CORONAVIRUS FASE 2: ESCO o non ESCO? - Pierina Gallina news

CORONAVIRUS FASE 2:  ESCO o non ESCO?

CORONAVIRUS FASE 2: ESCO o non ESCO?

Superato il tempo dell’isolamento, abbiamo ritrovato la nostra libertà, o quasi. Dovremmo esserne contenti eppure tutti sentiamo la mancanza di certezze, dei nostri punti fermi. Paroloni e direttive dall’alto vengono cambiate come mentine nella scatola di metallo. Fase 1, fase 2, forse 3, forse si tornerà indietro, forse ricomparirà il virus, forse c’è ancora e noi non ce ne accorgiamo… c’è di che perdersi tra i meandri delle mancate sicurezze. Ieri, domenica, ho assistito a una scena che ha dell’incredibile. Una famiglia, padre, madre, due bambini, tutti diligenti con la mascherina addosso, stavano andando alla prima messa dopo due mesi, camminando vicini. Una coppia di anziani camminava verso di loro e, d’un tratto, ha inveito contro la famiglia urlando: «Siete troppo vicini». «Ma siamo una famiglia!» «E chi ce lo dice?» Tutto questo nella mia tranquilla cittadina friulana, Covid free tra l’altro. In questo clima di paura per qualcuno e di libertà per qualcun altro…ecco la tanto attesa FASE 2. Si sta riaprendo quasi tutto, a parte il turismo, le frontiere, la possibilità di andare in un’altra regione, eppure sembra di stare in un mondo già visto, con atteggiamenti di ordinaria maleducazione, che mostrano quanto velocemente la gente dimentichi. Tutti a parlare di politica, cassa integrazione, scuola dell’assurdo, lavoro come chimera e, allo stesso tempo, tutti negli stessi luoghi, ad affollare bar e centri commerciali, con mascherina sì e no. Ciò dimostra che nulla è cambiato, che la gente è la stessa di prima, che non basta una pandemia e due mesi di quarantena per far cambiare chi “dimentica in fretta”. Già, sembra che noi esseri umani abbiamo il vizio di dimenticare. Chissà perché poi. Per debolezza o per troppa sicurezza? Che ci sia la voglia di normalità è giusto, ma due mesi di reclusione potrebbero essere sufficienti per migliorarci rispetto al consolidato. Ora c’è il rischio di uccidere il FUTURO oltre alle persone, anche senza essere attanagliati dalla paura per qualcosa di microscopico, capace di oltrepassare la trama delle mascherine, che si fa un baffo delle differenze sociali o di pelle e sembra essere ghiotto di anziani. È proprio lui, il VIRUS,a dirci che non siamo così forti e invincibili come a volte crediamo, perché lui potrebbe decidere le nostre sorti, senza rumore, senza grandi pubblicità. E non sarà il denaro a salvarci, ma solo la nostra etica comportamentale. Sono sotto gli occhi di molti le mascherine e i guanti abbandonati anche sulle strade o dove capita, giusto per inquinare ancora di più il nostro martoriato pianeta. Siamo alla Fase 2, abbiamo rivisto parenti e fidanzati, sono ricominciati gli incidenti, le sirene urlano sulle strade, le città straripano di suoni, fumi, odori e le birre vengono bevute a canna, spalla a spalla. Quasi tutto ciò che mancava così tanto in questi due mesi di quarantena è tornato eppure sembra non essere più così prezioso. Sembra che tutto si sia risolto in uno scampato pericolo. Si può uscire, camminare, andare quasi ovunque, pur con il divieto di abbracciare, dare la mano. Anche io sono felice di poter aprire la mia casa ai familiari e amici ma preferisco uscire solo per necessità. Ancora ho poca confidenza con la mascherina e ho poco chiaro quando sia obbligatorio indossarla e quando no. Quel che è peggio è che ci si abitua a non darsi la mano, a non abbracciarsi, ad abbassare lo sguardo, tanto sotto la mascherina “non vale la pena sorridere”, a schizzare via gli uni dagli altri come pulci di plastica come un pericolo da evitare, a pensare sia giusto snaturare scuola, vita, relazioni, professioni e, perfino, a confondere il significato di salute. Al mantra “ci riabbracceremo più forti di prima” comincio a crederci sempre meno, almeno finché temo di essere un pericolo per gli altri e temo che gli altri lo siano per me. Ecco, questa sensazione di timore mi rattrista, come il non riconoscere facilmente le persone cui, spesso, devo chiedere:« Chi sei?» Io voglio essere ottimista ma, purtroppo, mancano la sicurezza, la correttezza, la chiarezza, la serenità a iniziare da quella economica. Cosa accadrà?

Rispondo con “Lo scopriremo solo vivendo!”

Immagine in copertina: autore ENNIO MALISAN

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pierina gallina

Ho un nome e un cognome che non si dimenticano. Sono appassionata di scrittura, poesia, viaggi, libri e persone, in particolare bambini e saggi. Ho pubblicato cinque libri e sono una felice nonna di 7 nipoti, da 6 a 18 anni, mamma di tre splendide ragazze, e moglie di un solo marito da quasi 50 anni. Una vita da maestra e giornalista, sono attratta dalla felicità e dalla medianità, dallo studio della musica e degli angeli. Vi racconto di libri, bambini, nonni, viaggi, e del mio Friuli di mezzo, dove sono nata e sto di casa, con i suoi eventi e i suoi personaggi. Io continuo a scrivere perchè mi piace troppo. Spero di incontrarti tra i fatti e le parole. A rileggerci allora...

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FRANCO

La vita continua, forse con più fiducia nel prossimo.

25 Maggio 2020

pierina gallina

sarebbe bellissimo crederci. parola di ottimista! Grazie per il tuo commento

25 Maggio 2020
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