La mia Fiaba VERA di NATALE 2015
LA MI AFAMIGLIA TRA LE MIE BRACCIA, ALLARGATE ALL’INFINITA VOGLIA DI CONTENERLA
TUTTA IN UN CESTO DI PAROLE NON OSATE MA CANTATE CON LA VOCE DI QUEL CUORE CHE
NON SA STARE ZITTO. E FREME .
CHE VOGLIO ABBRACCIARE SONO I VOSTRI CHE SIETE LA MIA – INCREDIBILE – FAMIGLIA.
IN FILA. VI CONTO E RICONTO.
un unico abbraccio. Grande come l’infinita sorpresa di ogni suo respiro,
vissuto alla massima, generosa, intensità:
NEVIO
competizione con il vento: ELISA
prato di cavallette: VANESSA
corteggiata da nuvole danzanti. Mai vincitrici: GIADA
Luna: SOFIA
LA: Ambra
montagna: Morgana
cuore: EVITA
sorriso: MARIA ZOE
esplosivo universo: SEBASTIAN
esclusivo carisma: VINCENT
platino: MAURIZIO
ANDREA
tranne la liquirizia: LUCA
croccante: NELLO
NORINA
Ma perché ogni attimo con Voi è NATALE…
NATALE
con Nello Gallina, mio fratello
i Gaudino
RACCONTO DELLA FELICITA’
C’era una volta, e c’è ancora, una famiglia ricca di occhi e visi e mani e abbracci. C’erano due nonni che abitavano nella casa delle fate.
Era bassa e sembrava piccola da fuori. ma dentro era grande perché ad ogni bambino che arrivava allargava le braccia e li abbracciava tutti ma uno ad uno. C’era una cucina piena di fotografie e così il salotto, pieno di fotografie e libri. Tanti, tanti libri. I bambini che entravano lì potevano prenderli tutti e arrampicarsi sul divano per prenderli. Nessuno li sgridava. Potevano prenderli, stenderli come un tappeto per terra, voltarli, rivoltarli, annusarli. Ma quei bambini li trattavano bene. Li rimettevano anche al loro posto, dopo averli annusati e ammirati e ascoltati. C’era un caminetto quasi sempre acceso. Si spegneva subito perché, a forza di leggere, tutti si dimenticavano di metterci la legna. Ma c’era lo stesso caldo.
E poi c’era la camera della fantasia. Con due letti, uno grande e uno da una persona. Quei letti erano spesso pieni di corpicini caldi e felici.
Era in fondo al mare, con le onde sul soffitto e il muro azzurro. Tre muri erano azzurri, con tanti pesci e fotografie, ma uno era giallo. Era la spiaggia ma ancora non era finita.
C’era l’ufficio della nonna che scriveva sempre perché giocava con le parole. E ne uscivano poesie, racconti, fiabe, ma anche articoli per i giornali e per il blog. Già. Era anche una nonna blogger. E poi c’era la camera dei nonni. Tutta rosa. Con il letto rosa e tante fotografie. E il pianoforte. Sì, perché la nonna suonava il pianoforte. Ed era felice perché aveva desiderato di farlo da quando era piccola. Ma allora il pianoforte non esisteva per lei. Così, da nonna, ha incominciato a suonarlo e lo suona, anche se non è bravissima.
Il nonno leggeva tanti libri. Il suo comodino aveva un grattacielo di libri sopra, Libri grossi. Che lui leggeva anche se non gli piacevano. La nonna gli diceva che poteva abbandonarli se non gli piacevano ma lui risponde che “No”, doveva finirli lo stesso.
Poi c’ era il bosco delle fate, dietro la casa dei nonni, e la “caverna” cioè una stanza con il caminetto che fa fumo e tante cose dentro. Divani, giochi, sedie, tavoli e libri. Ancora libri.
Nel bosco c’erano tanti alberi. Ogni bambino aveva il suo. E la nonna aveva l’albero delle streghe. Si chiamava Sophora japonica pendula. Aveva i rami che sembravano i capelli delle streghe. E poi c’era un tavolo di pietra a forma di fungo con 5 funghetti su cui sedersi e un pozzo con l’acqua.
A Natale da lì entrava Babbo natale, quello vero vero, con la slitta piena di doni. Il nonno metteva i fari perché non si inciampasse e lo accompagnava in casa dove tutti stavano col naso schiacciato al finestrone della cucina. E con le mani battevano sul vetro e cantavano “Babbo natale…Babbo natale”. Poi entrava ed era una grande felicità. Perché poi tutti si abbracciavano e ridevano e si abbracciavano di nuovo perché era bello stare insieme. Ma non solo perché era Natale. Perché in quella famiglia si volevano davvero bene.
affetto da cognati