MUSEO CARROZZE CODROIPO (UD) – PIERINA GALLINA : “Testimone del nostro territorio dal multiforme ingegno” - Pierina Gallina news

MUSEO CARROZZE CODROIPO (UD) – PIERINA GALLINA : “Testimone del nostro territorio dal multiforme ingegno”

 Una serata come poche nella Vita. Una dichiarazione di affetto e stima inaspettata da così tante persone che hanno accolto l’invito di far parte dell’iniziativa voluta dal Comune di Codroipo  con l’Assessore Tiziana Cividini e dalla casa editrice “L’orto della Cultura”, rappresentata da Maura Pontoni.
Non credo di meritare il titolo di “Eccellenza” del territorio ma confesso che ho provato emozione sì e incredulità nel vedere così tanti visi e sorrisi carichi di simpatia, venuti al Museo delle Carrozze di San Martino di Codroipo per me.
Voglia di salutarli tutti e non riuscirci perchè erano davvero tanti al punto che molti sono dovuti tornare indietro perchè il posto fisico era esaurito. “Come capita di rado” ha detto la conservatrice Donatella Guarnieri.
Ringrazio tutti, uno a uno, persone di Camino, Codroipo, Udine e e di tanti altri luoghi. Le lettrici Monica Aguzzi, Sibilla Pinocchio, Vanessa Padovani, Angelo Seretti, il Coro 5, con la maestra Elena Blessano e la pianista Chiara Castellano, Giada per la parte tecnica.  L’assessore di Camino Cristina Pilutti, Renata Capria D’Aronco, presidente del Club Unesco di Udine, Piero de Martin, presidente Rotary di Codroipo, Gustavo Zanin e tanti tanti altri. Le mie colleghe,  miei ex allievi, la mia maestra di pianoforte, Renzo Calligaris, direttore del Il Ponte e Angelo Petri de Il Paese, i miei amici del 52 di Pozzo, Codroipo, Camino.  Ancora non ci credo.

L’11 novembre ho letto su “Il Ponte on line” questo articolo  firmato  Silvia Iacuzzi che ringrazio.
 
“Così ha esordito ieri sera l’Assessore alla
Cultura del Comune di Codroipo Tiziana CIvidini nel parlare di Pierina
Gallina: “parafrasando Omero bisogna riconoscere a Pierina di essere una
donna dal multiforme ingegno”.  

Al Museo delle Carrozze d’Epoca di san Martino di Codroipo, ieri sera, di fronte ad una galleria gremita, si è tenuta l’ultima serata dell’edizione 2017 delle “Eccellenze del nostro territorio

che ha visto l’intervento di artisti e scrittori di tutto il
Medio Friuli come ha ricordato Maura
Pontoni, responsabile editoriale
della casa editoriale Orto della Cultura.
Durante l’evento è stata
ripercorsa la vita di Pierina quale testimone e voce del
nostro
territorio tramite letture a cura di Monica Aguzzi, Sibilla Pinocchio e
Vanessa Padovani, una delle tre figlie di Pierina. Pierina, nota ai più
quale insegnante ormai in
pensione della scuola dell’infanzia di Rivolto
e accompagnatrice dei viaggi
dell’agenzia di famiglia, da 40 anni
collabora anche con la nostra cooperativa e racconta le vicissitudini
del nostro territorio con tutta la passione di chi vive da protagonista
nella sua comunità. Bisogna poi ricordare che oltre a insegnante,
viaggiatrice e giornalista, Pierina è anche poetessa con due raccolte
già pubblicate
(“Come petali di luna” e “Come aerei di carta”) ed ha
sempre trovato il tempo per l’impegno nel sociale con il suo contributo a
tante attività ed in
particolare alla Scuola di Musica con la sua
partecipazione fin dagli
esordi al Coro 5. Immancabile infatti durante
l’evento l’esibizione dello stesso coro diretto dal M° Elena Blessano.
Donatella
Guarnieri, curatrice del Museo, ha sottolineato che la rassegna sulle
eccellenze del territorio continuerà anche nel 2018.” foto Silvia Iacuzzi


 
 90  minuti in cui il mio pezzo di vita si è intrecciato ai ricordi, alle esperienze sociali e alle cose realizzate, ai numeri che parlano di oltre quarant’anni di scrittura sui vari giornali,


Messaggero Veneto, Il Friuli, Vita Cattolica, il Ponte dal 1976, il Paese, Forte e Chiaro, questo blog e i libri che condensano un cammino di persona come ce ne sono tantissime ma che ama giocare con le parole e guardare e vivere per poi raccontare. In varie forme. Ovunque. Persino sulle nuvole. (Foto di Mariarosa Ferro)

  

Il pubblico


CORO 5


foto di MMMi

                                   

INCONTRI

Gustavo Zanin
Renata Capria D’Aronco
Anna  –  Micaela  –
Gianni – Paola – Teresa – Barbie – Manlio – Rosy
-Maristella/Paola/Raffaella/Sandra – Maria Rosa e Angelo – Elsa e Bepi -e tantissimi altri con cui non sono riuscita a fare la foto e me ne dispiace.

LETTURE



  
                                             MONICA:  “E LA CHIAMARONO PIERINA” 


Pensava di essere in menopausa, Olga, ma il ritardo era
troppo e la pancia s’ingrossava. Sì, era incinta. “Ai figli guai dire qualcosa”
aveva detto Pietro, suo marito.  Così, un
giorno, armata di coraggio, andò da suo fratello, un armadio d’uomo, baffoni
neri appoggiati sulle guance. “Sono incinta”. E lui, con voce burbera ma buona
le rispose “ E allora? Cosa vuoi che sia? Se te lo manda Dio questo figlio. Va
tenuto”. “Nooo, io sono vecchia, ho quarant’anni e due figli grandi. Siamo in
affitto in due stanze e potrebbero mandarci via. Un altro figlio, no”.


Piangeva di nascosto Olga, dentro la camera chiusa mentre
preparava le fasce e le scarpette di lana. Secondo i suoi conti sarebbe nato a
giugno, col caldo, questo bambino. La mattina del 24 giugno la pancia le faceva
troppo male. Ma doveva fare finta di niente almeno finché il figlio più grande,
di 14 anni, non fosse andato a lavorare in officina. E l’altro di 12, non fosse
andato a chiamare la nonna in bicicletta.


Loro non dovevano sapere niente. Erano convinti che lei
avesse mangiato tanti fagioli. Infatti, quando chiedevano al padre “Perché la
mamma sta diventando sempre più grossa?” lui rispondeva “Eeeh! Mangia troppi
fagioli”. Quella stessa mattina nacque una bambina. Non c’era l’orologio e
l’ora del suo arrivo è rimasta sempre un mistero. Tra le nove e mezzogiorno
comunque.

Era il giorno di San Giovanni.  “Si chiamerà Giovannina? “ osò proporre Olga
al marito, impazzito dalla gioia “No, no” le rispose. “ Si chiamerà Pierina perché
il  giorno di San Pietro la battezzeremo
e mio nipote Pietro sarà il padrino e il prete sarà Don Pietro.” Così, quella
bambina di cinque giorni, oltre al battesimo e a un paio di minuscoli orecchini
d’oro, aveva ricevuto anche un nome: Pierina.

Che fa rima con Gallina. 
Già all’asilo iniziò la parata di prese in giro e, quando cominciò a
essere cercata da frotte di ragazzini, la prima cosa che chiedeva loro era il
cognome.  Poi incontrò un bellissimo
ragazzo che di cognome faceva “Padovani”. “Perfetto. Questo me lo tengo”. Ignorava
però l’esistenza della gallina padovana e 
qualcuno la chiama  ancora oggi,
con affetto, “Gjaline padoane”. 

Appena sposata si firmava Pierina Padovani. Poi, a un corso
d’inglese, una frase detta da una ragazza sconosciuta, cambiò in un attimo il
giudizio malefico che aveva sempre avuto del proprio cognome. “Ma sai quanto
sei fortunata ad avere un nome e un cognome così? Nessuno può dimenticarsi come
ti chiami”. Da quel preciso momento Pierina riprese il Gallina sulle spalle,
sulle firme e, soprattutto, sul cuore.

2            SIBILLA: C’ERA UNA VOLTA… UNA BAMBINA CHE
SCRIVEVA SULLE NUVOLE
  

Forse aveva imparato a scrivere ancora prima di parlare,
ancora prima di leggere. Le è sempre stato congeniale, come respirare.  Da bambina vedeva gli altri giocare. Lei
scriveva.  Ora sa di essere fortunata
perché nessuno l’ha mai rimproverata per questo. Adorava e adora il rumore
della penna tra le dita, della parte destra della mano che pattina sul foglio. Ancor
di più, ama mettere una lettera dopo l’altra, in fila non perfetta.  Una frase accordata con quella dopo e andare
altrove pur rimanendo lì.

Si chiede ancora come un foglio di carta possa diventare
qualcosa di umano e far star bene.

Quella bambina ormai nonna ha sempre la penna in mano e un
quaderno alla Hemingway.  

Ora c’è il cellulare che vorrebbe sostituire quel quaderno
con elastico ma sono le parole a ribellarsi.

Perché sono diverse da quelle pensate per il foglio di carta,
morbide, genuine, calde. 

Se dettate o scritte velocemente risultano asettiche,
senz’anima, impersonali.

Le parole più vere sono quelle affidate ai suoi diari, una
collana di fatti e preziosità in bianco e nero testimoni del suo camminare
sulla terra.

Quella collana è fatta di 50 perle. Una per ogni anno.

A fermare cinquant’anni in diari ufficiali e almeno 60 in
quelli sparsi su quaderni e foglietti ormai perduti.

Conserva ancora qualche quaderno delle elementari, custodi
ingialliti di pensierini che parlano di una bambina con le lentiggini che amava
scrivere.

Ovunque.

Perfino sulle nuvole.

3                                          VANESSA:   SEMPRE AVUTO I
TACCHI LEI  

Non sapeva nemmeno cosa fosse un paio
di scarpe con i tacchi eppure… camminava sulle punte. E le piaceva. Eccome se
le piaceva. Le sembrava di volare. Non esisteva la danza né la televisione.
Solo un mondo tutto suo, fatto di cose belle e buone, con amici immaginari e
bambini cui insegnare a scrivere o cui raccontare storie inventate sul momento.

Già… non c’erano nemmeno libri né
biblioteche.

Quella minuscola bambina, lentiggini,
treccia e timidezza, danzava sulle punte dei piedi andando a prendere il latte
in latteria. Ogni sera. Da sola, parlando con chissà chi, salutando chiunque
incontrasse. Pentolino in mano, si avviava verso la grande latteria dal
pavimento sempre bagnato, e le  scarpe
che aveva ai piedi si trasformavano in scarpe col tacco. Alto. Con i
brillantini e l’oro luccicante.  Tornava
a casa camminando lentamente. La via era lunga e le permetteva di assaporare il
buio e le luci delle case accese.

Sapeva bene ciò che la aspettava. Il
profumo di polenta appena fatta, rovesciata fumante sul tagliere, forse lo
spezzatino e poi, semplicemente, andare a dormire.  D’inverno si gelava. Suo papà le metteva il
proprio cappotto sopra l’unica coperta color crema e il bordo in raso d’oro per
paura che avesse freddo.

E le diceva “Dentro la tana”. E le
sorrideva. La mattina era quasi normale alzarsi con la neve e lavarsi con
l’acqua calda era un lusso. Poi a scuola, a piedi, con i geloni nelle mani e il
perenne mal di orecchie. Per fortuna c’era il dottor Giacomarra che arrivava
con la cinquecento blu e le raccomandava il passamontagna.

E sua madre sempre zitta. Ma quella bambina
non voleva essere come lei.  Sognava un
mondo buono, dove tutti si volevano bene, dove tutti si aiutavano e dove non
c’erano litigi né grida.

E disegnava il suo futuro con le
parole.

Avrebbe avuto tanti bambini e avrebbe
fatto la maestra.  

Già parlava con loro nelle notti
solitarie e nei pomeriggi dal tempo lentissimo, dove sogni e fantasia facevano
la treccia.   

                                                       MONICA: ZERO  

Presente un uovo grande, a forma di
Zero, calcato con rabbia a pieno foglio?

E’ lo Zero che la maestra di prima
elementare ha messo sul quaderno di una piccola bambina di sei anni.  Col cipiglio risentito, gli occhi torvi e la
sentenza, espressa con un ghigno di disprezzo: “Avevo detto di non fare i
pensierini sulla mamma”.

E lei li aveva scritti proprio sulla
sua mamma.

Quella bambina stava seduta davanti
alla cattedra  e aveva consegnato con
gioia i pensierini perché aveva scritto cose belle sulla sua mamma.

Però non era stata attenta e NON
aveva capito il NON della maestra.

Che sicuramente NON aveva letto
nemmeno una delle meravigliose parole scritte perché troppa era stata la fretta
di annientarle. 

Incidendovi lo Zero tanto
meritato. 

Un enorme, arrabbiato, malefico Zero.

Che quella bambina si porta dietro da
quasi sessant’anni.

Avvertendo la forza demolitrice della
mano uscita dal maestoso seno, coperto da maglia grigia, mollemente afflosciato
sulla cattedra. 

Ma, oggi, quella bambina ringrazia la
sua baffuta maestra.

Perché, forse, da quell’ingiusto Zero
è sbocciato il suo amore per la stessa professione, con la promessa di non
ferire, maltrattare, umiliare così nessun bambino.

                              

                                   MONICA:            SOUND OF SILENCE 

Da sempre ha cullato il desiderio di conoscere il pianoforte
e, come arduo obiettivo,  suonarlo.    Non ne aveva mai visto uno, però.

 Lo immaginava, lo
desiderava, e basta.  Avrà avuto dieci
anni quando sua madre le comprò, dopo ripetute richieste, un piccolo pianoforte
giocattolo. A coda, verde.

Su ogni tasto un bottoncino colorato.  Sul libretto le classiche canzoni “Fra
Martino, Sul mare luccica” da suonare in base ai colori. Quante sere e
domeniche ha passato premendo quei piccoli tasti, chiedendosi cosa fossero
quelle righe nere, dritte, così misteriose. Se qualcuno le avesse insegnato la
musica…chissà…   

Ma la Vita va come deve andare.

Eppure il detto “Non è mai troppo tardi” ha strizzato
l’occhio al suo sogno. 

Da grande, a sessantun anni, Io ha realizzato.

Grazie alla Scuola di Musica di Codroipo, dopo qualche anno
di solfeggio, vissuto con molta fatica e caparbia volontà, cinque anni fa ha
spiccato il volo verso l’avventura “Pianoforte”.  Ora sa dove sono posizionate le note e i
diesis e si emoziona ogni volta che dà voce a quei tasti.

Complice un Angelo-Maestro, Micaela, oggi si perde tra le
note che le regalano emozionati batticuore. 
Nonostante il senso di impotenza che la sorprende sempre, ogni volta che
si siede davanti al piano.  Vorrebbe
lasciarsi andare al piacere della musica e invece no.

Occorre prima studiare ogni singolo accordo, eseguire ogni
battuta centinaia e centinaia di volte, impadronirsi di una tecnica per
eseguire al meglio il brano che ha davanti. 

Ci ha messo un anno per imparare Sound of Silence, in Re
minore. Le sembrava uno spartito veramente terribile ma non ha voluto venisse semplificato. 

Ci ha provato e riprovato, con rabbia, senso di frustrazione
e perfino di vergogna, tentazione di lasciar perdere, litigate con la mente
limitante e le dita funambole. 

Per la cronaca, con quel brano ci sta ancora litigando ma,
ogni volta che lo affronta,  le sembra di
aggiungere un tassello in più, non solo alla sua conoscenza, ma anche al suo
carattere.

                                              Ce
la può fare. Anzi.  Ce l’ha già fatta!

                                                          
                                                            Stralci di articoli    

 1974 –  giornalino del Circolo Culturale Ricreativo di
Camino al Tagliamento: IL VAR – “Il Varmo esiste ancora – La pratica di
un’attività sportiva a carattere sociale – Il calcio a Camino – La Vos dal sircul
– Usi e costumi – Curiosità – Notizie flash
1975-76-77: IL SUGO – Note
d’informazione – CAMINO AL Tagliamento – 
con Nevio e Beniamino Frappa- ciclostilato in proprio in Via Roma 39 –
Associazioni e loro attività – Cacciatori – Dalle frazioni – AFDS – Butinle in
ridi – Note di redazione

  1996 – VOCI DI DONNE, con la
Consulta femminile di Camino – “Donne, è possibile – Donne, è straordinario –
Insieme fanno pensare a uno spartito musicale aperto, dove le mani tese sono il
pentagramma, i corpi dividono le battute musicali e le voci fungono da note.
Insieme spendono energie per le cose in cui credono, senza secondi fini. Per
cercare un contatto con la gente, con tenacia, con garbo, con un po’ di ironia.
Per divertirsi. Per imparare a ricamare i sogni e i problemi. Insieme, tutte
LAUREATE all’Università della Vita” –
LIBRI: 1992 TOMAS IL NONO DAI FRUTS – 1994  JACUN E I FRARIS –  Grazie a questi libri i bambini di Camino
imparano a guardare cosa c’è dietro, senza fermarsi all’apparenza e, nella
suggestione narrativa, sognano un mondo migliore  –  Dall’85
al 2004: LA FORNACE –  “Poche le parole,
più i fatti. Ancor più l’impegno. Per i bambini, con i bambini, per inventare
un’atmosfera nuova nel nostro piccolo paese. Ogni giorno, con i limiti di
esempi fatti solo di buona volontà, nella speranza che, domani, non cedano
all’indifferenza o alle lusinghe della televisione e della città. Perché, se
ciò dovesse accadere, Camino potrebbe morire… di silenzio e…in silenzio –  Il LUNARI: dal 93 al 2004 – L’ultima edizione
è stata dedicata ai giovani caminesi, capaci di gioia, allegria, impegno e
grandi sogni ma anche introversi e tante volte difficili da capire. Capirsi non
è facile e l’augurio per tutti, giovani e non, è quello di non smettere mai di
provarci.

    da IL MESSAGGERO 18 ottobre 95 –
articolo firmato Paola Beltrame –  POESIE
SUI BIGLIETTI DEI TRAM –  Chi si trova a
salire su un autobus di Firenze può avere il piacere di trovare sul retro del
biglietto una poesia. Se il viaggiatore è un abitante di Camino al Tagliamento
la sorpresa è doppia. Sotto gli 8 versi che l’azienda ha stampato vi può
trovare la firma di una concittadina Pierina Gallina Padovani ,  nota anche come instancabile organizzatrice di
attività culturali e come figura di primo piano nell’ amministrazione locale a
più riprese in odore di fascia tricolore. Che sotto la scorza della donna in
carriera, determinata ma non priva di garbo, battesse il cuore di una poetessa
era facile immaginarlo. Più difficile supporre che facesse collezione di premi
anche a livello internazionale e prestigiosi. Si può ben dire dunque che
l’ambiente di Camino il suo territorio suggestivo ispirino gli spiriti poetici.

La parola intensa di Pierina, ora graffiante ora dolcissima,
caleidoscopio di immagini e scrigno di delicati sentimenti, ha sorgenti che vanno
al di là della piccola Patria sul Tagliamento. La poesia del bus è stata
selezionata tra 3000 concorrenti e ora i versi incorniciati fanno il giro
d’Italia. Camino ne può andar fiera.


   Dal Messaggero  10
maggio 1990: CAMINO: Biblioteca civica: Fiore all’occhiello… Per i risultati
raggiunti rappresenta un punto d’orgoglio e gli utenti non devono e non possono
dimenticare l’artefice principale di questo successo: il compianto
bibliotecario Luciano Gallai. 

Da IL FRIULI –  GORIZIA..  14 luglio 96 – Musica come, per, in gioco. Se
ne è parlato in un convegno… Musica come codice aperto, abbellimento
fondamentale della vita. Non tecnica ma da vivere con il corpo…

Da IL FRIULI – SELECO:  
19 aprile 97 – Porta in faccia a 700 lavoratori (500 sono donne) –
Seleco, sinonimo italiano di televisori, è lettera morta. La fabbrica è
scivolata su una buccia di banana per una rata da 12 miliardi non pagata.  

    DA IL FRIULI 
– SAN DANIELE…  20 marzo 1996 – le
donne di Villanova sconfiggono la teledipendenza… Sono scese in campo armate di
fantasia ed entusiasmo, scommettendo contro la solitudine che le sta colpendo.
In un paese senza scuola, senza latteria, fortemente esposta al rischio
chiusura in un privato teledipendente.

DA IL FRIULI –    3
luglio 97 – Codroipo: Villa Bianca: dalle stelle alle stalle…

Appariva come una grande casa, una villa appunto, tutta
bianca, immersa nel verde più totale. Una specie di oasi dove era gradevole
nascere e perfino morire.  In Villa
Bianca ogni ammalato veniva accolto e trattato con umanità sia dal personale
che dai medici e trovava sollievo nei reparti che funzionavano. Fino al 1988,
anno in cui fu definitivamente chiusa.

DA IL FRIULI 4 giugno 97 – UDINE: Di ritorno dal supercongresso
GEN 3 a Roma, parlano i ragazzi friulani. Erano in 8mila  per parlare di multiculturalità e promuovere
la cultura dell’amore.

 Da Il Ponte ottobre 2017: Libri:  PARRUCCAIO DI MARIA ANTONIETTA di ALBERTO
FRAPPA RAUNCEROY … Surreale, documentato e sorprendente, questo romanzo storico
è un grandioso affresco della Parigi della moda dell’Ancien Régime, un voluto
omaggio a “Il profumo” di Patrick Suskind.  –  GUSTAVO
ZANIN, VITA DA FILM SULLE CANNE DI 400 ORGANI, con affabile narrazione  ha conquistato il  pubblico del Caffè Letterario e del Rotary di
Codroipo. Insieme, a rendergli il giusto e meritato omaggio.

   Da IL PAESE ottobre 2017: SONO DI
CODROIPO DUE NONNI PIU’ DELLA PROVINCIA DI UDINE, IGINIO ZOFFI PER L’ECONOMIA e
GUSTAVO ZANIN, NONNO SPECIALE, insieme a Renata Capria D’Aronco, presidente del
Club UNESCO di Udine per il volontariato, e a Enzo Cainero per lo sport.

   Da FORTE E CHIARO ottobre
2017:  SOCIALE: L’Alzheimer non va in
vacanza, serata a cura dell’Associazione di sostegno alle famiglie… Non mettere
in pensione il cervello è il comandamento base per un invecchiamento di
successo.      

                                          E la
scrittura continua…

                                                           

                                                              Poesie

                                                              BRILLO

“Brillo,
brillo, brillo”
grida il
bimbo nero
tra gli
ombrelloni
della
spiaggia assolata d’agosto.
“Brillo,
brillo, brillo”
e si
ferma,
a guardare
chi è
appisolato
su
confortevoli sdrai.
Sulle
esili spalle,
legato con
una corda,
un fascio
di ombrelli
neri,
fiorati, rigati.
Uno solo è
aperto
a fargli
ombra
sul
berretto
dal
frontino schiacciato.
“Brillo,
brillo, brillo”
e corre
via,
impaurito
dai visi
indifferenti.
Verso la
fine corsa
va
un bambino
nero,
timido
venditore
di ombrelli,
sotto il
solleone d’ agosto.
                                          PRINCIPESSA DI STRACCI                                
Ti ho rubato
al tuo regno di fango
per il tempo di un click,
Principessa di Stracci
a brandelli cadenti
e perfetti
nel villaggio di Zanzibar.
Tra i turisti per caso,
sei spuntata d’un tratto,
fiera, coraggiosa,
imponente,
nel tuo regale vestito,
indossato con ostinata necessità.
                                                  
Come lame, le tue pupille
hanno trafitto l’aria
ronzante di mosche affamate,
nel silenzio incompiuto
di un uragano di perché.
Dignitosa sovrana
del tuo regno di fango,
difendi con lo sguardo
la tua storia
dai turisti per caso,
come me.
                       
                          
                                              TRAMONTO SUL MARE
                                          Noi due sulla panchina  fronte mare.
Una barca a vela rispettosa
vi appoggia il corpo di legno.
Seduta sul muretto,
una giovane madre
allatta la sua creatura.
Sottovoce,
canta una filastrocca.
Due ragazzi si baciano
all’ombra del faro.
Una signora con cappello bianco,
gambe in acqua,
legge.
Una ragazza col cellulare
offre il giovane corpo
al sole che se ne va.
Il silenzio
affida ai gabbiani
i pensieri messi in fila,
ad asciugare.
 VALINGIRA
 
Va la  VALINGIRA, e ovunque GIRA
GIRA
a cercar sorrisi di luna a culla
dove mai arriva il NULLA,
a cercar bimbi contenti
che la sera si lavan volentieri i
denti,
a ringraziare mamme e papà
che mangiano pane e bontà.
Va la Valingira in un mondo
che non sempre GIRA,
lei cammina in piano e in tondo
a cercar mani per un girotondo
che abbracci tutto il mondo.
Mondo a colori,
mondo dentro e fuori,
mondo a pezzetti,
mondo disfatto,
mondo da rifare ,
mondo da amare.
Con una fiaba, un sorriso, un bacio
un granello di pepe messo sul cacio.
E un ditino sulla torta
che raddrizza ogni cosa storta.

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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