Il Ponte, periodico del Medio Friuli, mese di settembre 2023

Il Ponte, periodico del Medio Friuli, mese di settembre 2023

Il Ponte, periodico del Medio Friuli, mese di settembre 2023

Il Ponte è un giornale mensile del Medio Friuli. Ecco gli articoli che ho scritto.

FIABA

GIALLINO ETCIU’

                                               Fiaba consigliata da 3 a 6 anni

Illustrazione di Illustrazione di MARIA GRAZIA PAPAGNO – MANFREDONIA (Foggia)

In fondo all’Oceano, viveva una famiglia di pesci felici: tutti color giallo limone.

Brillavano nel buio di laggiù e sembravano semafori nel traffico dei ricci, dei cavallucci marini e delle meduse incipriate.

Nella famiglia dei pesci felici, ce n’era uno che si vantava di esserlo di più:  Giallino.

Simpatico e furbacchione, prendeva la mira e viaaaa, su e giù e a zig zag, salutando chiunque incontrasse.

Verde, nero, marrone, dritto, storto, magro o ciccione, per lui, era un amico perfetto  con cui boccheggiare.

Ne aveva troppi, però, e non riusciva a far visita a tutti in un solo giorno.

Per questo, Giallino desiderava avere le ali.

Maga Grisella, una cernia snella come una modella, da sotto a uno scoglio, lo osservava.

Le piaceva, Giallino: aveva un che… un modo di fare che… sì, le faceva venir voglia di strizzarselo tutto.

Così, una mattina fortunata, perché lo squalo Giorgione era andato in vacanza ai Caraibi, Grisella aspettò Giallino davanti alla sua tana rosso corallo.

«Fermatiiii» lo chiamò a voce alta, alzando la pinna destra.

«Vieni qui, ho una sorpresa per te».

«Per meeee?»

«Sììì, ho inventato una magia. Ora ci provo eh, se riuscirà, tu avrai un bellissimo paio di ali».

Giallino le saltò addosso: «Sìììì, ali, ali ali. Non due, quattro, no, otto».

«Aspetta, aspetta. Non sono sicura di farcela» ribattè Grisella.

«Ma io ho fiducia in te. Se ti impegnerai con amore, ce la farai» la rassicurò Giallino.

Al suo “Aabra cadaabra, zuluum badalùm”, Giallino si sentì tirar su, in alto, più in alto e fin sopra le onde e… e…  vide, per la prima volta, il sole e il cielo e annusò il fresco dell’aria e scoprì l’etcì.

«Etcì, etcì… sono felice anche quiiiii» boccheggiò, soddisfatto.

Tornato nel fondo del mare, faceva ridere tutti con il suo: «Etcì, etciù, vuoi essere felice anche tu?»

«Sììììì» rispondevano gli amici pesci, ammirando le sue ali nuove di zecca.

E, proprio con quelle ali, Giallino, ogni giorno, poteva salutarli, a uno a uno, perfino chi stava laggiù, sul fondo più blu.

Un giorno, là sotto, sentì una voce cavernosa: «Ehi, a iu ta miii».

Era Uga, la tartaruga caretta-caretta di 180 anni.

Impigliata in un sacchetto di plastica, non riusciva più a respirare.

Giallino glielo tolse e, lei, riprese subito a sgambettare, più vispa che mai.

«Giallino, Giallino, aiutaci» si sentì chiamare da più parti.

Vide i suoi amici delfini piangere, perché avevano inghiottito palloncini sgonfiati, Gina la medusina, che aveva scambiato un sacchetto di plastica per sua sorella, il pesce pagliaccio, che bolliva per la febbre, Otello, il vecchio squalo martello, che non ci vedeva da qui a lì, perché aveva perso gli occhiali, Sabrina, la cavalluccia col mal di gola, Poldo, il polpo, che sembrava morto dentro a una bottiglia di vetro.

Giallino aiutò tutti, trovò gli occhiali di Otello e portò Sabrina dal suo sposo, Pinuccio Cavalluccio, che la aspettava da cento anni.

«Torna presto a trovarci Giallino. Tu, sì, che porti felicità!» gli dissero, in coro, i suoi amici, salutandolo con allegre pinnate.

“Il mare è fantastico” pensò Giallino, più felice che mai, facendo un sonoro Etciù.

Quante cose belle poteva fare, ora che aveva le ali!

www.pierinagallina.it

LIBRI

NELL’ORTO SINERGICO di Annetta Bertolini, illustrato da Valentina Bott

Scritto da Annetta Bertolini e illustrato da Valentina Bott, entrambe maestre, il libro vuol essere un inno al fare, al provare e allo sperimentare.

Chi fa impara, si appassiona, diventa capace. A ogni età. Nell’orto, in particolare.

“Importante è fare e non solo guardar fare”, afferma, con convinzione, Annetta, forte della sua esperienza di madre e già maestra, e di quella vissuta negli orti sinergici, realizzati nelle scuole, dall’infanzia alla primaria, friulane e slovene, con i ragazzi del Mosaico e altre associazioni. A Codroipo, sono ubicati vicino al campo di atletica, al CSRE, alla Pannocchia, e in casa dei Gremese.

L’orto va bene per tutti, perché si basa sulla pazienza. Si impara a sapersi accontentare, ad aspettare, a implementare le relazioni. Allena alla fatica, a prendersi cura, sorprende, stimola il rispetto del mondo, dà gioia e soddisfazione. Aiuta a cimentarsi nelle forme della natura e che, anche i danni insegnano a rialzarci. Dobbiamo tornare a un tempo lento di gratitudine.”

“La pazienza è virtù da molto tempo dimenticata” ribadisce Valentina, impegnata a realizzare disegni con ritagli di carta di diversi spessori e fogge. “Come nell’orto, anche sul foglio si coltivano l’attesa e la creatività”.

Nel libro, adatto a bambini di ogni età, tanti sono i trucchi e i segreti per far convivere piante e fiori.

Si impara che anche le piante litigano se non stanno accanto a chi è loro simpatico.

Per esempio, se Pomodori e Patate stanno vicini, bisticciano.

Ma, se piantati accanto al basilico, si abbracciano.

Il viaggio dentro al libro è accompagnato da due personaggi: Masanobu, giapponese ed Emilia, spagnola. Entrambi si prendono cura del loro orto. Sinergico, naturalmente.

Un altro scopo del libro è la beneficenza.

Tutto il ricavato delle offerte, infatti, sarà devoluto alla missione dei padri di Betania, a Goro, in Etiopia, che accolgono 450 bambini in situazione di difficoltà, materiale e familiare.

Dopo aver realizzato il sogno del libro, Annetta accarezza quello dell’orto sociale: un orto urbano dove stringere relazioni, seguendo il ritmo della natura.

Il libro è stato presentato, in Sala Abaco, il 30 luglio 23.

LIBRO

IN BICICLETTA SONO LIBERO: in viaggio con il Parkinson di Simone Masotti con Max Mauro  Ediciclo editore

Simone Masotti: padre, marito, architetto, friulano, di Spilimbergo (Pn), classe 75.

A trent’anni, uno scomodo inquilino si trasferisce nel suo corpo: il morbo di Parkinson.

Dal suo viaggio con Mr Pk è nato questo libro. Autobiografico, generoso, inno alla libertà.

Il morbo o Mr. Pk vorrebbe imporgli dei limiti, fargli perdere l’equilibrio, ma come dice Albert Einstein: “La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti”. Simone ne segue il consiglio, che diventa necessità. Muoversi è la terapia più importante. 

Fin da bambino, Simone ama andare in bicicletta. Dal triciclo alla Graziella verde pisello della nonna, la bici è sempre stato il suo mezzo di trasporto preferito. Il pedalare gli dà leggerezza, gli regala nuove sfide e occasioni di vedere il paesaggio dal sellino.

Ora non può permettersi il lusso di fermarsi. Mai. Neppure quando la strada è in salita”, c’è scritto sulla quarta di copertina.

 “Con i miei racconti voglio incoraggiare le persone che soffrono di una malattia come la mia, ma anche quelli che non hanno nessun problema di salute, eppure si sentono infelici o inadatti. Credete nelle vostre passioni, in quello che vi fa stare bene”, scrive Simone.

“La bici è un po’ il mio bastone della vecchiaia, la vedo come il mio deambulatore. Tra l’altro, e non per caso, è il mezzo di trasporto che permette di spostarsi più velocemente con meno energie”, scrive Simone nel capitolo che riguarda la realizzazione del suo sogno di un viaggio in bicicletta, nonostante la sua condizione.  Sì, ce l’ha fatta.

Oltre a tante avventure ciclistiche in Italia e in Europa, ha partecipato all’Eroica  di Siena, la corsa con bici originali degli anni 30. E alla RAGBRAI, la corsa più pazza d’America. Quest’anno, il 2023.

“Non sono un supereroe” scrive a pagina 130.

Nel libro ci sono anche le  pagine drammatiche.  Quelle delle operazioni chirurgiche, delle ore sveglio sotto ai ferri, la difficoltà della taratura del dispositivo posizionato in testa.  Quelle di un vivere condizionato da una malattia incurabile, il fiato sospeso a ogni nuova azione negata o complicata, la paura. 

Ma la sua forza sta nell’amore di chi gli sta accanto, il figlio, la moglie, gli amici.  Simone non si lascia tentare dal suo “ospite indesiderato”, persino nei difficili anni della pandemia da Covid-19, ostinatamente deciso a realizzare i suoi sogni.

Perché i sogni, scrive, “non sono altro che pensieri che ci fanno stare bene“, ma per realizzarli bisogna essere come lui, avventurosi e romantici.

La storia di Simone vibra tra le parole ed entra, con autorevole leggerezza, nel lettore. Facile esserne attratti. Perché la sua realtà potrebbe essere – all’improvviso – quella di ognuno di noi o esserlo già.  In entrambi i casi, il suo sprone è quello di coltivare i pensieri belli, per aiutarci a vivere.  Sebbene le catene della malattia non possano essere spezzate, egli mostra come si possa allentarle, dando voce al proprio corpo e alla propria anima.

“In bicicletta sono libero” è autobiografia, è avventura, è storia d’amore. Incontrarlo è fortunata occasione per diventare persone migliori, consapevoli di come l’amore sia la miccia che accende ogni possibilità. Perché l’amore vince tutto, dice con convinzione Simone. Non resta che credergli!

Il libro sarà presentato in Sala Abaco, venerdì 15 settembre 23, ore 20.30. Ingresso libero.

 LIBRI                                                                                                      

RETTILARIUM INVOLUTION e DISCREPANZE REWIND   Corsiero Editore

Due libri, al prezzo di uno. Editi da Corsiero Editore. Appiccicati, ma divisi.

Uno viola, uno rosso. Ognuno attrae, a modo suo. Il rosso chiama. Il viola calma.

Rettilarium Involution:

D’istinto sembra un genere  horror eppure narra qualcosa d’altro, che oltrepassa le azioni descritte. Felicità effimere, vendette, tradimenti, ma anche qualche, sottintesa, dolcezza. In un sapiente gioco di metafore di impaurite realtà, specchi esatti di ciò che siamo. Tutti: angeli e demoni nello stesso corpo. Nella stessa società. Negli stessi social. Esiste la salvezza? Ognuno la deve costruire, a costo di farsi a pezzi per ricomporsi. Non è da tutti. Ma da qualcuno, si.

Come leggere Rettilarium? Andando avanti, pagina dopo pagina, assecondando la curiosità verso il grottesco, l’assurdo possibile, l’indicibile fatto parola in azione. Due ore bastano. Due ore di immersione in una sorta di luogo – Rettilarium –  sapientemente costruito per insegnare a vedere.

Chi? Se stessi, gli altri umani.

Cosa? Il loro insieme sfilettato dai vizi: di forma e di comportamento. Arrivare alla fine è vittoria. Perché, solo alla fine, c’è la possibilità di imparare. E capire. E, perché no, riemergere più puliti, come dopo una doccia lunga due ore. Calda e resuscitante.

Discrepanze Rewind

Libro-sandwich, da divorare in un’ora e poco più.  Le parole sono battiti.  Sapienti, essenziali, coraggiose, lucidamente veritiere. Spiattellate come si fa con i sassi di fiume. Vrrrrrmmmsplash! Finiscono nei vicoli più remoti dell’Umanità. Di ognuno di noi. Che si specchia: volentieri o no, dipende da chi siamo.

Capolavoro sinergico di cinque penne. Cinque cuori. Cinque passioni: per la scrittura. Quella studiata, macinata, immersiva, quasi mai digerita. Perché troppo amata!  Lettura – subacquea. Di quelle mai lette.  Da non poterne più fare a meno. Edito da Corsiero, è disponibile sul suo sito, nelle migliori librerie e su Amazon.

 

LIBRO

MIO PADRE ERA FIGLIO UNICO di Loredana Mazzone e Beppe Liotta    Corsiero Editore

Bisogna aver letto il primo libro “Ho scritto Tano sulla sabbia”, per assaporare, come merita, il secondogenito “Mio padre era figlio unico”. Perché?

Per comprendere l’evoluzione e l’incipit della storia del protagonista: Tano.

Egli è un pecoraio siciliano. Diventa imprenditore digitale e si arricchisce.

Fin qui, la storia potrebbe sembrare normale. Tutt’altro, invece. Affascinato dalla potenza del mondo informatico, Tano si chiede quali siano esattamente le sue origini.

In un godibilissimo spaccato siciliano, molto ben architettato da paesaggi fisici e linguistici, il libro racconta la sua rocambolesca rincorsa alla verità.

Prima di scoprirla, Tano deve affrontare le situazioni più impensate e misteriose, sull’orlo dell’assurdo.

In suo soccorso intervengono i due autori. Coppia siciliana di penna e di vita, forte di anni di corsi di scrittura, è riuscita a vestirlo di divertenti piéces tragicomiche, sempre molto argute e divertenti.

A dire il vero, sotto sotto, anche filosofiche, rintanate nella semplicità del personaggio.

La scrittura a quattro mani attrae per il ritmo vivace e l’ironia, che, in certi tratti, sfocia in sana risata, quasi fosse una commedia all’italiana, di ottima fattura, ricca di grandi verità velate da paradosso.

Ad arricchirne i virtuosismi, ci pensa la lingua siciliana: schietta, sobria e carica di serioso spasso.

Culmina nei dialoghi, soprattutto tra Tano e la moglie Cettina – onnipresente – la figlia e gli altri familiari. E pure con il “losco figuro”, che lo vorrebbe nullatenente. Ma l’intelligenza di Tano emerge, come spuma nel mare, e lo sprona a trovare la soluzione.

Leggendolo, si impara a conoscerlo, Tano. Finchè diventa uno di noi. Un vicino di casa, cui è naturale affezionarsi.

Un uomo semplice, sì, ma furbescamente addestrato a districarsi tra problemi ed eventi, fino a rivelarsi geniale nel risolverli.

La competente narrazione si veste di teneri tratti poetici e di gesta eclatanti, che richiamano, e non per caso, l’epopea del popolo italiano. Quello di oggi, alle prese con burocrazie e imprevisti, molte volte incomprensibili.

Il libro gode, come il primo, della favorevole critica a livello nazionale.

Edito da Corsiero, è disponibile sul suo sito, nelle migliori librerie e su Amazon.

CODROIPO

Merceria “Da Renata”: da Giorgio Armani a Gianni Morandi  

«Non pensavo fosse una cosa così importante» dichiara la signora Renata Pellizzari – da 43 anni titolare della storica merceria “Da Renata” – riguardo alla telefonata dall’atelier di Giorgio Armani, il giorno del concerto di Morandi a Villa Manin.

Né lei né la sua collaboratrice, signora Giusy Nonis, si sarebbero aspettate così tanti complimenti, affetto e attestazioni di stima da parte di tantissime persone, codroipesi e non.

Tutto è iniziato quando hanno deciso di raccontare ciò che era accaduto quel sabato 8 luglio 23, alle ore 8.30.

In Piazza della Legna, nella nota merceria “Da Renata”, il telefono suonava.
La commessa, Giusy Nonis, alzata la cornetta si era sentita dire:
Buongiorno dall’ Atelier Giorgio Armani, di Milano. Abbiamo bisogno di una sarta che sappia prendere le misure al vestito di Gianni Morandi, a Villa Manin. Stamattina.
Giusy, a dir poco, meravigliata aveva riferito tutto alla signora Renata, che, subito, aveva risposto “sì.”
Alla prima erano seguite altre telefonate da parte dell’atelier.
Per sincerarsi sulle loro capacità, per l’orario, per quali misure prendere, per indicare la persona che le avrebbe accolte. Piero il suo nome: un giovane alto, con un folto ciuffo, molto cortese.

Arrivate a Villa Manin, Renata e Giusy, non si sarebbero aspettate di essere accolte da Gianni Morandi in persona, dal suo cordiale “ciao, ragazze, ma state lavorando per me?” e dall’amichevole, quanto inaspettato, abbraccio.

Non senza emozione, ma sicure della loro esperienza, avevano preso le misure richieste sul completo di lino bianco e della camicia in raso di seta, in pied de poule, firmati Armani.
Gli stessi indossati da Morandi, al concerto serale, sul parco della villa.

Siamo così felici” assicura la signora Renata, da 56 anni cittadina codroipese. ” Morandi è stato graziosissimo con noi. Siamo onorate di essere state scelte da Giorgio Armani. Il mio è un negozietto, eppure…” conclude, sorridendo.

Giusy le fa eco, descrivendo il seguito ovvero la telefonata allo Studio Armani per comunicare le misure prese.
Di quell’ 8 luglio rimane la foto, in bella vista, sul bancone della storica merceria. Una perla codroipese, dove si trova di tutto: dall’ago alla stoffa più raffinata. Per molti un’istituzione, per professionalità, bravura e gentilezza. Renata e Giusy, infatti, sono prodighe di competenti consigli e magiche nel sistemare strappi e cambi di taglia.

Dopo l’8 luglio, alla collaudata professionalità aggiungono la legittima punta di orgoglio per aver ben svolto il servizio richiesto e abbracciato il Gianni nazionale.

CODROIPO

CORO 5 in concerto a Camporosso in Valcanale

Il Coro 5, affiliato all’Associazione Corale “Sante Sabide” di Goricizza,  il 19 agosto 23, ha accolto l’invito di una piccola, ma curatissima cittadina turistica di montagna: Camporosso in Valcanale (Ud).  Sotto la direzione del M° Elena Blessano, ha cantato nella parrocchiale di Sant’Egidio Abate, contribuendo a dar voce alla 3° rassegna corale “Canto in Valcanale”. Il repertorio ha spaziato da Scjarazzule Marazzule a Putta Nera, in lingua friulana, da Nel blu dipinto di blu a La Gatta e Montagne verdi fino a Oltre l’Arcobaleno.

All’unisono con il Coro Voci nell’Aria di Chiusaforte e il Gruppo vocale Silea di Camporosso, ha interpretato il dolcissimo “Signore delle cime”, in chiusura di un concerto gonfio di suggestioni.

Il Coro 5 riprenderà le lezioni il prossimo ottobre, nei locali della scuola di musica “Città di Codroipo”, in via 4 novembre. Chi volesse farne parte potrà presentarsi il giovedì, dalle 19.00 alle 20.30, per la prova gratuita.

Per info: www.santesabide.it

 

CAMINO AL TAGLIAMENTO

Da Ferrin, presentato l’ultimo romanzo dello scrittore veneto Andrea Crestale

Fresco di stampa, “Un’Onda” – Bertoni editore – terzo libro che chiude la trilogia dedicata al tema del viaggio, è stato presentato davanti a un folto pubblico, da Ferrin, il 22 luglio.

Ho avuto il piacere di intervistare l’autore.

In un’atmosfera di grande partecipazione emotiva, la presentazione si è rivelata un’immersione nel mare delle parole del libro, del loro senso, del loro essere uscite dalla penna, e dal cuore, dell’autore.  Una magia condivisa con  il pubblico:  nella stessa Onda.

L’ONDA è metafora – una delle tante di cui Andrea è raffinato maestro – ovvero un altro modo di spiegare le cose. L’Onda va e torna. Come l’umano: va e torna.  Il protagonista del libro, Francesco, è fermo. Da scrittore, non riesce a scrivere. Da persona, non ha slanci né per ascoltare né per andare. Si è perso, ma non sa né dove né quando né perché.  Ha persone amiche e una moto di trent’anni, qualche acciacco, e un casco da donna legato a fianco.

Ecco la cornice di un quadro entro cui si dipana questo romanzo: come un’Onda, appunto. Dobbiamo immaginarne il movimento, il colore, l’umore.

Penso che la vita sia come un viaggio in moto. Viaggiare in moto è meraviglioso, ma faticoso. Fa gustare la libertà. E, anche la libertà è faticosa” si legge nel prologo del libro.

Dove l’autore è accompagnatore del lettore, fin dentro l’onda, quella che tutto sa e fa, senza mai svelare.

Solo alla fine troverà un compimento, ma dopo un duro lavoro. E, fino all’ultima pagina, non si saprà il confine tra realtà e sogno, tra realtà e immaginazione.

CAMINO AL TAGLIAMENTO

LINO MIGNELLI: Una Storia di Generosità e Solidarietà

Questa è la storia di un uomo con un cuore color infinito, una storia vera, tenera e bella, che si svolge in un’epoca in cui la generosità genuina è un valore raro. Quest’uomo fa il meccanico da sempre. La sua mente è una vera enciclopedia sui motori, le auto, la caccia, gli animali e molto altro. Per l’anagrafe è Lino Zanin. Fuori anagrafe, e per tuii, è Mignelli.

Ma c’è qualcosa di speciale nella sua vita: il figlio Daniele, che compie gli anni il 19 luglio.

Questo uomo dal cuore generoso, organizza una festa di compleanno per lui. Ma non una ordinaria, con torte e candeline.  No, lui invita tutti coloro che desiderano partecipare, con particolare attenzione per i ragazzi e gli operatori della “Nostra Famiglia” di San Vito T (Pn) e gli amici di “Gioia”, un gruppo speciale di cui Daniele fa parte. Daniele, 36 anni, è appassionato di religione cristiana, Bibbia e Vangelo, e scherza dicendo di essere un “prete” per hobby, avendo allestito la “canonica” nella sua cameretta.

La festa organizzata da papà Lino, con l’aiuto di mamma Stefania, è un evento speciale. C’è una messa nei giardini della memoria, una mongolfiera proveniente da Milano, un ricco e affollato convivio con minimoto scoppiettanti, musica, ballo e fuochi d’artificio. Ma c’è qualcosa di ancora più significativo: una concreta solidarietà a favore dei progetti di “Gioia” e della “Nostra famiglia”. Lino sa quanto sia importante il loro lavoro e si dimostra grato a tutti coloro che partecipano alla festa e contribuiscono in diversi modi.

Questa meravigliosa storia si ripete ormai da una quindicina di anni.  Alla fine della serata, Daniele, con un sorriso radioso, canta una melodia dedicata alla Madonna e dichiara di essere proprio felice. Se solo qualcuno gli rivolge la parola, lo prende sottobraccio e lo invita a contare le stelle, portando avanti l’atmosfera di generosità e serenità che permea la festa.

La serata, con la sua magia, regala gioia e speranza a tutti coloro che vi partecipano. E ricorda l’importanza di amare e condividere, anche senza conoscersi, e di abbracciare la gioia e l’amore nelle piccole cose della vita.

 

CAMINO AL TAGLIAMENTO

ADDIO ALLA SOPRANO FRANCESCA SCAINI, ICONA DELLA LIRICA INTERNAZIONALE

Avrebbe compiuto 56 anni il 26 agosto, Francesca. Non ce l’ha fatta a vincere la grave malattia che, solo due mesi fa, l’aveva colpita. L’ha combattuta, con la caparbietà e la determinazione che l’hanno sempre contraddistinta. Soltanto il 27 marzo aveva sposato Martino Vizzon, con cui viveva a San Michele al Tagliamento.

Nata con la musica, ha ricercato la giusta nota fino all’ultimo respiro, confortata dall’amore delle persone a lei più care. Il suo ultimo messaggio: “Vissi d’arte, vissi d’Amore”, tratto dalla Tosca di Puccini.

Da bambina, aveva tre passioni: il progetto di fare il medico, il disegno e il canto. Cantava, infatti, nella Corale Caminese, diretta dal maestro Davide Liani. Fu proprio lui, a indirizzarla, dopo la maturità, verso il Conservatorio di Venezia, “Benedetto Marcello”, di cui era direttore. Dopo il diploma in canto lirico – con il massimo dei voti – e la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica, come migliore allieva, si era perfezionata all’Accademia della Voce di Torino. Qui, aveva frequentato masterclass con le soprano Rejna  Kabaiwanska e Renata Scotto.

Nel 2001 vinceva il Premio Maria Callas, nuove voci per Verdi. Per 5 anni era stata la Prima Donna della Staatsoper di Hannover, in Germania, debuttando in diversi ruoli, tra cui Aida e Tosca.

Si era esibita nei maggiori teatri e sale da concerto europei e non, fra i quali l’Opera di Parigi, La Fenice a Venezia, a Città del Messico al Teatro Bellas Artes e con l’orchestra Filarmonica Messicana. Attiva da sempre anche nel campo della musica contemporanea, aveva vinto il premio come migliore produzione contemporanea tedesca del 2005.

Il contatto con grandi registi del panorama internazionale aveva stimolato un suo particolare interesse per il rapporto suono-movimento sia come interprete che a livello didattico.

Le sue interpretazioni erano caratterizzate da una profonda emotività e da una connessione unica con il pubblico. La sua voce, capace di toccare le corde più intime dell’anima umana, trasmetteva emozioni che restavano impresse nei cuori di chi aveva la fortuna di ascoltarla.

Il suo talento non conosceva confini linguistici o culturali.  Attraverso la sua musica, Francesca ha saputo unire persone di diverse provenienze in un’esperienza condivisa di bellezza e passione.

Come insegnante, ha ispirato e guidato numerose generazioni di aspiranti cantanti, condividendo la sua saggezza e la sua esperienza per plasmare le voci del futuro.

Nonostante fosse figlia del mondo, Francesca non ha, mai, dimenticato le sue origini. Con Francesco Zorzini, direttore della Corale Caminese, ha portato avanti progetti ed eventi musicali per una ventina d’anni.

«Per me è stato un privilegio condividere anni intensi in cui ho avuto modo di apprezzare una persona straordinaria, dalla cultura musicale immensa, frutto di esperienza, gusto, curiosità, amore. Il Festival controcorrente, per esempio, tenuto a Camino per vari anni – l’ultimo lo scorso novembre – era lo scenario delle sue doti e della creativa curiosità. Non si accontentava mai e voleva un brano nuovo a ogni edizione. Mi mancherà tutto di lei. Il suo senso dell’ironia, mantenuta fino a quando ha potuto, le risate, la passione. Eravamo amici veri. La conoscevo da sempre» commenta.

«Francesca, un’artista vera, che, con forza e determinazione, partendo da un piccolo comune del Medio Friuli, ha saputo imporsi nel mondo. È esempio per i musicisti in erba, di come, con impegno e sacrificio, si possano raggiungere grandi risultati. Tutti ci stringiamo ai genitori, alla figlia e al marito, portando loro il nostro dolore per la perdita di una illustre, e nobile, cittadina» afferma il sindaco, Nicola Locatelli.

Intenso e commosso è stato l’addio, nel duomo di Codroipo, il 9 agosto.   Giunti da ogni dove: musicisti, colleghi, amici, ognuno con il personale grazie, ognuno con il groppo nel cuore, consapevole di aver perso una generosa artista, che ha ornato la vita di canto e bellezza. Che ha onorato il Friuli nel mondo.

Già un’ora prima la chiesa era gremita. I genitori prima di tutti, mani nelle mani, ad accogliere e ringraziare chi aveva voluto esserci, a manifestare cordoglio e vicinanza.

La Corale Caminese, diretta dal M° Francesco Zorzini, ha accompagnato, con il suo canto, la solennità della liturgia, officiata da Don Ivan Bettuzzi, parroco di Codroipo, da Don Maurizio Zenarola, di Camino e da Don Franco Del Nin di Varmo.

“Un lutto inatteso e doloroso – ha commentato Don Bettuzzi all’omelia – di una persona che ha dedicato la vita all’arte, di cui ha sempre cercato la radice e la verità. Così è stata la vita di Francesca, perennemente in ricerca, sui palchi più importanti del mondo e nell’insegnamento, sempre pronta all’ascolto consapevole dei suoi allievi, che ospitava volentieri nella sua casa.
Quando cantava, accompagnava il pubblico nel cuore dell’opera, perché sapeva che, nel tempo di un’aria, si apre un orizzonte altrimenti invisibile. Prima di ogni brano, ne spiegava i contenuti, l’origine, l’autore, fino a far scomparire chi, l’opera la stava interpretando.
Perennemente in viaggio, Francesca ha conosciuto luoghi prestigiosi e persone importanti della musica e dell’arte, ma sapeva di trovare a Bugnins di Camino al Tagliamento, suo paese natale, il giusto approdo. Nella sua piccola chiesa ha cantato con la stessa dedizione e professionalità con cui si esibiva nelle cattedrali più prestigiose. ”.
È una prova – ha dichiarato il padre Vitaliano – ma siamo grati per averla goduta, apprezzata e amata. È stata una brava figlia. Ci ha dato solo soddisfazioni”.
Francesca lascia i genitori Regina Odorico e Vitaliano, la figlia Beatrice e il marito Martino.

Riposa nel cimitero di Bugnins di Camino al T, suo paese natale.

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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