IL PAESE – Magazine di cultura e informazione del Medio Friuli – dicembre 2017 - Pierina Gallina news

IL PAESE – Magazine di cultura e informazione del Medio Friuli – dicembre 2017

CODROIPO-GORICIZZA

150 ANNI PER L’AZIENDA di BUDELLAI SAVONITTI, LA
PIU’ ANTICA D’ITALIA

 Oltre 500 persone hanno festeggiato l’azienda di
budellai più antica d’Italia   e unica del codroipese: la Savonitti
Mattia sas di Lorenzo e Mattia, con Luca e Stefano
in sesta generazione,
addetta al commercio e alla lavorazione delle budella naturali. 
 Domenica 12 novembre ha compiuto 150 anni e 100 di permanenza
ininterrotta a Goricizza di Codroipo. Alla S. Messa, celebrata da Don Oscar
Morandini
, sono seguite l’inaugurazione di una meridiana appena restaurata,
degustazione di  piatti tipici e convivio fino a sera.  In tal modo,
i titolari hanno voluto sottolineare lo storico traguardo con le autorità, la
clientela, i collaboratori, e l’intera comunità di Goricizza. 
 L’azienda ha sempre privilegiato l’assunzione di persone di Goricizza o
zone limitrofe, che si sono tramandate lo stesso ruolo all’interno della
Savonitti di generazione in generazione, da nonno a nipote, i cui cognomi più
ricorrenti sono Tubaro, Vit e Comisso.   Ha saputo connettersi alla
comunità, dando lavoro e  sicurezza a
quasi un migliaio di persone.   

La storia della Savonitti parte da Urbignacco di
Buia nel 1867. 
A darle vita fu Domenico Savonitti, che allora si dedicava
al piccolo commercio di budella e al monopolio di liquori. Un secolo
esatto fa, si trasferì a Goricizza perché Codroipo prometteva vie di scambio
più veloci. Qui Mattia, unico figlio di Domenico, proseguì l’attività di
budellaio. Dopo Mattia, che ebbe quindici figli e morì suonando le campane,
l’azienda passò al fratello Giacomo, di vent’anni più giovane, che incrementò
tutto il settore budella con intelligenza e lungimiranza.  A 50 anni, egli morì d’infarto a Genova
mentre scaricava un container di budella.   
Prese il suo posto il fratello Matteo, di tre
anni più giovane, geometra, sindaco di Buia e medaglia d’oro al valor militare.
Facendo di necessità virtù, si dedicò per un trentennio all’azienda,
affidandola poi nelle sicure mani dei figli Lorenzo e Mattia, ancora oggi
operativi e supportati dai figli di Lorenzo, Luca e Stefano.

                                                                                                         

CODROIPO                   

IL SENSO DELLA VITA: ne ha parlato MAURO CORONA
all’U.T.E.

Fisico atletico, da eterno ragazzo, bandana nera
sulla chioma incolta, barba e baffi ispidi, bottiglietta di birra in mano e
giubbino créme annodato. Così, con quel sorriso sornione che lo rende
personaggio, un “alcolista neanche più anonimo, con le utopie provocatorie e le
filosofie strampalate”,  si è presentato
al gremito pubblico, nella sede dell’Ute. 
Nessun discorso fedele a scaletta ma
ruota libera, apparentemente senza capo né coda, dispensatrice di sofferta
serenità e ruspante saggezza. 
Esploratore della vita, commovente a tratti, come
quando ha detto che il padre, dalla barba lunga un metro, ha mandato in coma
tre volte la madre Lucia. G
rande lettrice, ha dovuto abbandonare la famiglia
quando lui, Mauro, aveva solo sei anni. “La violenza sulle donne c’è sempre
stata. Le donne avrebbero diritto a un punto in più rispetto alla parità ma non
la otterranno mai se prima non avranno la dignità”.    
“Bisogna lasciare traccia di noi” ha ribadito
con forza, “se non ci interessa la memoria è l’inizio della fine. Bisogna
scrivere per imbalsamare la memoria e accontentare la curiosità. Scrivere è un
dovere. Macedonio Fernandez,  maestro di
Borges, diceva che “bisogna scrivere per lottare l’oblio che cancella gli
ultimi dalla terra, per non finire nelle discariche del tempo”
. Bisogna creare
un progetto per il futuro e, oggi, i giovani non hanno progetti e ciò farà
danni enormi. 
Ognuno di noi è un albero. Se uno è carpino non può essere una
betulla. Il nichilismo odierno, il disinteresse personale del terzo millennio è
tragico. Oggi si hanno troppe cose, troppo cibo. I nuovi faraoni pensano solo
ai soldi ma, se ha troppo olio, la lampada si spegne.
I giovani hanno paura
della fatica, sono drogati di cose, si sentono defraudati se non hanno il tale
oggetto. Io sono stato sempre essenziale. 
Ho visto giovani d’estate che vanno in giro con magliette con la scritta
Oxford University ma io non ho mai visto un inglese con la maglietta
dell’Università di Udine. Bisogna educare la nuova civiltà, partendo dai
bambini, da zero, insegnando loro la fatica, la sofferenza, a guadagnare le
cose per apprezzarle. 
Perché i bambini non sono mica buoni, ma la colpa è dei
genitori. I bambini andrebbero tolti a certi genitori, subito, appena nati. La
miseria crea opere d’arte
come la solitudine, che dà piacere e non deve fare
paura. Oggi si comprano perfino le lauree. 
Ma chi dà la laurea ai buoni a nulla? Noi italiani siamo i tecnici del
cordolo, grandi fantasisti ma poi paga la gente. Noi dovremmo vivere di rendita
con le opere d’arte e i prodotti terra. E invece…

I politici: Dovrebbero superare un esame prima di
candidarsi, per vedere se sanno i congiuntivi, se hanno letto Dickens e se
sanno qualcosa di politica. Sono dei buoni a nulla e io sogno che, un giorno,
gli italiani non vadano più a votare.

La Vita: 
E’come una scultura. Il tempo che ci resta dobbiamo viverlo bene perché
una vita è un romanzo. C’è chi ha solo la copertina, chi ha 100 pagine. Ma
nessuna casa editrice fa la seconda ristampa. Chi può, deve vivere di
essenziale, stare con i figli. Cercare l’oggetto in più crea ansia. L’orologio
mi serve a misurare il tempo ma se è di valore mi crea problemi. La libertà è
non avere cose di valore. Togliendo apprezzi e gusti di più se togli. Meglio
non farsi domande perché danneggia la Vita, che accade e basta.

L’Amore: E’come una fisarmonica. Devi allontanare
altrimenti stanca. L’amore è un dono ma abbiamo dimenticato le parole dono e
perdono. La gente non si parla, non siamo buoni. La guerra siamo noi, con molte
eccezioni di bontà. Permalosità e invidia distruggono l’umanità.

Lettura: Leggere salva la vita. Grama quella casa
dove non entra mai un libro.  Leggere
crea uno stile. Non serve andare in India a meditare. Meglio entrare in un
libro.

Il rammarico: Il Friuli sta dimenticando
ignobilmente Carlo Sgorlon. 

Una cascata di pillole di saggezza dispensata da un
uomo di 67 anni, nato su un carretto in Trentino nel 1950, residente a Erto e
Casso, in provincia di Pordenone. 
Un’infanzia difficile la sua, dura, incisa da dispiaceri, vissuta con il
nonno di un metro e 96, la nonna e la zia sordomuta ma veri intellettuali
analfabeti che gli raccontavano storie e gli hanno insegnato tutto ciò che
sapevano.

Uomo di montagna, cacciatore, arrampicatore al
limite delle capacità umane,
Mauro Corona ha coltivato le espressioni
artistiche, manuali, letterarie. Racconta storie e le scrive.  Infatti, è autore di svariati libri, alcuni
dei quali bestseller.

Con “Noi siamo antichi come la terra ma giovani
come le stagioni”
ha salutato il pubblico che lo ha ringraziato con un
lunghissimo applauso e si è messo in coda per stringergli la mano.

                                                                                                         

SEDEGLIANO

POESIA e MUSICA, in memoria di
Plinio Clabassi, con PIETRO PITTARO ed ENZO DRIUSSI

Il  Teatro “P. Clabassi” ha visto
fiorire un pomeriggio  divertente tra
poesie tratte dal libro “I Piombi” 
recitate dal poeta Enzo Driussi e da Pietro Pittaro e l’operetta
“La serva padrona”, intepretata dal basso Eugenio Leggiadri Gallani,
dal soprano Vania Soldan, da Pier Delle Vigne col maestro accompagnatore
Rossella Fracaros.

L’inedita versione poetica di
questo concerto è stata molto apprezzata, grazie alle due voci recitanti che,
con deliziosa verve e padronanza del palco, hanno entusiasmato il pubblico
portandolo dentro il locale caratteristico di Udine, i Piombi. Enzo Driussi,
autore e interprete di canzoni e poesie, Pietro Pittaro discendente da una
famiglia di vignaioli con ben 4 secoli di storia.
Egli, legato da profonda amicizia
a Plinio, ha voluto dedicargli questo spettacolo. I Piombi esistono ancora ma
non nello stesso luogo né con i personaggi decantati nel libro, da molti
definito “La divina commedia” friulana,  scritti forse dallo storico Romeo Battistig,
il patriota ucciso sul ponte di Sagrado durante la 1°grande guerra.

I Piombi, infatti, sono
l’espressione fra le più genuine di Udine e di tutto il Friuli nell’amore che
portano alle loro osterie sopravvissute all’arroganza delle pizzerie e nelle
quali, a volte e sempre meno spesso, l’atmosfera de I Piombi riscalda tuttora
cuori, sentimenti e il grande orgoglio di essere friulani.

Pietro Pittaro ha interpretato
anche Capitan Tempesta nel celebre intermezzo buffo di Pergolesi: LA SERVA
PADRONA. Un ricco e attempato signore di nome Uberto ha al suo servizio la
giovane e furba Serpina che, con il suo carattere prepotente, approfitta della
bontà del suo padrone e trama per farsi sposare da lui. 
Per farlo ingelosire,
Serpina gli dice di aver trovato marito, che in realtà è il servo Vespone
travestito da Capitan tempesta. Serpina chiede a Uberto una dote di 4000 scudi.
Uberto, pur di non pagare, la sposerà e Serpina da serva diventa finalmente
padrona.

Il pomeriggio poetico-musicale è
stato promosso dall’associazione Amici del Teatro “Plinio Clabassi”,
presieduta dalla signora GIANNA, in sinergia con il Comune di Sedegliano e il
Club Unesco di Udine, ricordando naturalmente il grande Plinio e  Suor Amelia Cimolino.
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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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