MOSTRA VINCENT VAN GOGH “TRA IL GRANO E IL CIELO” a VICENZA e visita città – 7 gennaio 2018 con Abaco Viaggi - Pierina Gallina news

MOSTRA VINCENT VAN GOGH “TRA IL GRANO E IL CIELO” a VICENZA e visita città – 7 gennaio 2018 con Abaco Viaggi

MOSTRA “Tra il grano e il cielo”  in Basilica Palladiana, diretta da Marco Goldin di  Linea d’Ombra.  (Non sono consentite foto). 129 opere di Van Gogh che, tra  il 1880
e il 1890, dipinge  1500 tra dipinti e quadri e scrive  927 lettere al fratello Theo.        
                                                                             Vincent non frequenta corsi di disegno e
pittura.  Inizia da autodidatta,  copiando da Millet e dai manuali delle accademie.                                                                               Il primo disegno
” I 2 zappatori” esprime la fatica che riprenderà dieci anni dopo nel quadro “I 2 zappatori” a colori, spremendolo direttamente dal tubetto sulla tela. 
I primi disegni sono elementari
e copiano dal vero i contadini perchè costano poco. Con l’acquerello  crea il contesto
paesaggistico. Usa la tecnica mista nei 5 anni olandesi. Poi a Parigi  usa colori a
olio.   Studia i maestri contemporanei, dipinge le donne che cuciono e
tessono. Non filtra mai la realtà per descrivere ciò che prova nell’ osservare
l’intimità delle case.  Nel quadro “Donna che allatta” la stanza è piatta, solo  nei successivi gioca sul
contrasto di luci e ombre con  tocco di luce sul gatto e sulla tela. Aggiunge
dettagli come le vene nelle mani, che sembrano quasi fotografate. “I salici”,  dove vede le
vene delle mani dei vecchi.                                                         Quadri come pagine di diari attraverso la
pittura.  
 
                                
Elegge i mulini a vento quali simbolo d’ Olanda.  All’Aia, nel  1881- 83, rende la prospettiva cromatica come nei quadri  ” Natura morta con cappello di
paglia”  e “Donna che macina il caffè”.                                                                                     Conosce e si innamora di un’ex prostituta incinta e già con un figlio e, con lei,  crea la famiglia
allargata.                            La sua è un’indagine psicologica tra

gli elementi della famiglia.      E’ affascinato dall’ affetto di madre che lui non ebbe
mai perché di sentiva il non voluto, il rimpiazzo di un fratello morto.  “Donna con cuffietta
bianca” e “le carbonate” sono quasi macchie di colore piegate sotto i sacchi.  All’Aia frequenta gli ospizi e si affeziona ad Adriano, calvo, in un disegno
emblematico di chi ha premeditato il gesto estremo.              A fine 1884, Vincent  torna dalla famiglia a
Nuenen.
Incontra i tessitori, dipinge  “Il telaio con tessitore”  a olio, i  “Coltivatori di patate” con contadini e umili messi in modo speculare, molto
scanditi e ordinati. Avrebbe voluto realizzare maggiore comunicabilità.  
Serie di “Ritratti a Nuenen”. Signora madre di famiglia con cuffietta azzurra non più
bianca. Lino grossolano contro cui risalta il colore della pelle.  Testa di uomo
con la pipa.                                       Dopo un anno di studio nelle case  dipinge “Mangiatori di patate”
quadro molto
criticato da Theo.  ma Vincent voleva rendere l’idea di come questa famiglia si trovasse la sera a
mangiare insieme. Illuminata dalla luce divina. Simbolica di come scorra amore, nonostante la fatica e la miseria.          
Van Gogh non ha
più i soldi per pagare i contadini perché il Pastore li pagava affinchè non posassero per lui.           Allora, inizia a osservare la natura, le patate marce ammuffite su mare inesistente, le pere dal rosso all’arancione al giallo. 

Il 1 marzo 1886 va a Parigi dal fratello Theo,  a
Montmartre.  Cerca di imparare
varie tecniche per costruire la propria tecnica.  Nell’estate del 1886 entra in contatto con Adolf Monticelli da cui impara a spremereil  tubetto sulla tela.  Nel 1887
raggiunge  l’ apice con gli impressionisti e la pittura all’aria aperta.  Il  20 febbraio va ad Arles, città nota per la bellezza delle donne e dei paesaggi.                   Nel quadro “Il ponte di Langlois ad Arles” 
rivede il proprio paese nel paesaggio. Usa il colore giallo per comunicare la vibrazione provata. Tira
il colore con il dorso del pennello. Il sole è rotondo, la  linea blu dell’orizzonte taglia in due
il quadro. Colore ed emozione.  L’indaco corrisponde al profumo di lavanda che si
riflette nel cielo  in “Il mare a Les Saintes Maries”.  
                                                            Il 16 settembre 1888 si trasferisce nella casa
gialla. Il 3 ottobre si espande con i filari resi con il colore bagnato e
impasto emotivo. Il cielo è bianco blu e nero. “Il vigneto verde.”, ” Natura morta
con piatto di cipolla” sono quadri di questo periodo.                                                                                   Dall’ 8 maggio 1889 al 20 maggio 1890 resta  in
ospedale per  cure mentali, dove è costretto astare chiuso per crisi epilettiche. Ha due stanze di cui una adibita ad atelier.                                                Dipinge ” Il giardino dell’istituto a Saint Remy” con pennellate larghe che si diradano. Dal 9 giugno può uscire e di sente un fiume in
piena. Gli ulivi sono visioni.      
                                                          Tenta il suicidio senza riuscirci.  Viene rinchiuso in una stanza perchè la  natura provoca vuoto, un reflusso nel
passato. In 70 giorni dipinge 70 opere ” Il Seminatore”, vestito di azzurro intenso e reale. “Vecchio che
soffre”. vestito di azzurro, con  lieve fuoco che è la speranza.  ”
Paesaggio con la pioggia”.
Il 23 luglio 1890  a 37 anni si suicida ma muore il 27 luglio, dopo 3
giorni, dove rimane insieme al fratello Theo, rifiutando ogni cura e fumando la pipa.  Il 30 luglio viene sepolto nel cimitero di Auvers-sur-Oise (Francia). Vicino a lui il fratello Theo, mancato 6 mesi dopo. 

Nel
solo centro storico, racchiuso tra il torrione  e lo slargo, in pochi
metri,  ci sono palazzi di stile veneziano e venti in  stile palladiano.  L’elemento che la caratterizza, infatti, è proprio Andrea Palladio
(Padova 1508, Vicenza 1580), figura di spicco, da metà 1500 a oggi.  Palladio, architetto che ha influenzato larchitettura mondiale, quando
arrivò a Vicenza la trovò già strutturata, ricca di duemila anni di
storia, quindi città ideale per lavorare, già con grande concentrazione
di palazzi. 
Infatti, Vicenza sorgeva sul percorso della Via Postumia che
partiva da Genova, toccava  Aquileia e Vicenza. Dalla struttura
regolare, a griglia, la città è  tagliata
a metà da Corso Palladio, corrispondente al decumano.  Con
la caduta dell’ impero romano e le invasioni barbariche, crebbe nel
1100  ma
schiacciata da Padova, Verona Scaligera, poi dai Visconti di Milano e da
Venezia, protettrice e garante di pace.  Palladio lavorò qui in un
periodo d’oro ma, alla sua morte, i suoi palazzi erano troppo costosi e
incompleti.
   
CATTEDRALE: E’ il 
riferimento religioso della città, con il  palazzo dell’ Arcivescovo
adiacente. Della metà del 1400, ha la facciata con spiovente
ondulato e sorge  nel luogo dove c’era la prima chiesa della città.
Danneggiato dalla guerra
mondiale, fu centrato in pienoe  ricostruito esternamente in modo
fedele. PIAZZA DEI SIGNORI:  centro della vita politica, di incontri. 
Di  impronta veneziana, ha edifici
in stile veneziano  e palladiani, tra cui primeggia la Basilica
Palladiana,
chiamata così dal palladio perchè a Roma i palazzi pubblici
erano le Basiliche. Prima di Palladio era un palazzo del 1400,  palazzo
della ragione,  con unica sala al  piano superiore, sotto i negozi,
carena di  nave rovesciata in alto.
Palladio risolse in modo brillante il problema statico, il dislivello
tra le piazze, con arcate identiche ma diversi spazi tra le colonne. Il
portico è rimasto integro anche sotto i bombardamenti. La Basilica venne
terminata 30 dopo la morte di Palladio.  Accanto, c’è la  Torre
civica,  non è un campanile.

 

video del centro storico di sera

Dal 1994 è inserita nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Lo splendore di Vicenza risiede nella teatralità delle opere del Palladio.
 Città piccola ma ricca e accogliente, meritevole di una visita, non solo per la mostra di Van Gogh.



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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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