa parte delle 52 di “UN ANNO DA FIABA”  su www.pierinagallina.it e  librerie.

5° premio al concorso nazionale “Storie in cammino” 2021.

Da dove arrivano le fiabe d’oltreconfine?

Di sicuro non viaggiano in prima classe e non entrano dal titolo principale. Al massimo si infilano di sbieco o dal margine del foglio, volando su un tappeto di linoleum, di seconda mano. Ci si aggrappano strette, anche se la plastica è scivolosa. Non possono rischiare di cadere, perché il loro braccialetto magico non funziona più.

Le fiabe clandestine, invece, nascono sui barconi o sotto il mare, da matite colorate usate con parsimonia per non consumarle o con schegge di legno, là sotto, nella stiva, dove l’odore del pesce è così forte da non salvare un pezzo d’aria per un respiro.

Le fiabe in fuga dalla guerra vorrebbero essere scritte da bambini, donne e uomini, che non hanno tasche per una matita e un foglio e, allora, le pensano soltanto, per trovarci una briciola di speranza quando c’è fame, freddo, paura.

Poi ci sono le fiabe profughe, che raccontano quello che succede in posti lontani. Arrivano dopo viaggi terribili: sporche, macchiate, sudate, infreddolite. Nemmeno i loro braccialetti magici funzionano più.

Ecco perché le fiabe clandestine non vengono accolte bene.

«Chi sei tu? Ce l’hai il passafiaba?» chiede in modo poco gentile la reginastra portinaia.

Amir non sa nemmeno cosa sia il passafiaba! Lui è partito dalla Costa D’avorio, ha viaggiato al buio su un peschereccio puzzolente per tantissimi giorni, non è riuscito a contarli tutti e sua madre è ancora in fondo al mare. Amir racconta che nel suo villaggio era un principe buono, di quelli veri, ma adesso chiede soltanto una coperta e magari un panino.  Per tutto il viaggio non ha toccato cibo!

«Oh! no, un altro principe con la faccia di cioccolato. Ne abbiamo abbastanza di Alì Babà e di quei quaranta ladroni che si è portato dietro. Tornatene nella tua fiaba» gli risponde, seccata, la reginastra.

“Se nel mio paese non avessero bruciato i libri e impedito ai bambini di leggere, io mica ci sarei venuto qui” pensa Amir, ma preferisce stare zitto. Sa di essere in un libro profugo e la cosa non gli piace.

Sta su uno scaffale troppo in alto, per questo è dimenticato e nessuno lo legge mai.

“È come nel mio paese, dove nessun libro è libero di essere letto. Ci vorrebbe il mio braccialetto magico e un Mago Vero” continua a ragionare Amir.

Si sta stretti in un libro profugo. Pagina contro pagina. Però, una cosa bella c’è. È più facile fare amicizia.

In quel libro ci sono fiabe di ogni parte del mondo.

C’è Vassilissa, la ragazzina bionda e bella, che arriva dalla Russia; Xin-Xin, che ha attraversato tutti i fiumi della Cina; Tariq, che ha nuotato nel Gange e Demane, il cui cuore batte forte forte per la sua amata Africa.

Sono tutti personaggi simpatici, perché sono veri e hanno tante storie da raccontare. Però, ci si annoia, in un libro profugo.

Non si possono fare cacce al tesoro né andarsene a fare un volo in tappeto, nemmeno su uno di linoleum e pure di seconda mano.

«Possibile che nessuno voglia leggere la mia fiaba?» urla Amir.

«Io, io sì, ci sono io» strepita una voce fuori campo.

A volte è così. Basta chiedere. Il Mago Vero sale sulla scaletta, afferra il libro polveroso, soffia sulla copertina e annuncia con orgoglio: «Lo leggerò io».

È fatta, Amir ha il passafiaba! Quello che rende liberi tutti i personaggi delle fiabe clandestine, profughe, d’oltreconfine.

Tutti i personaggi trattengono il fiato. Il Mago Vero non è uno che si fa pregare, legge il libro più velocemente che può e, quando arriva la parola fine, Amir e i compagni possono finalmente entrare nel libro dal titolo ufficiale, non più di sbieco né dal margine dei fogli.

«Etcì, etcì, urrah!»  esultano in coro.

«Perché non partecipiamo anche noi alla caccia al tesoro?» propone Xin -Xin.

«L’enigma è scritto sul segnalibro. Eccolo qui. Venti parole in venti lingue diverse e ognuno dei personaggi ne conosce una».

La soluzione la può leggere qualsiasi Mago Vero, quindi, anche tu.

Tesoro trovato. Le fiabe d’oltreconfine esclamano in coro: «Ehi, ma il tesoro siamo noi!»

In quell’istante, il Mago Vero si ritrova le tasche piene di patatine dorate, caramelle e preziose storie incantate.

La reginastra, vista la situazione, tenta di fuggire dal margine di destra, ma quaranta ladroni sono pronti a sbarrarle il passaggio.

«Che cosa ne facciamo di lei?» si chiedono tutti i personaggi delle fiabe.

Il Mago Vero vorrebbe scaraventarla giù dallo scaffale più alto ma Amir, che era il principe buono nella fiaba del suo paese, non riesce proprio a fare il cattivo.

La manda solo in vacanza per un anno, in una fiaba extraterrestre, in mezzo ad alieni melmosi con gli occhi a cucù.  Così anche lei capirà cosa voglia dire essere trattata da diversa, senza avere alcuna colpa.

E Amir?

Amir tornerà nella sua fiaba. Il suo bracciale magico ha ripreso a funzionare e lui vuole fare un incantesimo.

Farà venire a tutti una gran voglia di leggere, soprattutto a chi, nel suo paese, lo proibisce agli altri. Ma, poi, tornerà qui. Per mantenere la promessa fatta a Vassilissa. È troppo bella lei, con gli occhi di lapislazzuli.

Intanto, in questa storia, si festeggia a patatine e caramelle. Siete tutti invitati da qualunque fiaba proveniate. Anche tu, naturalmente!

SCUOLA

LIBRO   FATA NATURA E L’ORTO MAGICO

Tutto è nato dall’idea di Elena Antonutti, responsabile gestione della Scuola Infanzia “Ugo Caparini” di Talmassons, di documentare il progetto “Come nasce un cartone animato – Fata Natura e l’Orto Magico” realizzato dalle Scuole dell’Infanzia paritarie “Sacro Cuore”di Bertiolo,  “M.Immacolata” di Camino al T e di Talmassons, due anni fa.

Il progetto, finanziato dalla Regione, dai comuni di Camino e Talmassons e da alcuni sponsor – Prima Cassa, Bluenergy, Cda, Abaco Viaggi, Agraria Ponte –  ha dato vita a un orto fantastico, i cui protagonisti sono stati i piccoli allievi delle tre scuole e i loro nonni.  Angoli con verdure, piante aromatiche, semina e raccolto, filastrocche e canzoni ne hanno completato l’opera.

Come documentare il gran lavoro?

Con un cartone animato e un esperto regista – Andrea Dalla Costa – che ha trascorso del tempo con i bambini, facendo tesoro delle loro idee e dei punti di vista, dei loro disegni e dei preziosi suggerimenti.

Qualche esempio? Mucche con le parrucche, piante che producono chewing-gum, l’albero delle scarpe e di bolle per fare Boom  e macchine fotografiche al posto dei fiori… e molto, molto  altro.

Ritagliati i disegni – per un secondo di cartone animato ne servono 24  – realizzati i fondali, registrate le voci, aggiunta la musica… ed ecco il risultato: un bellissimo video-cartone animato, interpretato dai bambini stessi.

Ma non bastava: c’era materiale anche per un libro.

Ci voleva una matita magica per le illustrazioni? Vanessa Padovani le ha donate e, così pure il regista Andrea –  trasformato in pittore tecnologico e grafico – che le ha colorate e ha vestito il libro per la stampa.

Ora, “Fata Natura” è una magica realtà di carta e fantasia, ma la sua magia  non si ferma, certo, qui. Infatti, con il ricavato, continuerà ad aiutare  l’A.L.P.I., associazione di Udine che si occupa dei bambini con problemi di respiro.

Il 14 aprile, alla presentazione in Auditorium a Talmassons, dopo il video e la lettura del libro da parte di Anna Pizzale e Vanessa Padovani, i bambini hanno consegnato duemila euro al Dottor Mario Canciani, presidente ALPI.

Autentico e legittimo l’orgoglio di chi ha vissuto il progetto e deglisponsor, che lo hanno reso possibile.

“Fata Natura è un libro-investimento per il futuro. Oggi è una bella giornata” ha detto il sindaco di Talmassons, Fabrizio Pitton, con visibile e condivisa emozione.

LIBRO

“L’ORTO COSCIENTE DELLA MORTE” di Armano Biasatti – Beano

Il titolo potrebbe dare l’idea di possibili tristezze.   Invece, no.

Il contenuto è allettante, frutto di penna descrittiva, immediata e scorrevole.  Come una carezza risulta piacevole da seguire e, fin dalle prime pagine, permette di entrare in connessione col sentire del protagonista, il cui nome è assente, per scelta dell’autore.
La sua storia, pur non inedita, è suggestiva e capace di veicolare una narrazione semplice, ma ricca di spunti emozionali, nell’ambito di una chiarezza espositiva che conquista, incuriosisce e invoglia a continuare, sempre restando nel piacere della leggerezza.

Il romanzo narra l’emigrazione clandestina di un padre e marito di un piccolo paese del Medio Friuli – Beano di Codroipo – costretto dalla siccità a cercare soluzioni per sfamare la propria famiglia. Gli incontri, le avventure, il ritorno, la morte dell’amico italiano conosciuto in Argentina, si inanellano in modo armonico, conducendo a riflessioni e a domande universali: Dio, la siccità della vita, “le prove che dovrebbero accrescere l’anima”, il destino.

“L’Orto cosciente della morte” è romanzo che non parla di morte, se non in un breve inciso, bensì di vita, grama, semplice, ambientata nel lontano 1928, tra Friuli, Lombardia e Argentina. E di un uomo come tanti, in balia degli eventi, di emigrazione e guerra: una figura anonima, ma più che mai attuale. Un essere umano, che cerca gli occhi di una persona straniera per poterci ritrovare il ricordo di una persona cara e per  ripensare a quello che ogni vita può concedere.

Uno spunto di riflessione tutt’altro che banale, rivolta anche alla natura, colei che “sa come continuare a vivere e a ritrovare la sua bellezza. Lei, che ha già sepolto i suoi semi per il domani, per una nuova e bella stagione”.

L’autore si chiede se un racconto visto e descritto in questa maniera possa diventare qualcosa di nuovo, di inedito. “Ci ho provato – scrive –  prendendo spunto da un semplice articolo di giornale. Forse anche la mia vita è stata in qualche modo innaffiata da qualcosa che non ho visto, non ho sentito, ma che, scrivendo e rileggendo il libro, ho percepito essere accanto a me, a noi. Da sempre”.

www.ortocosciente.it

CODROIPO (UD)

NIDIA DORIO, LA SIGNORA DEI PORTAFIAMMIFERI, HA FONDATO L’A.N.D.O.S. di Udine e Codroipo

Tra i suoi tantissimi capolavori – tutti realizzati a mano – spiccano trecento portafiammiferi, che aspettano di essere utili e di fare bella figura nelle case di tante persone.

L’artista, che dà loro vita, è la codroipese Nidia Dorio, 90 anni ben portati.

Lei, di portafiammiferi, ne ha realizzati a migliaia durante la sua lunga vita e, ancora, continua, con l’intento di aiutare chi si trova nel bisogno. Per questo, aspetta, fiduciosa, la possibilità di poterli esporre.

Base di partenza di ogni portafiammiferi è il supporto di legno, che il falegname codroipese Paolo Comisso le prepara, tagliato a misura.  Nidia lo ricopre di colla e di stoffa, ne inserisce i cassettini estraibili, in cui vengono collocate le scatole di fiammiferi, e lo adorna con ciò che la fantasia le suggerisce: piccoli soprammobili, bamboline, fiori.

I suoi portafiammiferi erano stati presentati, tra l’altro, alle mostre artigianali di Firenze e di Milano, dove anche le cantanti Orietta Berti e Iva Zanicchi li avevano acquistati. Già allora, il suo nome era molto conosciuto e apprezzato.

In realtà, nella sua vita, oltre al bricolage, Nidia, ha fatto molto altro. Per trent’anni, e fino alla pensione, è stata dirigente presso la DAS, assicurazione tedesca specializzata in ramo legale, per Friuli e Veneto.  Nel 1980 si è diplomata infermiera volontaria, con grado superiore, assumendo, poi, e per un ventennio, il ruolo di vice-Ispettrice dell’Ispettorato provinciale di Udine della Croce Rossa. Incarichi straordinari e missioni umanitarie l’hanno vista in prima linea in Somalia, Algeria e Libano, nella Beirut martoriata dai bombardamenti, attentati e scontri tra opposte fazioni.

“Sorella Dorio” assisteva i militari feriti e ammalati, sotto il tiro delle bombe e con mille problemi di rifornimenti di viveri, acqua e medicinali, rifugiandosi nei bunker e aiutando anche la popolazione civile. Ha affrontato situazioni igieniche impensabili e ha curato, insieme ad altre eroiche crocerossine, ogni tipo di malattia e ferita. Ha anche svolto funzione di consolatrice per le donne arabe, aiutandole a risolvere i tanti problemi legati alla miseria e alla scarsa considerazione dei loro uomini, per lo più impegnanti in lotte fratricide.

Nel 1987, a Udine, ha aperto l’Associazione A.N.D.O.S, inizialmente in uno spazio concesso dai dottori  Rasciale e Onorato al Policlinico. Fino la 2002, ne ha ricoperto il ruolo di presidente.

Trasferitasi a Codroipo, sempre nel 2002, ha dato vita alla locale sezione A.N.D.O.S., associazione di volontariato di cui è stata presidente per 19 anni, tessendo proficue relazioni e dando vita a iniziative di grande rilevanza umana e sociale.

Lunga e degna di un romanzo è la vita di Nidia Dorio, vedova Lettieri, figlia del Vicepodestà Antonio, titolare della fabbrica di macchine da caffè, in via Cividale, a Udine, e madre di due figli.

Tanti sono i suoi ricordi e li conserva tutti, ben documentati da centinaia di diplomi e riconoscimenti, articoli di giornali e fotografie. Inoltre, conserva preziose lettere ricevute da militari guariti, di bambini diventati adulti e sempre riconoscenti e di tante persone incontrate nel tempo.

Di sicuro ne mette in fila i visi e gli avvenimenti, di giorno e di notte, quando taglia, cuce, ricama, crea fiori di carta, ghirlande, presine, sacchetti portaspesa e, naturalmente, ciò che le sta particolarmente a cuore: i portafiammiferi.

Già li immagina, in bella mostra, in qualche iniziativa benefica, attrarre estimatori del bello, del fatto a mano con fantasia e generoso cuore.

Lo stesso che Nidia ha sempre donato agli altri e che, ancora, batte, nel nome della solidarietà.

CODROIPO

MAURO FERRARI al BENOIS, con il suo libro “Infinitamente piccolo, infinitamente grande”.

Sul palco del teatro Benois – esaurito e con lista di attesa – uno spettacolare Mauro Ferrari, il gigante della Nanomedicina, ha infiammato il pubblico, spaziando dalla musica alla narrazione del suo libro “Infinitamente piccolo, infinitamente grande” edito da Mondadori. Piccolo, come una particella. Grande, come la vita e la passione per la ricerca.

Da uno scienziato di fama mondiale, qual è Mauro Ferrari, tutto ci si poteva aspettare fuorché sentirlo cantare il blues, con voce da Armstrong e Sinatra, suonare il sax e muoversi sul palco come un provetto show man. Invece, così è stato.  62 anni, una vita tra Italia e Stati Uniti, padre di 5 figli, sposato con Paola, con 60 brevetti e oltre 500 pubblicazioni all’attivo, da oltre 30 anni ricercatore sulla cura delle metastasi epatiche e polmonari, si è raccontato, in modo disarmante e umile, come scienziato e come uomo. Il dolore, l’abbandono, la perdita, sono comuni a tutti. Saperli gestire e trasformare in qualcosa di buono per gli altri è il segreto di pochi. Mauro Ferrari è uno di questi. «A volte, mi sento come Gonzo dei Muppets: un uccello innamorato della gallina Camilla, sempre vero con se stesso. Non c’è niente di male a essere se stessi!  Bisogna grattarsi dentro, veder quello che si ha ed essere utili agli altri. Ho incontrato molti fallimenti lungo il mio percorso professionale, nel tentativo di trovare una cura per il cancro metastatico a polmoni e fegato. Da ognuno di quei fallimenti, però, sono nati nuovi farmaci, che hanno aiutato a guarire migliaia, se non milioni di persone. Non dalle metastasi epatiche e polmonari, ma da altre malattie. Spero di fallire ancora, perché ogni fallimento apre porte impensate. Una tazzina rotta, se ricomposta, può essere ancora più bella. Si perde solo quando si smette di giocare. Dio ci ha dato una macchinetta, che ci permette di trasformare il dolore in cose buone per gli altri: le decisioni, le prende sempre il cuore».  Con una squadra di giovani biologi, matematici, medici, ingegneri, chimici di tutto il mondo, ha inventato la nanomedicina, un sistema per veicolare il farmaco direttamente nelle cellule malate. Gigantesco passo avanti nella terapia dei tumori, il suo, a favore dell’umanità. «Mi dispiace che ci siano persone che non si fidano della scienza» dichiara.

In dialogo con Ferrari, la straordinaria orchestra “Rhytm & Blues Band” di Cividale, da 40 anni sulle scene e diretta da Andrea Martinis. Il repertorio intramontabile, con canzoni di  Otis Redding,  Arteha Franklin, Louis Armstrong, Frank Sinatra, Blues Brothers, ha fatto vibrare perfino i muri del Benois e incollato il pubblico, che ha richiesto il tris con standing ovation.

In fila, tra le canzoni, i racconti, con il pensiero alla mamma poetessa, alla famiglia, a ciò che, nella vita, conta: mettersi al servizio, non tirarsela tanto, “tasi e tira”, fai le cose per bene e abbi rispetto.

Una serata come poche, voluta dal caffè Letterario Codroipese, presieduto da Luisa Venuti, in sinergia con il Comune di Codroipo, rappresentato dall’Assessore Tiziana Cividini e l’Associazione codroipese A.N.D.O.S, presieduta da Patrizia Venuti, alla presenza di numerose autorità civili e del Comandante del 2° stormo di Rivolto, Marco Bertoli.

A Mauro Ferrari è stato fatto dono di un’opera pittorica dell’artista Piero De Martin, raffigurante una riflessione all’universo femminile e alla musica.

 

CODROIPO

Serata d’Autore con il fotografo Dario Quattrini

Quanto bello è vedere fotografie belle, scattate con competente passione? Tanto!

Il 9 marzo 22, grazie al Circolo Fotografico Codroipese, presieduto da Paola Toniutti, il fotografo naturalista Dario Quattrini, di Zoppola (Pn), è stato protagonista di una serata d’Autore, in Sala Abaco.  I click proiettati hanno spaziato dal macro ai paesaggi a una serie variegata di animali. Ragni saltatori, vipere, scorpioni illuminati dalla fioca luce della luna, salamandre, fossili viventi, falene, cervi volanti, testuggini, orsi, rane, uccelli come gufi e pojane, peppole, picchi e frosoni, ritratti nei momenti più intimi, sono i suoi preferiti.   Non da meno si sono rivelati i paesaggi e i fiori rari, come l’orchidea del Tagliamento, l’anemone epatica, il dente di cane, e molte altre specie spontanee e rare.   Fotografare, per Quattrini, è paziente e rispettoso rituale finalizzato allo scatto inedito, di animali e piante rari e meno conosciuti.

CODROIPO

CAFFE’ LETTERARIO:  (S)BADANTI e TRE VEDOVE (quasi) INCONSOLABILI, i libri di Paolo Mosanghini

22 marzo 22:  Puzzle di attualità, divertimento e riflessioni sul palco dell’auditorium, grazie al Caffè Letterario Codroipese, presieduto da Luisa Venuti, ai due libri di Paolo Mosanghini, condirettore del Messaggero Veneto, e alla squisita conduzione di Martina Delpiccolo, autrice, critica letteraria e ideatrice di progetti culturali.  Nei due libri  “(S)Badanti” e “Tre vedove (quasi) inconsolabili”, emergono storie di eleganti ilarità, personaggi spassosi, come Nonna Rosa e la badante Ludmilla, pillole di inchiesta sulla società, che sta invecchiando, sana ironia capace di guardare il mondo con leggerezza.

Dita negli occhi e aforismi gustosissimi, problemi demografici ed economici, alto numero di badanti – 16mila in Friuli –  sono argomenti trattati da Mosanghini con la maestria giornalistica che gli appartiene. Sono libri attuali, i suoi, spassosi e profondi, al sapore di aglio e pregiudizio, di figure femminili e del senso della loro vita e di uomini defunti, a Castelmonte come al mare. Il tutto davanti a una briscola, che risolve ogni cosa.

In più, la musica di Chiara Scaini. Al pianoforte ha eseguito brani di Debussy, Schumann, Morricone, Chopin.

CAMINO AL T (Ud)

MANDI ORNELLA E LIO

Hanno lasciato un grande vuoto, Ornella Mauro, 62 anni, perno del volontariato, ed Emilio Gregoris, 75, già sindaco per 16 anni, dal 1993 al 2009.

Due persone che hanno tracciato un solco meritevole di essere seguito a Camino, comunità che hanno amato profondamente e per la quale si sono spesi, assicurando presenza assidua e propositiva.

Ornella, vulcano di idee, trascinatrice di iniziative a favore dei bambini, dei giovani, degli anziani, di chi avesse bisogno d’aiuto. Fondatrice dell’Associazione benefica “Tocca il cielo con un dito” si dedicava, con instancabile generosità, nei campeggi, centri estivi e attività solidali.

Emilio, fedele alla visione lungimirante di territorio vivo, vocato alle sinergie e all’apertura, ha dato creativo impulso alle iniziative intercomunali, allo sport, alla cultura, all’associazionismo. Un condottiero, che guardava lontano, dotato della capacità di tenere unito il paese, al di là dello schieramento politico.

“Abbiamo perso due riferimenti importanti, ma la loro eredità sarà tenuta sempre ben presente nella nostra comunità” ha assicurato il sindaco, Nicola Locatelli.

www.ilpontecodroipo.it/

 

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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