
Enrico Galiano “Eppure studiamo felici”- Sedegliano (Ud)
25 settembre 21: Con Enrico Galiano in “Eppure Studiamo felici”… due ore di divertente scuola. Forse, come quella che dovrebbe essere, ogni giorno.
A Sedegliano (Ud) nel teatro “Plinio Clabassi”, con il tutto esaurito decretato da tempo. Foto Erolà-Paola Baracetti
Le rosse poltroncine hanno accolto le famiglie. Un miracolo? No, semmai un nome: Enrico Galiano, pordenonese, classe 1977, insegnante di letteratura a Chions (Pn), tra i dieci insegnanti più amati del web.
Amante della bici, in sella si reca alle presentazioni. Attore, performer, scrittore: un multitasking, si dice, oggi.
Tanti i suoi libri – li ho letti tutti – sugli adolescenti, sul loro sentire e desiderare e sperare e agire.
Il Prof. Galiano li capisce e non è un fatto eccezionale.
Li conosce, perché li osserva, sta loro accanto, li ascolta, ne sente il vibrare più intimo, quello inespresso, quello inespressibile.
E ne scrive: ecco perché è amato dai ragazzi, ma anche dai loro genitori, che, grazie ai suoi libri, entrano – in punta di piedi – nella testa e nel cuore dei loro figli e nipoti.
A Sedegliano, Galiano si è presentato con scarpe da ginnastica bianche, camicia bianca e cravattina nera, abbinata ai pantaloni. Un bel guardare, insomma.
Con lui, sul palco, il musicista-cantante-attore Pablo Perissinotto. Armato di chitarra, baschetto e baffetto, ne ha condiviso lo spettacolo, abilmente strutturato a misura dei ragazzi d’oggi: agile, attrattivo, ritmato.
Addirittura scomodando Rodari, Dante, Michelangelo, Baudelaire, Galilei, Tenco, e, perfino, il vocabolario Zingarelli. Diffondendo il messaggio dell’Onlus Still Irise, fondata da Nicolò Govoni, che costruisce scuole nei paesi più difficili. E sono molto, molto migliori delle nostre!
Due ore di spettacolo-puzzle, come fosse un giorno di scuola qualsiasi.
Prima ora: grammatica.
Seconda: mitologia.
Terza: letteratura.
Quarta: storia.
Ricreazione.
Quinta: Dante.
Dalla Hit parade degli strafalcioni sul web a una vera e propria lezione sull’apostrofo: qualcosa che, prima, c’era e, poi, non c’è più.
Altrochè se si impara, così. “Lorgoglio non serve, l’apostrofo, sì”.
Perché scrivere bene è questione di gentilezza, come preparare il pranzo o il sale o due ragazze gelose. Perché la grammatica fa la foto della lingua.
Mitologia? Favola che dà ogni risposta.
Per esempio: “Perché il mondo va così male?” Ecco la risposta di Dante: “Ci sono due grandi forze, natura e fortuna, e stanno dentro ognuno di noi. Tutti siamo opere d’arte e, ciò che dobbiamo fare, è far loro spazio per uscire”.
A “Cara maestra” e “Meraviglioso”, canzone conclusiva, Galiano e Perissinotto hanno affidato i messaggi di bene, per una scuola e una società con la S maiuscola..