Il Ponte, giornale del Medio Friuli - giugno 2022

Il Ponte, giornale del Medio Friuli  – giugno 2022

Il Ponte, giornale del Medio Friuli – giugno 2022

Il Ponte è un periodico del Medio Friuli: Giugno 2022

ORGNANO  (Fiaba popolare friulana)

Età suggerita: da 4 a 10 anni

Disegno di Angelica Vidussi – a 5 anni

C’era una volta un ragazzone tondo tondo e un poco tonto. Si chiamava Orgnano e viveva con l’anziana mamma in un casolare lontano dal paese. Erano molto poveri e avevano sempre poco da mangiare. Un giorno, la mamma lo lasciò da solo in cantina a travasare il vino dalla botte ai fiaschi, perché lei doveva andare nei campi.

«Vai tranquilla, mamma. Ci penso io a fare bene questo lavoro».

Appena tolto il tappo dal foro della botte, Orgnano sentì provenire dalla strada un insolito vociare: “Viva gli sposi, viva gli sposi. Confetti per tutti”.  Orgnano, golosone com’era, non poteva certo perdere quell’occasione! Così, afferrò al volo la coda del cane, la infilò dentro il foro e gli raccomandò: «Non muoverti di lì, altrimenti il vino esce».

E poi, via a raccogliere i candidi confetti, che sposi e invitati lanciavano ai bambini sulla strada. Dopo un po’, Orgnano tornò nella cantina, ma trovò tutto il vino sparso a terra e il cane sparito. Subito ricordò che, nella cassapanca in cucina, la mamma teneva la farina per fare il pane.  Di corsa andò a prendere il sacco, lo aprì e lo rovesciò sul pavimento. In quel momento, arrivò la mamma, impietrita alla vista di quel disastro: «Orgnano, hai buttato via il vino e anche la farina! Cosa ci rimane adesso?»

«La gallina, mamma» rispose tranquillo Orgnano.

«Portala almeno a mangiare un po’ di erba fresca. Ma ricordati di legare la zampa al paletto, altrimenti il falco la ruba» raccomandò la mamma.

«Stai tranquilla, so ben io come si fa».

Orgnano prese la gallina in braccio, la coccolò un poco, poi la lasciò andare. Libera. Non gli piaceva per niente l’idea di legarla. Subito, ecco piombarle addosso il falco, che la afferrò con le zampe e la portò dritta sulla cima dell’albero più grande. Orgnano, naso all’insù, pensò che avrebbe dovuto tagliare quell’albero, se voleva che la gallina tornasse a terra.  Di corsa, andò a prendere la sega, il carretto e pure la mucca per trainarlo. Si rimboccò le maniche e cominciò a segare l’albero, che cadde proprio sopra la mucca, facendola rimanere stecchita. Come se non bastasse, il falco prese il volo insieme alla gallina. Orgnano cominciò a urlare: «Mamma, mamma, una disgrazia, presto, vieni. La gallina è scappata col falco e la mucca è morta sotto l’albero».

«Oh, poveri noi, come faremo adesso che non abbiamo più vino, pane, uova e nemmeno latte? Moriremo di fame. Orgnano, devi andare al mercato e vendere la mucca».

Orgnano, trainando il carretto con sopra la mucca morta, s’incamminò verso il paese. Cammina, cammina, arrivò giusto il giorno del mercato, dove la vendette per ben sette soldi.

Tutto contento e orgoglioso di sé, riprese la strada di casa, fischiettando allegramente.

Era già sceso il buio e le rane gracidavano nello stagno: “uot, uot”.

Orgnano, insospettito da quel verso ripetuto troppe volte, si fermò ad ascoltarle.

«Parlate con me?» chiese ad alta voce.

Come risposta, ancora: “uot, uot”.

Secondo lui, “uot uot” significava: “otto, otto”.

«Ma no, vi sbagliate. Non ho preso otto soldi. Ne ho presi solo sette».

E le rane di rimando: “uot, uot”.

E Orgnano, sempre più seccato: «Vi giuro che ho preso sette soldi e non otto. Credetemi».

Ma loro, imperterrite, continuavano: “uot, uot”.

«E allora, se non mi credete, eccovi i soldi. Contate se sono davvero sette».

E lanciò i soldi nel fosso pieno d’acqua, tutto soddisfatto per aver dato una lezione di sincerità a quelle rane impiccione e diffidenti. Poi, riprese la strada e camminò finché, stanco e affamato, arrivò a casa.

La mamma lo stava aspettando sulla porta, impaziente e curiosa di sapere che cosa avesse combinato: «Oh, caro il mio bambino, sei tornato finalmente. Hai venduto la mucca?»

«Certo mamma e ho preso sette soldi».

«Sette soldi? Figlio mio, quanto sei bravo!»

«Però, non li ho i soldi!»

«Li hai persi?»

«Non li ho persi, mamma. Li ho dati alle rane».

«Ma come si fa a dare soldi alle rane?»

«Insistevano nel dire che avevo otto soldi e io, invece, ne avevo solo sette. Così glieli ho buttati. Adesso sanno che dico sempre la verità».

A quel punto, la mamma si sedette sulla sedia traballante e, con le mani sul viso, sconsolata, disse: «Ormai, non abbiamo più niente, Orgnano. L’unica cosa che possiamo fare è andare in paese a chiedere la carità. Dai, svelto, chiudi bene la porta e partiamo».

«Sì, mamma, sono pronto».

E, senza pensarci due volte, tolse la porta di casa e se la mise sulle spalle, orgoglioso di essere così forte.

Mamma e figlio, senza voltarsi indietro, affrontarono la via del paese.

Cammina, cammina, la mamma disse: «Fermiamoci, figlio mio, sono stanca».

«Non preoccuparti. Vedi quel grande albero laggiù? Passeremo lì la notte e io ti proteggerò. Stai al sicuro con me, lo sai».

Percorsero ancora un po’ di strada, piena di sassi e buche ed eccoli arrivare al grande albero dalla folta chioma.

«Sì, Orgnano, hai ragione. È il posto giusto per passare la notte. Sediamoci».

«No, no, mamma. È meglio se saliamo, così non prenderai l’umidità».

Piano piano, la mamma davanti e Orgnano dietro, attento che non cadesse, salirono sull’albero e si sedettero sul primo ramo.

«Ah, che bene si sta qui!» aveva appena esclamato Orgnano, quando si sentì un rumore di passi felpati.

«Sst!» sussurrò la mamma e tutti e due ascoltarono con le orecchie tese.

Videro due ladri che, quatti quatti, guardandosi in giro per essere sicuri che non ci fosse nessuno, si sedettero ai piedi dell’albero, appoggiando in mezzo a loro un grande sacco. Nell’aria si sentiva solo il vibrar d’ali degli uccelli notturni.

«Sst!» ripeté sottovoce la mamma.

Ma Orgnano: «Mamma…»

«Cosa c’è?» «Devo fare la pipì».

«No, Orgnano, non puoi, ci sono i ladri».

«Mamma!» «Cosa c’è?»

«Mi scappa tanto».  «E, allora, falla… ma piano».

E i ladri, sentendo quelle gocce sul viso: “Oh, cade la rugiada!”  E subito dopo: «Mamma…»

«Cosa c’è, Orgnano?» «Mi scappa la popò!»

«Oh, no. Non puoi farla adesso, ci sono i ladri lì sotto». «Mamma, mi scappa!»

«Va bene, allora falla, ma falla piano!»

E i ladri, alzando il viso, dissero: “Oh, fanno la popò gli uccelletti!”Mentre si pulivano tra mille smorfie, anche Orgnano cercava di mettersi a posto i pantaloni, dimenticandosi, però, di avere la porta di casa sulle spalle. Scivolando, cadde dritta sopra i ladri, che cominciarono a urlare: “Aiuto, il diavolo ci punisce, perché abbiamo rubato. Aiuto, scappiamo!”

E corsero via, più veloci di un fulmine. Con garbo e pazienza, Orgnano aiutò la mamma a scendere dall’albero e, messi i piedi a terra, videro il grande sacco che i ladri avevano abbandonato. Tolsero il laccio e scoprirono che era pieno di monete d’oro: “Evviva, siamo ricchi!” Orgnano caricò sulle forti spalle il sacco e, sostenendo la madre con la mano, s’incamminò con lei verso casa, dove vissero per tanti anni, ricchi, felici e contenti.

Orgnano è una delle 52 fiabe di “UN ANNO DA FIABA” – www.pierinagallina.it

 LIBRI

VERDE LAGUNA di Silvia Favaretto

Una storia vera nella Venezia del Novecento

Si legge d’un fiato ed entra, senza bussare, nelle emozioni più intime e, lì, resta, anche oltre l’ultima pagina, con il retrogusto sospeso tra la dolcezza di un abbraccio e la fragranza del racconto.    Attrae e conquista, già dalla copertina.

La bella signora con camicetta bianca e orecchini invita a prenderlo in mano, il libro, a sfogliarlo, a leggere di lei e della sua famiglia. C’è anche la sua storia, vera, intessuta di ricordi e vicissitudini, in Verde Laguna. Ambientata nella Venezia di metà Novecento, durante la Seconda Guerra Mondiale, si irradia, luminosa, fino a oggi. Con i protagonisti, ancora, uniti e forti del loro affetto e delle loro storie.

Dagli anni 30 in poi, quante ne hanno passate!

Niente effetti speciali per le loro esistenze vestite di carne e sentimenti, né per i luoghi, che acquistano spessore, che vibrano dentro, come le canzoni. Tre fratelli rimasti soli, orfani, rinchiusi nei collegi dai parenti. Bambini, prima, e adulti, poi, sono semplici e comprensibili a tutto tondo, compagni di viaggio, che aprono le porte della loro, segreta, dimensione. Le loro vite diventano straordinarie, perché vissute e riconosciute.

C’è molto da imparare da questo romanzo vero, documento storico e geografico di una Venezia ai più sconosciuta, descritta con certosino garbo e profondo amore. Verde Laguna porta via dal qui e ora, facendo camminare il lettore a fianco dei protagonisti, quasi il loro specchio, riflesso tra le pagine. Con chiarezza e semplicità insegna che si può risanare il passato dando una direzione al presente e che, il dolore, può essere farmaco guaritore, potente formula magica di protezione e riscatto.
Plauso all’autrice, per aver ricostruito, con penna elegante, forte e delicata, il senso e il valore della propria famiglia, di generazione in generazione.

E per aver saputo rammendare i fili lisi dalla dimenticanza fino a creare una nuova attualità, basata sulla fiducia e sulla speranza. Un atto d’amore, il suo, covato per 25 anni, divenuto libro attraverso la terapia delle parole, che, ancora una volta, si rivelano preziosa arte curativa.

Edito da ML. Mazzanti Libri     www.mazzantilibri.it

IL VIAGGIO DI GIOIA

Non c’è il nome dell’autore sulla copertina di GIOIA. Per scelta di chi, questo libro, lo ha sognato, pensato, distillato, con il cuore a fior di pelle e la volontà di essere portatore di bene. Affinchè possa essere un cammino in cui, ognuno, possa riconoscersi.

Io l’ho fatto: mi sono riconosciuta. E spero sia così per molti. Magari per tutti.

Credo sia proprio questo il desiderio di Alberto Cancian, l’autore di GIOIA o, meglio, del viaggio di GIOIA. GIOIA è libro – quasi – tascabile, candido alla vista, con leggere pennellate di verde e due figure che si tengono per mano. Appaiono in lontananza, eppure sono così vicine.

Rappresentano l’Amore universale, come in una fiaba, quello che sa attraversare le esperienze e i sentimenti umani. Profuma di talco la scrittura del viaggio di GIOIA, una bambina in crescita, che si nutre della vita e dei suoi avvenimenti, del suo eterno fluire, un po’ come fanno le albe e i tramonti e le onde del mare.  Il libro è un abbraccio, istintivo e rotondo, agli anfratti di fragilità e alla forza che la contiene.

È ricamo di valori e di patrimoni di ognuno, da proteggere, con unghie e conoscenza. Anche l’Amore va imparato, a volte, o cucito col filo di discorsi che non smettono di tessere le luminose trame della vicinanza. Ed è, così, che dall’Amore nasce Amore. GIOIA incarna ognuno di noi, impegnato a compiere al meglio il viaggio nella vita.

GIOIA pone domande e ha bisogno di risposte. Le trova, perché sa ascoltare. Le condivide con il lettore, affinchè diventino patrimonio comune. Se queste pagine riusciranno a far sbocciare un po’ più d’amore, di tenerezza e GIOIA sulla pelle dell’umanità e sulla superficie del pianeta, allora saranno lampi immacolati, come quando la luce del sole si fa accecante, specchiandosi su una scheggia di vetro. Sarà vernice per dipingere l’essenziale. Perché l’Amore vero è qualcosa che meritiamo, tutti, ma che, non tutti, siamo disposti a rischiare, per averlo.

https://www.amazon.it/viaggio-Gioia-Alberto-Cancian.

CODROIPO – PASSARIANO

ROSSANA, la signora dei cappelli

Rossana Rinaldi vive a Passariano, in Piazza Dogi, affacciata sul parco di Villa Manin.

«Sarei dovuta nascere un po’ prima» esordisce, con un sorriso dolce, che riporta ai film di fine 800 o inizi 1900, quando ogni donna sfoggiava il cappello, in qualsiasi occasione.

Fin da bambina, infatti, Rossana ammira i cappelli delle interpreti dei tantissimi film che ha visto, guardato, trasformato in idee. Le sono sempre piaciuti, i cappellini, di ogni foggia e colore, ma non ne ha mai indossato uno.

«Mi piace vederli sulle altre donne, ma, io, non mi ci vedo proprio» assicura.

Nata aVarmo, è cresciuta con mamma Angelica, sarta, a pane e filo e aghi e stoffe. Oltre alla passione per il cucito, la manualità è sempre stata il suo forte.

A 15 anni, nel 1972, iniziava a lavorare come commessa nello storico negozio di abbigliamento “F.lli D’Affara”, in centro a Codroipo. Dopo 25 anni – causa chiusura attività – continuava da “Arteni”, nota azienda di abbigliamento, e, fino alla pensione, da “Renata”, merceria in via Candotti.

Una vita con l’ago in mano, la sua.

Sposa di Ezio, madre di Sara e Anna, Rossana accudisce amorevolmente mamma Angelica e la suocera Albina, entrambe oltre le novanta primavere, ma non trascura il richiamo, sempre forte, dei cappelli.

Per dar loro forma e vita, trae ispirazione da film e giornali, ma sono i materiali a stuzzicare la sua creatività: passamanerie, veli, piume, accessori, pellicce, stoffe.

«Più lavoro richiede, più il cappello mi piace» spiega, gesticolando, quasi in forma di narrazione.

«Quando creo, mi sembra di tornare indietro nel tempo. Visualizzo colei che lo porterà e provo una sensazione di gioia fantastica. Quando lo vendo, provo piacere nel sapere che piace. Vederlo indossato, mi regala una bellissima emozione».

La si può incontrare nei mercatini, Rossana, ma solo in quelli vicino a casa. Non va più lontano, perché non vuole che la sua passione diventi lavoro. Deve rimanere giocoso divertimento, lo stesso che desidera trasmettere a chi, i suoi cappelli, li sceglie e li porta volentieri

E, come lei, li ama.

Per contatti: mollannes@gmail.com

BERTIOLO

ASSOCIAZIONE ERA a TRIESTE E ALLA MOSTRA DI FRIDA KALHO

Grande successo per la prima iniziativa fuori Bertiolo dell’Associazione ERA, presieduta da Serena Mantoani. Meta: Trieste, con San Giusto e il Castello, guidati da Costanza Brancolini,  e l’interessante mostra della pittrice messicana Frida Kalho.  Insieme a Serena, Giuly Cisilino e Annetta Bertolini hanno reso speciale il viaggio, arricchendolo di attenzioni e pillole culturali molto coinvolgenti.

RIVIGNANO-TEOR

Comitiva della “50 e più” in tour tra Villa Otellio e il Castello di Flambruzzo

27 aprile 22:   Nell’ambito del progetto “Scopri il tuo territorio”, l’Associazione “50 & più” ha fatto conoscere  ai suoi associati e simpatizzanti le meraviglie di Ariis, accolti e accompagnati dagli assessori  Andrea Pertoldeo e Vanessa Velo.  Il castello, che fu dei nobili Savorgnan fin dal 1339, dove visse Lucina, la vera Giulietta – resa celebre da Shakespeare, con la tragedia nota come Giulietta e Romeo –  la magnolia più grande d’Europa, l’acquario, autentico museo, che ospita le specie ittiche tipiche dell’ecosistema fluviale friulano, il pranzo alla “Regina del Bosco”,  antico casolare dalle profonde radici storiche, con le leggende narrate da Cristian e da Giordano Paron.

A concludere la giornata, la visita al castello di Flambruzzo, che fu del maresciallo Pietro Badoglio, accompagnati dal duca Alessandro e dalla consorte Clotilde Antonietti.

CODROIPO

L’ASSOC.  “50 & più” SCOPRE CODROIPO

Tiziana Cividini, Giovanni Comisso, Franco Cristofoli, vicepresidente 50&Più

Ha un progetto molto interessante, l’Associazione “50 & più”, presieduta da Guido De Michielis: “Scopri il tuo territorio”. Ogni mese, infatti, programma la scoperta di un tassello del Friuli, con associati e simpatizzanti.  Il 19 maggio, ha puntato l’attenzione su Codroipo e una cinquantina di persone è giunta, qui, a scoprirne le peculiarità: Parco Risorgive, 8mila anni di esistenza, Mulino Zoratto, unico in Italia, pranzo al Nodo Hotel & Spa, con menu a base di baccalà e polenta con farina del Mulino, visita al laboratorio orafo di Piero De Martin e a quello pittorico di Antonio Fontanini.

Le eccellenze in programma sono state valorizzate anche dalle competenze di Tiziana Cividini, assessore, e della guida naturalistica, Giovanni Comisso, oltre che di De Martin e Fontanini.   La giornata si è rivelata un puzzle di scoperte, davvero, degno di nota e molto ben organizzato.

CODROIPO

“INVITO ALL’OPERA” AL TEATRO BENOIS: Concerti lirici nell’immaginario scenico di Benois

A cura dell’Associazione Musicale e Culturale “Città di Codroipo”, con il sostegno del Comune di Codroipo, tre concerti lirici – nell’immaginario di Nicola Benois – hanno trovato vita al teatro Benois, nelle serate del 28 aprile, 5 e 12 maggio. Presentate dal M.o Giorgio Cozzutti, con voce fuori campo di Chiara Grillo, hanno fatto emergere ugole di elevato spessore artistico, quali Giorgio Caoduro, baritono, Anna Viola, soprano, Silvia Regazzo, mezzo soprano, Federico Lepre, tenore ed Eugenio Leggiadri Gallani, basso baritono, accompagnati al pianoforte da Alessandra Sagelli, Margherita Cogoi, Daniele Russo e Michele Bravin. Una serata è stata dedicata agli allievi del Conservatorio Tomadini di Udine e della Scuola di Musica di Codroipo.

L’invito all’opera ha voluto dare risalto alla figura dello scenografo russo Nicola Benois, che, a Codroipo, ha vissuto gli ultimi anni di vita, insieme alla moglie Disma de Cecco, cantante lirica di fama internazionale. A delinearne le personalità è intervenuto Piero Pittaro, a entrambi legato da lunga amicizia.

“Riprendiamoci la musica dal vivo e non rimaniamo a casa” è il messaggio che Tiziana Cividini e Giorgio Cozzutti hanno espresso con convinzione ogni serata, facendo propria la frase di   Dostoevskij: “Sarà la bellezza a salvare il mondo e noi salveremo la bellezza”, oltre all’augurio che la nuova amministrazione comunale investa nella cultura.

CODROIPO

TEATRO “CHI È DI SCENA?”

6 maggio 22. Al teatro Benois, quanta magia in un teatro giovane! Non c’è bilancia per misurarla, ma solo tanta gratitudine. Per gli 11 interpreti, per la regista, Monica Aguzzi e per chi dà una mano, per Zerotraccia, la giovane associazione teatrale.

“Chi è di scena?” è il titolo dello spettacolo, che ha divertito, incollato, stupito.

Tratto dalla commedia “Rumori fuori scena” di Michael Frayan, ruota attorno a una casa di campagna, dove si intrecciano vari personaggi, molto ben delineati nelle loro peculiari caratteristiche. La signora Clackett vorrebbe vedere la Royal alla televisione dei padroni, magari leggendo il giornale e mangiando un saporito piatto di sardine. Un agente immobiliare irrompe con una delegata dell’ufficio delle imposte e arrivano pure i padroni di casa, dopo aver inscenato una fuga all’estero, e pure un ladro e uno sceicco, intenzionato a comprare la casa. Alle complicate entrate e uscite dei personaggi si sommano scene inaspettate e divertenti e, pure, un regista perfezionista. Gli attori, spremuti fino al midollo, alla fine, risolvono ogni cosa, dimostrando invidiabile padronanza della scena e visibile affiatamento.

CODROIPO

“RITORNO ALL’INFERNO – 1992-2022”    con Toni Capuozzo, Paolo Mosanghini e Igor Vucic

18 maggio 22.

Sul palco del teatro Benois l’inferno delle guerre, da trent’anni a oggi, da Sarajevo all’Ucraina.

Difficile infilar parole per descriverne le sensazioni quando, a parlarne, sono gli inviati di guerra Toni Capuozzo, il suo cameramen sloveno Igor Vucic e, in collegamento da Trieste, Fausto Biloslavo, intervistati dal co- direttore del Messaggero Veneto, Paolo Mosanghini.

Inevitabili il groppo e l’orrore e la compassione e la paura. Amplificati dalla visione del docufilm “Ritorno all’inferno, 1992-2022”, dopo trent’anni, a riabbracciare Kemal, il bambino di pochi mesi, senza gamba, che Capuozzo aveva portato in Italia e tenuto per sei anni.

Un film vero, di guerra ancor più atroce perché intima, tra chi si conosce, di un dolore che cerca ancora un senso. Analisi lucide sulla guerra e sulla pace, che nessuno – oltre al Papa – cerca di costruire, visuali controcorrente, emergono, forti, da coloro che, in prima linea, hanno documentato e raccontato.

Oggi, sopravvissuti, contrariamente a tanti, troppi colleghi giornalisti.

Oggi possono parlare, da autorevoli testimoni, in serate come quella voluta dal Caffè Letterario Codroipese, Comune – rappresentato dall’Assessore Tiziana Cividini – e Circolo Lumiere, e in Balcania, il nuovo libro di Capuozzo.

“Pagano sempre i più deboli, le guerre lasciano macerie dentro, non solo quelle di pietra. Ti chiedi a cosa siano servite, le guerre, e la risposta sta nei cimiteri e nei monumenti. Le guerre uccidono l’innocenza ed è tremendo guardare le cose col senno di poi. Stiamo scavando fossati di odio, su un pallottoliere di vita e morte.”

Hanno masticato e inghiottito guerre, Capuozzo e Vucic, eppure le loro parole e le loro immagini sono proiettili carichi di calda umanità e mai spenta passione.

Dopo serate come questa, l’indifferenza, no, non è ammessa!

CODROIPO:

FOTO D’AUTORE con WILLY SANSON

20 maggio 22: metti una sera, a Codroipo (Ud), comodamente seduto in compagnia di un fotografo di viaggi, Willy Sanson, 43 anni, di Grado.  Le sue foto, come la sua storia, ti prendono per mano, perché, a raccontarle, con lui, è la moglie Desy.  E, in una sorta di magia, ti ritrovi “Fino in capo al mondo”, in luoghi proibiti o inarrivabili: Cina, Birmania, Thailandia, India, con popoli come gli Apatani, gli Eng, l’etnia Lahu Shi, e molti altri. 14 anni di viaggi in solitaria – 5 mesi all’anno – narrati anche dalle foto e dai video: intensi, come un ” Oceano infinito di anime”, il loro progetto.

Emozionante sorpresa a ogni immagine, al punto da non volersene staccare. In Sala Abaco, a cura del Circolo Fotografico Codroipese, presieduto da Claudio Odorico.

CODROIPO

Presentato il romanzo di LORENZO BATTISTUTTA “Il ritorno delle nuvole bianche”

Il formatore friulano Lorenzo Battistutta, da 27 anni, tiene corsi su come vivere con pienezza le relazioni più importanti della vita.  Nel 2001, a Udine,  ha creato “Aligen”  con lo scopo di riportare alla luce l’antica via della conoscenza ormai dimenticata.

Nel romanzo “Il ritorno delle nuvole bianche”, grazie alla penna di Sara Beinat, condensa i suoi insegnamenti, mostrando – a chi lo desidera – la strada per intraprendere un viaggio verso se stessi e realizzare i propri sogni. Non ci sono formule segrete, ma esempi concreti di vita quotidiana in cui i protagonisti sono alle prese con discussioni, bugie, manipolazioni, critiche.  Sarà la guida, Guglielmo, a mostrare loro il modo per ridurre queste tossine delle relazioni e riprendere in mano la propria vita. Il romanzo porta con sé gli insegnamenti dell’educazione etica: 5 ragazzi e un vecchio saggio scoprono sette stanze. Il filo rosso che le unisce è “dire senza ferire e ascoltare senza subire”. Quando ferisci fai un torto all’altro, quando subisci fai un torto a te stesso.

Alla serata del 25 maggio 22, in Sala Abaco, Battistutta ha regalato pillole del suo sapere, accompagnato dalla scrittrice Sara Beinat, dalla presentatrice e cantante Flavia, e da Massimo alla chitarra.

“Solo i sogni sono realtà, il resto è solo fantasia –   Ognuno deve cantare la canzone che ha dentro – Non esiste una persona senza talenti, ma una persona che non li ha ancora liberati – Gli ostacoli più grandi sono le relazioni – Puoi dormire o alzarti: dipende da te –   La vita è come un vassoio, offre tutto. Spesso sei tu che non lo vedi – Dentro ogni seme c’è già il tuo albero”.

CODROIPO

RISORGIVE, PATRIMONIO DEL NOSTRO TERRITORIO

La serata dedicata alle Risorgive ha riunito, in Sala Abaco,  Il Circolo Fotografico Codroipese, presieduto da Claudio Odorico, il  Caffè Letterario Codroipese, presieduto da Luisa Venuti,  Antonio Fontanini, pittore, Tiziana Cividini, archeologa, Giovanni Comisso, naturalista.  Video di foto scattate da Claudio Zamparini e dai fotografi del Circolo, quadri, storia risalente a milioni di anni fa, prospettive e problemi attuali, sono stati il fulcro di un incontro illuminante sul gioiello Risorgive, 50 ettari, e visitato da 40mila persone all’anno. Il ritrovamento di reperti testimonia la presenza umana già 7mila anni fa e 2milioni di anni fa, a Codroipo, c’era il mare. La nostra pianura, infatti, è alluvionale, per effetto dei detriti delle montagne. Abbiamo la fortuna di poter osservare sorgenti, prati umidi e asciutti, fiori, piante carnivore, piccoli insetti, relitti glaciali – come la primula farinosa, l’orchidea spontanea su prati non arati da almeno 40 anni, la genzianella  – e un pullulare di vita incredibile. Che le Risorgive siano un ambiente raro e prezioso è evidente. È sempre la stagione giusta per visitarle, con le fioriture – da San Marco a ottobre – e le visuali che regalano, a ogni ora del giorno diverse.  Un ambiente invidiato, ma non valorizzato come meriterebbe, e troppo piccolo. Secondo Angelo Petri, andrebbe ingrandito per essere promosso a livello europeo.

SPORT

CODROIPO:  MINI RUGBY INCONTRA  L’EUROPA

8 maggio 22:  l’unica tappa Italiana del progetto della Comunità Europea Erasmus “Restart” ha fatto tappa a Codroipo  – ospitata in Sala Abaco – per un tavolo di lavoro dedicato al mondo del mini Rugby e dello sport.

Susana Greggio e Riccardo Sironi, perfetti coordinatori per il miniRugby Italiano, e Stefano Zamparo, in rappresentanza della OverBugLine Rugby Codroipo, si sono confrontati con DSR Superkid (Croatia), Karate klub Kaptol (Croatia), Drustvo Partizan Vic (Slovenia).

Francesco Cirinà, consigliere regionale FIR,  ha illustrato ai rappresentati Europei l’andamento regionale e nazionale del Rugby.

L’ importante visione tridimensionale e il ragionamento trasversale sullo sport e sul mini Rugby, ha gettato basi solide di confronto. Le differenze sono tante, ma le sinergie vincono.

Più lingue e più culture sono crescita, ricchezza e forza, quando lo sport ne è motore comune.

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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